Quando lo dico io: verità e scienza dell’ipnosi

TRA AUTOIPNOSI, APP, CURE, REGRESSIONE E USO NEI PROCESSI

spiraleUn senso di torpore. Un calore focalizzato in un punto specifico del corpo. In caso sia svolta male, un forte senso di nausea. Sono queste alcune le sensazioni registrate da chi ha concluso una seduta di ipnosi, tecnica curativa della psicoterapia. Il solo nome evoca nell’immaginario collettivo l’idea di un personaggio a metà strada tra il ciarlatano e il mago che, pendolo in mano, porta le persone ad uno stato di trance in cui il soggetto è in suo pieno controllo. Niente di più sbagliato. Il primo mito da sfatare riguarda proprio il presunto stato di assoggettazione: chi è sottoposto a ipnosi è in pieno possesso delle proprie facoltà mentali e fisiche. Chi è sottoposto a ipnosi può mentire. Il secondo mito da sfatare colpisce ancora di più lo stereotipo cinematografico del mago-ipnotista: tutti, in teoria, possono essere ipnotizzati, ma non tutti sono suscettibili a questa pratica. Nessun movimento di mani, suoni strategici e immagini ipnotiche riusciranno a portare le cosiddette personalità rigide al tanto sperato stato di trance, neanche se l’ipnotista in questione è il più bravo al mondo. Ma cos’è quindi l’ipnosi?

UN PERCORSO, NON UNA CURA- Chiariamo subito che ipnosi è che essa non è una cura ma un mezzo per arrivarci. E come ogni terapia psicologica, si basa sulla fiducia che il paziente ripone nello specialista:  solo dopo svariati incontri, che servono a costruire un rapporto fiduciario e che stabiliscono la propensione del soggetto all’ ipnosi, si passa alla trance. Questa può essere raggiunta tramite diverse stimolazioni visive o uditive e a vari livelli di profondità. Se svolta correttamente, porta il soggetto a uno stato di forte rilassamento, in cui il soggetto focalizza tutta l’attenzione su se stesso, piuttosto che sul mondo che lo circonda. In questo stato di iperfocalizzazione, il soggetto è più propenso a messaggi positivi, che possono portarlo a rompere schemi negativi. L’ipnosi infatti è consigliata per tutti coloro che soffrono d’ansia, di fobie o d’insonnia. Ma non solo: la pratica ipnotica è usata fin dagli aztechi come palliativo al dolore cronico, come nel caso della fibromialgia. In tempi più recenti, vi sono stati interventi chirurgici fatti senza anestesia con i pazienti sotto ipnosi. Questa prassi però viene consigliata solo in caso di allergia agli anestetici e solo a chi è già abituato a esperienze ipnotiche.
Giusto per capire l’unicità del fenomeno: dei soggetti predisposti, solo un 10-20% può effettivamente arrivare a una“profondità” tale che porti all’assenza del dolore. In Piemonte l’ipnosi viene già usata in campo medico, tanto da aver creato protocolli di formazione specifici per tutto lo staff dell’ equipe medica. Più in generale, per diventare degli esperti in questa tecnica bisogna seguire dei corsi, aperti solo a chi ha una laurea in medicina e chirurgia o in psicologia. Tali specializzazioni sono fornite da centri riconosciuti dalla legge italiana; prima tra tutte l’A.M.I.S.I., l’associazione medica italiana per lo studio dell’ ipnosi, nata per prima in Italia nel 1958.

FAI DA TE- L’asedia.ipnosirrivo di internet ha cambiato il nostro modo di vivere e di curarci. Prima ancora di rivolgerci al medico, guardiamo sui portali online quali sono le malattie che corrispondono ai nostri sintomi, per arrivare dallo specialista già con l’ipotetica terapia in mano.
Ma se questo sviluppo è certamente negativo per l’attività medica e per la salute, lo stesso non si può dire nel caso della psicoterapia. “Le app di autoipnosi sono assolutamente utili, sono la prima a consigliarle ai miei pazienti” racconta la Dott.ssa Ksenija Stojic, psicoterapeuta specializzata nell’ ipnosi ericksoniana. “Molto spesso insegno ai miei pazienti l’autoipnosi, anche per evitare che si generi  una forma di dipendenza nei miei confronti: i benefici che riscontrano sono merito dell’ipnosi, non della mia persona”.  Il modello fai da te può essere quindi una buona alternativa a delle sessioni con degli specialisti, ma solo se il fine sperato è quello di arrivare a una maggiore stato di rilassamento. L’autoipnosi, in effetti, viene consigliata solo nei casi di insonnia e in presenza di stati d’ansia. Per problematiche più serie, l’aiuto dello specialista è fondamentale. “Può capitare nelle sessioni che il soggetto sperimenti un’abreazione, una scarica emozionale improvvisa che fa rivivere al soggetto emozioni e ricordi rimossi”, spiega la specialista Barbara Ranieri: “Se non trattata in modo specifico,l’abreazione potrebbe peggiorare la condizione del cliente”.
Ma le app non sono l’unico metodo per arrivare a uno stato di trance. Secondo la Dott.ssa Stojic, l’autoipnosi naturale “può scaturire anche da un evento comune: una trance lieve si può raggiungere guardando un film, o leggendo un libro”. Più il soggetto è disposto all’ ipnosi, più per questa persona sarà facile cadere in trance: “Essendo io stessa molto sensibile a fenomeni di ipnosi, non leggo mai sui treni. Rischierei di perdere la fermata e non scendere mai al momento giusto.”

DIECI, CENTO, MILLE CLEOPATRA – Parlare di ipnotismo in generale è come parlare di un cane senza specificarne la razza. Questa pratica ha tantissime sfaccettature, e ogni tipologia adotta tecniche diverse. Quella ericksoniana, ad esempio, utilizza racconti e un linguaggio metaforico-simbolico per incentivare la persona in trance ad accedere a quelle risorse interne, presenti nel cervello, per risolvere problemi legate a patologie psicosomatiche o comportamentali. L’unica vera pecora nera, che porta la comunità medica a guardare con scetticismo tutte le pratiche ipnotiche, è una variante della cosiddetta ipnosi regressiva. Specialisti quali Raymon Moody affermano infatti la possibilità, nelle sessioni, di rievocare episodi ed emozioni di una vita precedente. Per la dottoressa Ksenija Stojic “si tratta di ciarlatani, che non fanno scienza ma esoterismo; […] è curioso poi notare come tutte le persone che vi si sottopongono risultano essere sempre delle persone famose, nelle loro vite passate. Sono sempre delle Cleopatra, o dei Napoleone. Ma la storia ci dice che di Cleopatra c’è n’è stata solo una.”  In realtà, la vera tecnica ipnotica regressiva si basa su una profondo stato di trance, che porta il soggetto ipnotizzato a rievocare schemi ed emozioni passate, fino ad arrivare all’ infanzia. “Di base non è una pratica che si applica a tutti, direi che è riservata ai casi più gravi e solo per motivazioni valide – spiega la dottoressa Stojic -. Molto spesso l’amnesia è una scelta consapevole della mente: se nasconde qualcosa, lo fa per ottimi motivi”.

togaQUANDO IL PENDOLO SI VESTE DA AVVOCATO – L’idea di sottoporre a ipnosi un imputato chiamato a testimoniare fa sorridere, sembra impossibile. Una scelta molto più adatta a film hollywoodiano che a una corte di  tribunale. Eppure nel 1983, in America, è successo. Maurice Forney, dopo due sessioni di ipnosi, ammette di aver contribuito all’omicidio e allo stupro di Nannie Newsome, 88 anni . Testimonianza che in un secondo momento è stata considerata invalida, in base alla perizia del Dott. Orne, autore della sezione su l’ipnosi dell’ Enciclopedia Britannica. Ai reporter del New York Times Orne ammette infatti che l’ipnosi aumenta la memoria, ma quanto ricordato può essere un miscuglio di fatti e fantasia, chiamati in gergo tecnico falsi ricordi. Inoltre la persona sottoposta a trance potrebbe essere influenzata dallo psicoterapeuta che lo guida, soprattutto se quest’ultimo ha dei pregiudizi nei suoi confronti. Nonostante ciò. il diritto di molti Stati americani ammette l’uso dell’ipnosi, sia applicata alla vittima che all’ imputato. L’ordinamento italiano, in linea con l’andamento europeo, nega l’uso di questa pratica. Eppure una tecnica molto simile, chiamata distensione immaginativa, ha permesso nel 2008 la condanna in secondo grado di un parroco di Bolzano, accusato di pedofilia. Il procedimento si basa a grandi linee sull’ interpretazioni di sogni e fantasie emerse dalle sessioni. Il processo, arrivato fino alla Cassazione, è poi caduto in prescrizione. L’ammissione di una prova recuperata tramite una pratica pseudoscientifica costituisce un precedente che potrebbe portare all’uso dell’ipnosi in ambito forense anche in Italia. Prima che ciò accada la legge dovrà cambiare atteggiamento nei confronti dell’ipnosi e vedere l’ipnotista per quello che è: un laureato che applica tecniche psico-scientifiche ripetute e ripetibili nel tempo, che in alcun modo può controllare la mente o il corpo del paziente. L’unica vera magia, ammesso che esista, rimane quella insita nel cervello umano.

di Gloria Falorni

1 Commento su Quando lo dico io: verità e scienza dell’ipnosi

  1. Dare del ciarlatano al Dott. Moody medico che ha scritto libri su reali testimonianze di esperienze su casi di pre-morte mi sembra eccessivo…
    se poi si è voluto ”spingere oltre” praticando l’ipnosi regressiva diamogli almeno il beneficio del dubbio..un medico famoso italiano che pratica questo metodo per guarire varie patologie e ha conosciuto personalmente Moody ha asserito che è difficile verificare scientificamente se gli episodi di ipnosi evocativa siano realmente vite precedenti vissute o sogni prodotti dalla nostra immaginazione..anche se talvolta i dettagli e l’epoca storica vissuta sono così precisi da lasciare il dubbio..comunque i benefici terapeutici di questa pratica sono molti..

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