Piazza Fontana. Quarantotto anni senza un colpevole

Il 12 dicembre 1969 una bomba esplode a Milano in piazza Fontana, nella Banca Nazionale dell’Agricoltura. 17 morti e 89 feriti.
Ancora una volta gli italiani si trovano di fronte ad un bagno di sangue. Questa volta però è diverso, il sangue versato non è quello della prima guerra di mafia avvenuta l’anno precedente e neppure quello delle lotte studentesche. Questo è il sangue di uomini e donne inconsapevoli, la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Sono le 16.37 quando sette chili di tritolo esplodono. Quale mano abbia acceso la miccia della ‘madre di tutte le stragi’ ancora non si sa.
Dopo l’esplosione, alla ricerca spasmodica di un colpevole, furono accusati gli anarchici. Forse perché rappresentavano, nel senso comune, un pericolo, come una cellula incontrollabile dall’Italia che la rivoluzione non voleva farla. A scontare le accuse, rivelatesi infondate, furono Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, che vola dalla finestra della questura di Milano, Pietro Valpreda ballerino anarchico, arrestato per accertamenti sull’esplosione e trattenuto in carcere per diciotto anni.
Furono indagati in tanti, chiunque potesse avere legami, dichiarati o presunti, con la strage.
Le indagini proseguono a rilento tra dieci processi, depistaggi, fughe all’estero degli imputati, arresti e assoluzioni e oggi, dopo quarantotto anni, non abbiamo condannato un responsabile.
Nell’ultima fase dell’ultimo processo, nel 2005, la Cassazione determina che la strage di piazza Fontana fu realizzata dalla cellula eversiva di Ordine Nuovo, un movimento politico neofascista, capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura, i quali, essendo stati assolti con sentenza definitiva nel 1987, non erano più processabili.
“Il percorso della verità va perseguito per giungere a un traguardo atteso dai familiari e da tutti gli italiani- dichiara il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 48° anniversario della strage- il tempo trascorso non può ridimensionare la profondità delle ferite e la portata dell’attacco rivolto alle istituzioni” continua poi ricordando che “l’attentato di piazza Fontana segnò l’inizio di una terribile catena di sangue e di terrore, condizionando la stessa vita democratica e costringendo il Paese a piangere per alte, assai numerose, vite spezzate”.
Il tempo scorre inesorabile e sono sempre meno coloro che ricordano quel maledetto 12 dicembre. Nessuno ricorda il boato dell’esplosione, le urla, il terrore. Nessuno ricorda la polvere e la nuvola grigia che invasero piazza Fontana. Nessuno ricorda l’attesa, il tempo trascorso ad aspettare di scoprire se tra le vittime ci fosse un proprio caro. Nessuno ricorda le macerie ritratte su tutte le prime pagine dei quotidiani. Nessuno ricorda il dolore dei feriti.
Nessuno ricorda i morti: Giovanni Arnoldi, Giulio China, Eugenio Corsini, Pietro Dendena, Carlo Gaiani, Calogero Gaiani, Carlo Garavaglia, Paolo Gerli, Luigi Meloni, Vittorio Mocchi, Gerolamo Papetti, Mario Pasi, Carlo Perego, Oreste Sangalli, Angelo Scaglia, Carlo Silva, Attilio Valà. Per non dimenticare.

da Corriere della Sera

da Corriere della Sera

di Cinzia Di Salvo

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