“La Guerra” dei Saldi

UNA REALTA' TUTT' ALTRO CHE A MISURA D'UOMO.

Corriere.it

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Musica ad alto volume, code infinite nei camerini: ci si cambia dove capita in negozio. Milano, mese di Gennaio, è tempo di Saldi. Sconti in percentuale ovunque, sulle vetrine, sui cartellini, sulle porte scorrevoli dei Negozi, qualche cartellino rimasto incollato alle suole delle scarpe di qualcuno arriva fino alla metro. Negozi affollatissimi, si scavalcano gli abiti caduti a terra, si cammina spalla a spalla tra le persone per passare da un area all’altra del negozio. Come ogni anno, si ripete la corsa al presunto affare. Il clima è un misto tra l’euforia e lo sconforto: la prima, per chi ha trovato quello che cercava, per cui probabilmente si è spostato dalla comoda realtà di provincia per arrivare fino alla capitale della moda e subito dopo, il sentimento di sconforto, che nasce non appena si è constatato che la propria taglia non c’è. Si cammina sospinti dalla Folla sotto i portici illuminati di Piazza Duomo e si varcano più o meno a casaccio i negozi. La situazione è la stessa ovunque.

luci Chi volesse allontanarsi o fuggire dalla furia del consumismo in questo periodo trova la mostra a Palazzo Reale di Caravaggio, il balzo sarebbe notevole, vorrebbe dire passare dal narcisismo del selfie al “narcisismo” scenico dei quadri di Caravaggio. Esperienza intellettuale e anticonformista se non fosse che la fila anche qui è lunghissima. Se solo ci si avvicina alla lunga coda davanti all’ingresso infatti, la maschera dice che non è garantito l’accesso nemmeno entro fine giornata, anche prenotando non è possibile trovare posto nell’arco di due settimane. Molte persone quindi a causa della fila, si sono bruciate anche la carta intellettuale con Caravaggio, oltre ad aver presto esaurito le energie per lo shopping a causa del caos, non rimane che mettere qualcosa nello stomaco per i consumatori. Anche in questo caso per magiare c’è fila ovunque. Il palazzo del noto aperitivo in piazza Duomo si articola su più piani, tutti affollatissimi. Al secondo piano c’è “il mercato”, organizzato pensando di portare lo Street food dento un locale arredato con complementi di arredo sofisticati nel design. File lunghissime in ognuno dei banchi “del mercato”. Alle tre di pomeriggio la fila è ancora tanta, i posti a sedere praticamente assenti. Tra la gente in coda, la lunga attesa unita alla fame, alimentano apparizioni mistiche fantozziane. Finalmente è il turno al banco del mercato, di shopping non se ne è fatto molto, Caravaggio molti non l’hanno potuto vedere, ma almeno hanno potuto gustare la focaccia con farina biologica di origine italiana in un formato moderno: tascabile. Alcuni alla farina biologica italiana hanno preferito attendere un uovo al tegamino, ma non un uovo qualunque, quello prodotto da galline allevate a terra; anche in questo caso il formato è molto moderno e innovativo di contrasto al prodotto tradizionale.

L’affollamento ha portato secondo i calcoli della Federmodamilano ad un + 5% nelle vendite rispetto alla scorsa stagione, un aumento che ha soddisfatto i commercianti milanesi. Osservare tale fenomeno di incremento in percentuale nei conti dei commercianti, assieme all’incremento del flusso di persone, cose, cibo, vestiti fa pensare a qualcosa che si avvicina ad una “Guerra”, in cui le fazioni sono l’universo delle cose che si moltiplicano e la Folla; la linea di trincea è la frenesia del consumismo. A giudicare dal +5%, è evidente che questa Guerra è persa in partenza dal consumatore. Vittima di campagne pubblicitarie a suon di Sconti, sospinto da questi in una realtà tutt’altro che a misura d’uomo, dove non trova più spazio nemmeno una formica, dove la voce del singolo si distingue chiaramente solo in piccoli biglietti appesi all’albero dei desideri della stazione, dove al massimo trova spazio qualcosa che può stare nelle nostre tasche.

terroni

Vanessa Benedetti

 

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