No, per me fascismo e comunismo italiano non sono la stessa cosa

“Avanzare al Governo la richiesta di perseguire penalmente con pene severe chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito Comunista”.

Recita così il documento approvato dal Comune di Soragna, città nella provincia parmense, che dà seguito alla proposta del gruppo in consiglio comunale, targato Lega Nord, sulla mozione per la “Messa al bando dell’ideologia comunista”.
La proposta, fatta anche per il Comune di Parma dai consiglieri delle stesse fila, è stata poi ritirata: un salvataggio in calcio d’angolo degno del miglior portiere.
A ben vedere, la brillante idea, venuta ad una delle tante menti che riempiono le fila degli uomini dal fazzolettino verde, non fa altro che tentare di porre sullo stesso piano due cose che, secondo la storia d’Italia, sono molto diverse.

No, per me fascismo e comunismo italiano non sono affatto la stessa cosa.
Per me Sandro Pertini non era come Mussolini. Per me Luigi Longo non era come Mussolini.

Sandro Pertini, partigiano, ancor prima che presidente della Repubblica Italiana.

Sandro Pertini, partigiano, ancor prima che presidente della Repubblica Italiana.

 

 

 

 

 

 

“Eh ma i gulag…” cominceranno i destrorsi; “Eh ma il generale Tito…” accompagneranno i leghisti; “Eh ma le foibe…” insorgeranno con veemenza ed arrossita protesta i filofascisti.

Ci avete mai fatto caso? Quando i fascisti devono difendere Mussolini cosa fanno? Attaccano i comunisti. È il più semplice ed immediato meccanismo di difesa che ci sia. Tu mi accusi di aver fatto questo, ed io per difendermi, invece che argomentare ti attacco. E lo faccio con argomentazioni sbagliate.

È indubbia una realtà storica che ha spesso annullato le distanze tra il Pci ed il Pcus, momenti della storia durante i quali al rosso dei valori è stato anteposto il rosso del sangue versato dalle falci e dai martelli, prima che maturasse il vero distacco. Ma questo è altro rispetto alle trame fasciste.
Sì, i gulag, il generale Tito, le foibe: ma senza venire qui a dipanare dubbi sull’argomento, alla ricerca di verità storiche complicate e difficili, il Partito Comunista Italiano non è stato solo quello. Il Partito Comunista Italiano è portatore di una memoria storica che non esito a definire necessaria, di cui non ci si può e non ci si deve privare. Il Partito Comunista Italiano ha fatto metà della nostra italianità. Sarebbe come privarci della lingua italiana, seppure in ogni sua singolare quanto bella declinazione.
E non sono io, ma è “madame storia” a dirlo, prendendo in prestito un’espressione da un noto film.
Il comunismo italiano non è per nulla uguale al fascismo.

Forse i neofascisti o gli stessi leghisti non lo dicono (o magari non lo sanno), però il primo gennaio 2018 festeggeremo i 70 anni della nostra bellissima Costituzione.
E la nostra costituzione che cos’è se non un manifesto prima di tutto antifascista? Cos’è se non la denuncia di quello che è stato i il più grande male italiano dello scorso secolo? Cos’è se non il volere di tante anime e pensieri differenti che però tutti assieme erano concordi nel dire che quelle camicie nere avevano portato la morte di migliaia di italiani? Quanti comunisti italiani sono stati la Resistenza? Cosa saremmo noi oggi se non ci fosse stata la resistenza?
Nulla. È presto detto. Saremmo solo una nazione che non ha avuto il coraggio di cacciare un matto e tutto ciò che di cattivo ha portato con sé.
Forse, ogni tanto, bisognerebbe ricordarlo ai leghisti.
Ma la storia non si è fermata lì.
Era il 1973: mio padre aveva 6 anni, mia mamma 5; i Pink Floyd pubblicano il loro album “The dark side of the moon”; Martin Cooper effettua la prima telefonata con un cellulare e in America scoppia il caso Watergate, il più grande scandalo giornalistico della storia. Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, è vittima di un falso incidente automobilistico (come rivela nel 1991 a Panorama Emanuele Mancuso, parlamentare del Pd ed ex dirigente del Pci) mentre era in Bulgaria a rivendicare l’indipendenza dal Partito Comunista sovietico, per far spazio a ciò che storicamente si definisce Eurocomunismo.

Enrico Berlinguer, segretario del Pci dal 1972 al 1984

Enrico Berlinguer, segretario del Pci dal 1972 al 1984

 

 

 

E Berlinguer l’aveva capito. Lui era perfettamente consapevole delle colpe e delle responsabilità che il Pci di Togliatti (e non solo quello) aveva avuto su eventi storici devastanti e corrosivi dell’umanità: ecco perché scelse la via della separazione.
No, il comunismo italiano non è affatto uguale al fascismo. Il comunismo di Berlinguer era un comunismo che metteva prima di tutto i valori, gli ideali, era un comunismo che “credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri”, citando Gaber.
Il fascismo no.

 

Il fascismo ha fatto sì che migliaia di italiani fossero trasportati nei campi di concentramento non solo per la follia di un uomo, ma anche per la mancanza di spina dorsale di un altro, uno che “vincere e vinceremo” lo diceva più per prendere coraggio e convincere se stesso che per altro.

No, il fascismo ed il comunismo italiano non sono affatto la stessa cosa, e dire di voler rimuovere i simboli del comunismo, per portarli alla stessa stregua di quelli fascisti non vuol dire solo rinnegare la memoria di uomini come Berlinguer, che facevano della lotta a favore dei più deboli il loro “slancio” quotidiano, ma soprattutto vuol dire negare le vite di quegli ebrei italiani morti ammazzati che, fondamentalmente, non avevano colpe se non quelle di essere nate nello stato sbagliato.
Colpa che accomuna anche noi. Però, per fortuna, il massimo supplizio a cui noi dobbiamo stare è quello di dover ascoltare ammirati il parere di un leghista.

P.S. Nel caso vi interessasse avere un parere differente sull’argomento, vi consiglio l’editoriale di questa settimana su parmateneo.it scritto dalla bravissima collega Vittoria Fonzo.

di Pasquale Ancona

 

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