Arte proiettata, folla assicurata: ma l’originale?

LE NUOVE MOSTRE AD “IMMERSIONE”

Mostra su Marc Chagall

Mostra su Marc Chagall

Da qualche anno nel mondo delle mostre d’arte personali è stato introdotto un nuovo concept: l’esperienza immersiva. L’idea è proporre un viaggio alla scoperta di un grande artista della storia dell’arte presentando una collazione delle sue opere più famose in un formato multimediale che combina spettacolo, musica e tecnologia. In grandi spazi – saloni, ville, basiliche – le opere vengono proposte in un gioco di proiezioni da una rete di dispositivi su pareti, pavimenti, pannelli, specchi e tendaggi. Questa nuova proposta museografica inoltre combina all’esperienza visiva quella uditiva: ad ogni sequenza di opere, proiettate in successione senza distinzione tra tela e tela, è abbinata una colonna sonora. La curatoria non riguarda insomma solo le opere, ma anche la relazione tra periodo artistico e brano musicale che ne accompagna la fruizione.

Mostra su Marc Chagall

Mostra su Marc Chagall

In Italia sono state proposte mostre immersive su Vincent Van Gogh, prima a Firenze e ora a Napoli fino a febbraio 2018; su Caravaggio, a Roma e fino a poche settimane fa a Torino; su Marc Chagall, attualmente a Milano fino a gennaio 2018. Vengono definite ‘mostre-spettacolo’, vere e proprie immersioni sinestetiche nel mondo dell’artista.

Questo nuovo approccio alle opere non statico, ma in divenire, una sorta di cinema visionario d’essai, scandisce chiaramente l’evoluzione dello stile e dei temi di un autore, proponendo allo spettatore una panoramica a tutto tondo sulla sua produzione. Denota anche grande responsabilità critica nella scelta espositiva, che va oltre la tradizionale installazione, per proporre un abbinamento personalissimo di immagini e musica. Il visitatore è toccato in maniera più empatica rispetto ad una fruizione classica dell’opera – per la quale la conoscenza dell’autore è importante – e viene cullato dolcemente nel suo universo, appunto immerso. Lo spettro di pubblico si amplia ai non esperti e anche ai bambini e, non essendo le opere presenti, si annullano costi e rischi di trasporto e può essere proposto un numero molto più grande di quadri, fisicamente impossibile da raggruppare.

Mostra su Marc Chagall

Mostra su Marc Chagall

Molti sono insomma i punti a favore di questa nuova proposta museografica, ma più sostanziali sono quelli contrari. Primo fra tutti la delusione del non vedere un quadro dal vivo: la bellezza di una mostra di quadri è qualcosa che non potrà mai essere sostituita da un mezzo digitale. L’impossibilità di godere dell’opera originale, di ammirare le pennellate, di scovarne i dettagli, diventa vera e propria frustrazione ritrovandosi spettatori passivi di una sequenza, esteticamente impeccabile, ma effettivamente mediata, mediatica. Se poi non si ha una minima conoscenza dell’autore il rischio di riceverne una visione distorta è certo: il limite del singolo quadro non esiste, le opere si susseguono sovrapponendosi e dialogando tra loro; l’unica scansione è data dalla musica. Le potenzialità didattiche sono sicuramente interessanti, ma solo alcuni autori –in cui l’uso del colore è predominante, l’apparato scenografico coinvolgente…– si prestano a questo tipo di mostra-spettacolo. E se il tratto fondamentale è la pennellata, si pensi agli impressionisti, il non percepirla è totalmente ridicolo.

Mostra su Marc Chagall

Mostra su Marc Chagall

Il bilancio dunque è negativo: una mostra del genere implica una serie di scelte fondamentali che precludono l’esperienza espositiva nella sua essenza. La potenzialità forse massima di questa esperienza visiva potrebbe essere quella di impiegarla per mostrare i grandi affreschi, non sempre ben visibili, sia per la distanza che per il poco tempo a disposizione, come Giotto alla Cappella degli Scrovegni o Michelangelo alla Cappella Sistina.

Mostra su Marc Chagall

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La mostra-spettacolo ben si addice al binomio multimedialità-rapidità del mondo che ci circonda: non sarebbe potuta nascere se non nell’era dell’istantocrazia e dell’apparenza che suggestionano, ma non lasciano traccia. Si raggiunge un piano meta artistico rimandando alle installazioni della Biennale di Venezia: la forma è quella dell’opera d’arte contemporanea, ma il contenuto è arte tradizionale, che non deve essere interpretata poiché già gode di tale status. Il successo per il visitatore occasionale è assicurato; la mostra immersiva permette un approccio diverso ai grandi autori, ha il merito di avvicinare un pubblico più ampio. Ma delude immancabilmente gli addetti ai lavori e gli amanti dell’arte che, pur in minoranza, sono i più desiderosi di fruire un’esposizione appagante e stimolante: una mostra in cui le opere d’arte originali invitano a tirare un sospiro di sollievo per qualche ora, in cui gli orrori del mondo sono oscurati da fragili istanti di vera bellezza.

Di Duna Viezzoli

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