Rap o Trap?

DI COSA SI TRATTA? CHE INFLUENZA HA LA MUSICA SULLA SOCIETÀ?

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Jazz, Rock, Blues, Pop, Reggae, Techno. Il mondo della musica è un calderone sempre fumante, un panorama in continuo mutamento. Ultimamente, sul web ma non solo, sta spopolando un nuovo genere musicale: la Trap. Dopo essere partito in sordina, infatti, questo “sottogenere” ha iniziato a farsi un nome, scalando numerose classifiche musicali e imponendosi come una delle nuove tendenze del momento. La Trap è diventata così famosa che molti hanno già iniziato a paragonarla al suo ben più noto cugino, il Rap. Francamente, credo che un fan di quest’ultimo la troverebbe una vera e propria blasfemia. I due generi sono dissimili sia sul livello prettamente musicale, sia per quanto riguarda i contenuti. Per non parlare della loro diversa storia e del diverso impatto che hanno sulla società globale. Mi propongo dunque di fare un confronto tra i due generi, cercando di dimostrare che la Trap non deriva dal Rap, non è un’evoluzione del Rap, non ha niente a che fare col Rap e, in generale, con la cultura Hip Hop.
La Trap, parola che in inglese significa “trappola”, è un genere che nasce a inizio anni ’90, nel sud degli Stati Uniti, in particolare ad Atlanta. Il nome, oltre ad alludere a un qualcosa di insidioso, è collegabile anche al termine “Trap House”, che in slang definisce un appartamento abbandonato dove gli spacciatori gestiscono i propri traffici. Questa musica nasconde quindi un chiaro riferimento al mondo della droga, tant’è che Genius, uno spacciatore afroamericano di Atlanta, l’ha definita “una musica da bambini drogati”. Il termine Rap, invece, deriva dal verbo inglese “to rap”, ovvero chiacchierare in maniera informale. Detto anche MCing, insieme a DJing, Writing e B-Boying, è una delle quattro discipline della cultura Hip Hop che, originatasi dai canti religiosi afroamericani gospel e spiritual, si sviluppa nei primi anni ’70. Per essere più precisi l’Hip Hop nasce l’11 agosto 1973 in un palazzo al 1520 di Sedgwick Avenue, Brooklyn, luogo in cui DJ Kool Herc, un DJ locale, organizza la prima festa del genere. Molti, quando pensano alla nascita dell’Hip Hop, dicono: “It was something from nothing”, “qualcosa dal nulla”, proprio perché fu un’epifania, un’improvvisa esplosione musicale. DJ Kool Herc, il primo a campionare e separare le sezioni ritmiche di brani Funk, Reggae, Soul e Disco, diede vita a un fenomeno che sconvolse profondamente la società afroamericana del tempo, afflitta da scontri tra gang, droga e povertà. Successivamente, alla musica si accompagnarono gli MC’s, i maestri delle cerimonie, che cantavano in rima tentando di accendere il pubblico e di mettere in risalto il DJ, che in quegli anni era il re delle feste. Più tardi l’autorità del Disc Jockey verrà progressivamente spodestata dagli MC’s, che con la potenza dei loro testi sposteranno il centro dell’attenzione dalla musica alle rime e si avvicineranno di più ai cuori degli spettatori. Occorre sottolineare che la figura dell’MC non coincide con quella del Rapper. Sebbene entrambi utilizzino le rime per comunicare ed esprimersi, l’MC è un animale da palco, che nasce come agitatore delle masse e che quindi entra in contatto con esse. Il Rapper, invece, è una persona che, cantando in rima su una base Hip Hop, cerca di mettersi a nudo, come del resto un MC, senza tuttavia entrare in empatia col pubblico. Con ciò non voglio dire che la figura del Rapper sia negativa, ma solo che non raggiunge la stessa espressività dell’MC, nato appunto per interagire con la folla. Tornando al confronto, si può notare come, già dal punto di vista storico, sorgano le prime differenze. Il Rap ha avuto un vero e proprio sviluppo culturale, e si è presentato come una distrazione dalla difficile situazione dell’epoca, come possibile via di fuga dalla realtà. La Trap non ha radici altrettanto solide. Figlia del mondo della droga, infatti, questa nuova tendenza nasce come “trappola” per le nuove generazioni.
Anche musicalmente, i due generi non potrebbero essere più distanti. La Trap ha una struttura ritmica aggressiva, sincopatica, a tratti monotona, con bassi potenti, suoni elettronici e parti vocali cantate con auto-tune, un software per la manipolazione dell’audio. Il Rap, invece, si basa essenzialmente su due fattori: la capacità dell’MC d’intrattenere con le rime, e la bravura del DJ, che dalla sua postazione dirige il suono muovendo contemporaneamente due dischi, detti vinili. Il DJ è il direttore d’orchestra, l’MC o gli MC’s i suoi unici strumenti. La parte musicale della canzone Rap, detta “beat” o “strumentale”, consiste in una combinazione di campionamenti Funk, Disco, Jazz, Blues, che possono essere abbelliti dal DJ mediante lo “scratching”, tecnica inventata da DJ Grandmaster Flash che consiste nel muovere avanti e indietro uno dei due dischi, così da aggiungere un effetto ritmico di rumore alla musica prodotta. Tuttavia, senza i versi dell’MC, che racconta problemi sociali in rima, la base sarebbe solo un piacevole brano musicale.
E qui irrompono i contenuti, che rappresentano il vero punto di distacco tra i due generi. Il fulcro della musica Rap è l’abilità lirica, il testo, la parola. Non è un semplice genere musicale, ma uno strumento per interagire con la massa. Il fatto che i testi siano composti da versi, strofe e rime, poi, palesa il suo legame con la poesia, ritenuta il suo parente più prossimo. L’aspetto più importante, però, rimane il contenuto, ciò che Rappers ed MC’s comunicano. Molti criticano i contenuti delle loro canzoni perché troppo violenti, espliciti e volgari. Tuttavia il Rap nasce dalla strada, da ragazzi che conoscevano solo violenza, espressioni gergali e situazioni difficili, quindi è normale che la musica che ne scaturisce sia così cruda e diretta. Anzi, questo contribuisce ad accrescere il fascino di questo genere. A volte mi piace pensare al Rap come a una narrativa di strada scritta in forma poetica. È commovente che dei ragazzi di strada cerchino di sfogarsi con la musica, invece di delinquere e contribuire al degrado della società. Purtroppo, però, ci sarà sempre chi pensa che il Rap sia un genere privo di messaggio, e che quindi tratti solo di soldi, armi e droga.
Contrariamente all’opinione generale, credo invece che questa sia la direzione che sta prendendo chi ascolta la Trap. I suoi contenuti, infatti, sono scarni, superficiali e non sottendono alcun insegnamento o impressione. A sostegno di questa tesi riporto due esempi concreti: un estratto di una canzone Trap e un pezzo di un testo Rap, considerati dalla critica come dei veri e propri classici.
Il primo è tratto da “Trap House”, un pezzo del 2005 di Gucci Mane, uno dei maggiori esponenti del genere Trap.

Choppa on the floor, pistol on the couch \ hood rich so I never had a bank account \ junkies going in, junkies going out\ made a hundred thou, in my trap house

Che tradotto diventa: Mannaia sul pavimento, pistola sul divano \ sono un ricco del ghetto, quindi non ho mai avuto un conto in banca \ schifezze che entrano, schifezze che escono \ ne ho fatte a migliaia, nel mio appartamento

E’ evidente che, oltre ad avere una metrica essenziale con rime poco precise e elaborate, nel pezzo c’è una chiara allusione al mondo della droga e ai vantaggi che esso porta a una realtà difficile come quella dei “ghetti” americani. Viene dunque confermata la tesi di Genius, secondo cui la Trap è una “musica da bambini drogati”?
Passiamo all’analisi del secondo esempio, tratto da “Respiration”, singolo del 1999 dei Blackstar.

So much on my mind that i can’t recline\ blastin holes in the night till she bled sunshine\ breathe in, inhale vapors from bright stars that shine\ breathe out, weed smoke retrace the skyline\ heard the bass ride out like an ancient mating call\ I can’t take it y’all, I can feel the city breathing\ chest heaving, against the flesh of the evening\ sigh before we die like the last train leaving

Letteralmente: Ho così tante cose in testa che non riesco a sdraiarmi \ riempio di buchi la notte finchè non sanguina la luce del sole \ inspira, inala i vapori delle lucenti stelle che brillano \ espira, il fumo ripercorre l’orizzonte \ sento il basso echeggiare come un antico richiamo d’amore \ non lo sopporto più, riesco a sentire la città respirare \ il petto gonfiarsi, contro la carne della sera \ sospiriamo prima di morire come l’ultimo treno in partenza

Contrariamente a “Trap House”, qui vengono utilizzati termini ricercati, rime efficaci e melodiche, periodi lunghi e articolati, e figure retoriche come metafore e similitudini, che rendono chiaro il profondo legame che questo genere ha con la poesia. Stile a parte, però, è evidente che i contenuti sono nettamente più profondi. Il Rapper del verso, Mos Def, sta parlando delle sensazioni che gli suggerisce la notte e, in uno stato di fusione panica con l’ambiente circostante, riflette sulla vita ascoltando il respiro notturno della città. Sta interagendo con l’ascoltatore, gli spiega cosa prova con l’unico strumento che conosce: il Rap.
Tuttavia, non credo sia giusto fare di tutta l’erba un fascio. Sicuramente esistono artisti Trap che non parlano solo di droga, soldi o armi, così come esistono Rappers che, poco poeticamente, inneggiano alla violenza e alla vita criminale. Ciò nonostante, dal punto di vista dei contenuti e del modo in cui vengono espressi, tra Rap e Trap si apre un abisso. Per questo motivo, dopo aver appurato le differenze storiche, musicali e culturali dei due generi, sento di poter affermare che Rap e Trap sono due universi paralleli della stessa difficile realtà, e in quanto tali possiedono mezzi e obiettivi totalmente differenti. Si potrebbe quasi dire che, se col Rap le persone cercano di uscire dal “ghetto”, con la Trap tentano di rimanere intrappolate al suo interno.

Pier Paolo Polimeno

1 Commento su Rap o Trap?

  1. dario varin // 10 dicembre 2018 a 9:21 // Rispondi

    Bel lavoro, vivo e scritto bene

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