“Il giornale (forse) è morto, il giornalismo è più vivo che mai”.

L'INFORMAZIONE CULTURALE E' INESTIMABILE. UNA RISORSA CHE NON PASSERA' MAI DI MODA.

 

Consultando qualunque statistica appare evidente come negli ultimi vent’anni il numero di copie di quotidiani venduti sul territorio nazionale sia andato lentamente ma inesorabilmente diradandosi.

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Ai lettori 2.0 un consumo solo passivo della notizia non basta più. Nel 2018 si preferisce cercare ciò di cui si ha bisogno attraverso le piattaforme multimediali, che permettono di condividere, commentare, postare foto e video, dando al lettore l’impressione di divenire quasi lui stesso una fonte di informazione.

Per chi, come me, ha deciso di intraprendere il mestiere del giornalista questi sono dati che potrebbero portare a scoraggiarsi, e non di poco. Ma io sono nata con la rivoluzione tecnologica, potrei definirmici quasi figlia e di certo non intendo deporre le armi davanti a chi, quando rispondo che “da grande vorrei fare la giornalista”, mi guarda con dissenso e a tratti biasimo. Per ogni generazione c’è una sfida da vincere, la nostra sarà quella di trovare il modo di adattare “ai tempi” quello che sembra un mestiere in via d’estinzione.

Mi sembra doveroso precisare che contrariamente a quanto notoriamente ritenuto, il declino dei giornali precede e non segue l’avvento del web. In America prese avvio nella prima metà degli anni Settanta ed in Europa dieci anni dopo, in entrambi i casi ben prima del radicamento capillare di internet. Se ne conclude che la televisione ha ucciso più giornali di quanto non abbia fatto internet oggi. Sarebbe sicuramente ipocrisia negare che il web non abbia reso alle testate giornalistiche le cose più difficili, ma non è di certo riuscito a far crollare la domanda d’informazione. Ed è da qui che bisogna ripartire. Si va sul web alla ricerca di una notizia alla luce della volontà di approfondirla, di diversificare le fonti, vedere immagini e video, trovare notizie collegate, leggere i commenti delle altre persone e partecipare alla discussione in merito. In definitiva: si cercano approfondimenti, ricostruzioni e magari spiegazioni. Ma non la notizia. Internet può aver fiaccato il giornalismo sotto alcuni punti di vista, ma dall’altro gli ha offerto nuove opportunità. 

Non è un segreto che il mare di notizie che navigano sul web non sono tutte vere, alcune certamente verosimili, ma non sempre reali. Internet è infatti un medium che sopra ogni cosa premia la velocità. Quando l’obiettivo è quello di riuscire a dare la notizia prima di chiunque altro, non cedere alla tentazione di mettere assieme il vero ed il falso, intrecciandoli in una matassa difficile da sciogliere, è tutt’altro che semplice. Così come non sarà certamente prioritaria una verifica incrociata o approfondita delle fonti, quando lo scopo è quello di riuscire a dare la notizia in tempo reale. 

E’ come se navigassimo in una nebulosa costituita da una quantità di informazione e di comunicazione come mai prima era accaduto. Immerso in questo rumore, il lettore consapevole avrà sempre più necessità di un giornalismo che certifichi la notizia, che distingua la verità dalla falsità e della menzogna, la cronaca dalla chiacchiera, il visto dal sentito dire. E’ così che il giornalismo tradizionale si sta riscattando, riacquistando, per i cittadini, il ruolo di bussola che aveva un tempo, mezzo imprescindibile per riuscire a separare il grano dal loglio

a cura di Martina De Spirito

 

1 Commento su “Il giornale (forse) è morto, il giornalismo è più vivo che mai”.

  1. Purtroppo non è la tendenza nemmeno delle testate ufficiali, già da un po’, e soprattutto nelle versioni online. Si insegue l’immediatezza. Non si tratta esattamente di falsità quanto di notizie “possibili vere” date di corsa, prima che siano cristallizzate in un dato di fatto solido ma anche, almeno credo che lo pensi chi le da, perdano il volubile interesse del navigatore occasionale e impulsivo (che, ci è evidente, fa la parte del leone da quanto viene corteggiato. Se sia largamente maggioritario o sia moda, non lo saprei). Senza contare tutte quelle notizie vere ma urlatissime e/o romanzate/esasperate, spesso con un sottotesto assolutamente disperante/farsesco/favolistico o mille sfumature d’irrazionalità spinta, che ormai sono il grosso della proposta. Ne risulta un quadro falsato, con toni fittizi o almeno molto construiti, un discorso sul mondo, molto drastico e spesso all’insegna dell’urgenza e della rassegnazione, il tutto proposto come fatto, ed effettivamente è composto da una serie di fatti, usati però come costituenti di una visione non equilibrata, piatta e disorientante insieme. Come se, per esempio, mettere un video non ritoccato montandolo ad arte ed aggiungendo una canzone non fosse già dire la propria, ma pura cronaca.
    Questo è fornire notizie, ma questo modo di fornire notizie non è fornire informazione. E non parlo di siti strettamente commerciali, satirici, amatoriali o aperti a contributi di generica provenienza(!)

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