Addio mezze stagioni, a Parma fa sempre più caldo: parlano gli esperti

CALDO RECORD AD OTTOBRE: 2,1 GRADI IN PIU' DELLA NORMA. COLDIRETTI: PIANTE INDIFESE

Meteo ottobre 2014Schizza alle stelle il termometro del mese di ottobre 2014, confermandolo il più caldo degli ultimi 134 anni. Secondo i dati riportati dalla Nasa la temperatura ha superato di 1,4 C° la media di ottobre tra 1951 e il 1980, battendo anche il 2010 che da quattro anni detiene il record dell’anno più caldo dal 1880.

In realtà anche aprile, maggio e giugno hanno registrato un aumento termico ponendo il 2014 al terzo posto nella classifica degli anni più caldi di sempre.  L’estate, invece, si è rivelata piovosa e di circa 1 C° più fredda della media. Confrontata con il trentennio 1981-2010, i valori sono stati inferiori in tutta la Penisola (con la sola eccezione della Sardegna) e le precipitazioni circa il doppio rispetto alla media in gran parte del centro-nord.

 

CALDO DA RECORD ANCHE A PARMA? – Davide Frati, uno dei fondatori e dei previsori del sito www.meteoparma.com, e Paolo Fantini, tecnico dell’Osservatorio Meteo di Parma, sono concordi nell’affermare che il bimestre ottobre-novembre abbia registrato anche nel parmense un’anomalia termica positiva. “Ottobre, con una media di 16,9 C° -afferma Fantini- è superiore alla norma climatologica di 2,1 C°: valore che colloca il mese al secondo posto nella serie storica cittadina dopo il 2001. Novembre invece batte il 1926 posizionandosi primo con un aumento di ben 3,9 C°“.
Gli ultimi decenni, come spiega Frati, sono contraddistinti da un progressivo aumento delle temperature, in tutto il mondo con cadenza particolare sul continente europeo: “Non si può prevenire la tendenza sul futuro; alcuni ritengono che le temperature saliranno ancora, altri sostengono un calo determinato dalla fase calante dell’attività solare”. D’altronde anche l’estate è stata anomala: Fantini denota come temperature così basse (inferiori di 0,5 C°) nei mesi estivi non si rilevassero dal 1997, quando la media era di 24 C°.

Tra le cause del riscaldamento globale, la teoria più accreditata è quella proposta dagli scienziati dell’Onu: l’accumulo nell’atmosfera di biossido di carbonio (CO2), causato dalle emissioni antropiche, come la combustione di petrolio e carbone. Il CO2 trattiene la radiazione solare riemessa dalla terra verso lo spazio, portando un aumento della temperatura. Su quest’ipotesi, Davide Frati, analizza quanto accaduto nel parmense, anche in merito alle forti piogge di questi mesi: “Le elevate temperature autunnali sono provocate anche dall’afflusso persistente di correnti umide e miti dal Mediterraneo, che hanno trasportato nelle nostre zone perturbazioni ed eventi alluvionali. La piovosità maggiore è uno degli effetti più tangibili nell’ultima stagione, dove sono mancati afflussi di correnti fredde che avrebbero portato ad un più equilibrato allineamento delle medie stagionali”. “In città le precipitazioni del mese di ottobre -precisa Fantini- sono risultate inferiori alla norma del 17%; però i 300 mm di pioggia caduti sul crinale della Val Baganza in poche ore hanno portato alla disastrosa piena del Baganza del 13 ottobre”.

Attualmente la previsione meteorologica a livello stagionale sta facendo progressi, ma è ancora del tutto sperimentale e permette di delineare soltanto le linee di tendenza. “In merito alla prossima stagione invernale – ci rivela Frati – alcuni fattori fanno pensare ad un ‘normalità climatologica, ma l’andamento meteo dell’ultimo periodo ci insegna che ci sono fattori che non sono prevedibili, se non a brevi scadenze”. Non dimentichiamoci che il territorio padano, stretto tra le Alpi e i mari, è tra i più complessi su cui formulare previsioni.

 

PROBLEMI ANCHE PER L’AGRICOLTURA – C’è un antico detto secondo il quale il contadino, quando la sera va in casa, lascia tutti i suoi averi fuori e per quanto chiuda la porta, nessun ladro potrà mai portagli via il valore dei suoi campi. La colonnina di mercurio alle stelle, con gradi che nei primi mesi autunnali hanno segnato temperature superiori alla norma, ha portato a conseguenze anche su animali e piante. L’attenta analisi di Coldiretti – relativa allo scorso ottobre – ha rilevato che, ad esempio, a causa del caldo le piante non sono entrate nella fase di riposo vegetativo caratteristico della stagione, mantenendo ancora le foglie. A preoccupare ora è l’arrivo brusco del freddo che potrebbe trovare le piante impreparate a difendersi, con pesanti effetti sui raccolti. Gli animali L'ottobre più caldohanno ritardato il loro consueto letargo e si è verificata una presenza insolita di mosche e altri parassiti, che rimanendo in vita aiutati dal clima, attaccano più facilmente le colture. Numerosi problemi si sono riscontrati anche nella coltivazione di erba medica, praticata prevalentemente in Emilia Romagna e utilizzata in gran parte come foraggio per bovini. Le temperature miti di ottobre hanno, infatti, portato ad una crescita dei prati di circa il 20/30% superiore alle medie stagionali: niente di male fin qui, se non fosse che il passaggio all’ora solare non permette l’essicazione del fieno e di conseguenza il raccolto non può essere utilizzato, perché troppo umido. In tutto ciò a peggiorare la situazione è arrivata nelle nostre zone l’alluvione: la forza dell’acqua ha letteralmente coricato l’erba sul terreno, andando a formare un tappeto che, con l’arrivo delle prime nevi, potrebbe portare anche alla morte del prato seminato. Con questa stagione, gli agricoltori sono più preoccupati che mai.

Allo stesso tempo, però, occorre considerare la responsabilità dell’uomo in relazione agli effetti del cambiamento climatico, come osserva il prof. Antonio Bodini, docente di Valutazione impatto ambientale e valutazione ambientale delle risorse al Dipartimento di Bioscienze dell’Università. Pertanto, è preferibile un’opera lungimirante di manutenzione dei letti fluviali come prevenzione e non come riparazione dei disastri ambientali; ma soprattutto i danni che la cementificazione, più o meno abusiva, contribuisce a provocare quando restringe l’alveo del corso d’acqua.

 

DIRITTO E CLIMA – Il concetto di responsabilità è ben più ampio della contingenza quotidiana: questo emerge dalla conferenza ‘Il Diritto di fronte ai cambiamenti climatici’ tenuta da Antonio D’Aloia, docente di Diritto costituzionale e di Biodiritto all’Università di Parma, nella rassegna ‘UniForCity’. Il rapporto tra l’azione dell’uomo, spesso dettata da leggi economiche, e le sue ripercussioni a breve o a lungo termine sull’ambiente hanno portato a una nuova prospettiva del diritto internazionale. Il diritto deve dare risposte che coinvolgano non solo il presente e non solo uno stato, ma ampliare il proprio raggio di azione sia nel tempo che nello spazio, almeno quanto i rapporti economici tra gli stati mettono a rischio i soggetti da tutelare: la sopravvivenza, i diritti dell’uomo, l’ambiente. Lo status di ‘rifugiato climatico‘, secondo i report Ipcc è una realtà comparabile per numeri e gravità alle altre cause di migrazione; vista la posta in gioco il senso comune porterebbe a pensare che ci sarà una risposta netta, un sistema che da un lato ha i movimenti sociali che prendono consapevolezza verso la sostenibilità ambientale, dall’altro lo strumento vincolante e super partes del diritto internazionale.

 

COSA POSSIAMO FARE PER RALLENTARE IL PROCESSO – Come ci ricorda il fondatore di Meteoparma, “l’uomo è tra le cause dell’aumento termico, ma sicuramente non è l’unica. Diciamo che l’uomo ha dato una spinta ad una tendenza che si sarebbe comunque verificata per cause naturali”.

Per rallentare questo processo pensiamo che si possa fare molto, soprattutto se lo si fa tutti. Il nostro contributo può cominciare dai consumi, attraverso un’ attenta valutazione di alcuni fattori: la distanza di provenienza dei prodotti (i mezzi su gomma sono responsabili del 10-11% delle emissioni globali dei gas serra, mentre il trasporto aereo, marittimo e su rotaia è globalmente inferiore al 10%); il tipo di imballaggio, a volte superfluo, esagerato o non riciclabile e la riduzione dell’inquinamento possibile grazie all’utilizzo dei mezzi pubblici, della bicicletta o direttamente delle nostre gambe per gli spostamenti.  Si può inoltre risparmiare energia con piccole attenzioni quotidiane quali spegnere sempre le luci se non se ne ha assoluto bisogno, non tenere le temperature delle nostre abitazioni troppo calde in inverno e troppo fresche d’estate, non lasciare le apparecchiature elettriche in stand-by.

Al Gore, vicepresidente Usa durante la presidenza Clinton, nel suo film-documentario ‘Una scomoda verità’ sul problema mondiale del global warming , illustra le probabili conseguenze del riscaldamento del pianeta se non si interverrà immediatamente, e a livello planetario, per ridurre le emissioni di gas serra, e aggiunge: “Come esseri umani siamo portati a confondere ciò che non ha precedenti con l’improbabile. Se qualcosa non è mai accaduto prima, nella nostra esperienza quotidiana generalmente ci tranquillizza pensare che non possa accadere nel futuro, ma le eccezioni ci possono uccidere, e il cambiamento climatico è una di quelle eccezioni”.

 

di Valentina Bocchi, Mariasilvia Como, Chiara Corradi, Danio Rossi

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