Da Gesù a Matilde di Canossa

PRESEPE VIVENTE TRA LE MURA DEL CASTELLO DI CARPINETI

 

C’è posto per la notte” è il titolo della rappresentazione vivente del Presepe che si è svolto domenica 17 dicembre nell’incantevole sito archeologico del Castello di Carpineti, piccolo comune dell’Appennino Reggiano, a cura del Gruppo Storico Folkloristico Il Melograno.

Un centinaio di figuranti hanno ricreato, tra le mura in pietra del vecchio maniero, scene di vita comune dell’Anno Domini 0.

Abbiamo intervistato il Presidente dell’Associazione, Severino Marazzi.

Cos’ha di particolare questo Presepe Vivente rispetto a tanti altri, programmati in questo periodo natalizio?

Innanzitutto il numero di figuranti che hanno preso parte alla rappresentazione, circa un centinaio, un ottimo numero se si considera la realtà montana della quale la nostra Associazione fa parte ed il contesto.

Cosa intende per contesto?

Il Castello di Carpineti, come buona parte dei castelli matildici, era un Castello difensivo. La sua inaccessibilità è stata per centinaia di anni il suo punto di forza. Dai Canossa all’Amorotto, fino ai gruppi partigiani della seconda guerra mondiale.

Raggiungerlo quindi non è mai stato troppo agevole. Il Castello è posizionato sulla cima del Monte Antognano e raggiungibile tramite un breve sentiero acciottolato. Questo può rendere difficoltoso il suo raggiungimento, ma chi è venuto è stato ripagato dalla suggestività del luogo, assolutamente irriproducibile altrove.

Ci può dire qualcosa di più in merito al titolo che avete scelto per la vostra rappresentazione. “C’è posto per la notte?”

C’è posto per la notte?” è la domanda che Giuseppe ha ripetuto ad ogni albergo, locanda e rifugio che ha trovato sul suo cammino.

E’ la domanda che il nostro protagonista Massimo Mercati ha rivolto a tutti coloro che incontrava, cercando un posto dove la sua Maria, Mariarosa Bonacini, in groppa all’asinello, potesse finalmente riposare.

Facendo un discorso molto più ampio dobbiamo riconoscere che sono ancora tanti, nell’anno 2017 che ora volge al termine, che cercano un posto. Per l’immediato, per la notte, spesso anche per la vita.

Il pubblico ha quindi apprezzato?

Non dovrei essere io a rispondere a questa domanda ma il numeroso pubblico presente. Certo ci sono giunti numerosi commenti positivi sull’iniziativa e sulla location in generale.

Il Castello di Carpineti è, mi scusi il termine, poco più che un rudere se paragonato a castelli ancora praticamente intatti come il Castello di Torrechiara, per fare un esempio.

Il Castello di Torrechiara è unico nel suo genere ed irripetibile. Ha certamente delle potenzialità che l’attuale gestione, con il quale abbiamo avuto il piacere di condividere alcune riflessioni in tema, sta assolutamente evidenziando e mettendo a frutto.

Il Castello di Carpineti è un’altra cosa, certo, ma non lo definirei semplicemente un rudere. Noi del Gruppo Storico Folkloristico Il Melograno ci vediamo molto di più. Tra le mura di cinta c’è un’energia particolare e assolutamente unica. Ogni Castello ha la sua particolarità ed unicità e non è paragonabile ad altri.

Lei è quindi convinto che la manifestazione di domenica possa essere stata un traino per la valorizzazione del territorio?

La valorizzazione di un territorio difficile come quello del nostro appennino tosco-emiliano passa anche da queste piccole cose.

Guardi, domenica scorsa abbiamo portato dentro le mura di questo Castello più di 700 persone in poco più di tre ore.

Mi dica lei se questa non è valorizzazione del territorio, noi pensiamo di sì.

di Rita Bacchi Pessina

Castello di Carpineti La Chiesa del Castello Gli zampognari La casa delle donne Maria e Giuseppe Mercato

 

 

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