Jovanotti ‘a cappella’, Don Cocconi: “Avere fede è pensare positivo”

TRA PASTORALE UNIVERSITARIA E LA S.CRISTOFORO ONLUS: "VIVO PER ASCOLATRE E COSTRUIRE UN PONTE"

Dal 2010 è cappellano della Pastorale universitaria di Parma, dopo gli ultimi nove anni di servizio trascorsi nella chiesa di San Giovanni Battista. Ma oltre a questo ruolo c’è molto di più nella figura di Don Umberto Cocconi, professore e sacerdote impegnato in numerose attività, sempre vicino ai giovani e ai bisognosi. In questa direzione si muove ad esempio l’associazione da lui fondata, San Cristoforo Onlus, che si occupa di aiutare persone che vivono situazioni di precarietà, solitudine ed emarginazione. 
Per conoscere meglio lui e il suo impegno, abbiamo trascorso una mattina con Don Cocconi, facendo colazione insieme e seguendolo per qualche ora con la telecamera, accompagnandolo in alcune delle sue attività e conoscendo i suoi collaboratori. Avere fede? Per lui significa innanzitutto “pensare positivo”  eda cappellano degli universitari “fare il tifo per i giovani”.

Ci accoglie nel suo ufficio, nella sede della San Cristoforo, insieme a Padre Felice, uno dei cappellani del Carcere di Parma, dove si reca anche egli stesso come volontario, avendo così la possibilità di conoscere molti giovani detenuti. Il loro compito in quel difficile contesto è, come afferma Padre Felice, “generare speranza” in una missione di fede che significa “camminare con loro e poterci sentire amici dei detenuti”. Questo perchè “il carcere è anche un luogo di apprendimento“, da cui uscire arricchiti, aggiunge Don Cocconi.
In seguito ci presenta quattro ragazzi, studenti universitari che arrivano da diverse parti del mondo. Ciò che hanno in comune è l’essere “approdati al progetto della Pastorale Universitaria”. Dare una seconda possibilità a coloro che ne hanno più bisogno, dando loro un alloggio e aiutandoli a proseguire negli studi, è molto importante perchè “attraverso la cultura non solo cambi te stesso ma anche il tuo Paese“. Il filo conduttore dei loro racconti è la grande gratitudine nei confronti di Don Cocconi, che tramite la San Cristoforo li ha aiutati non solo nel proseguire gli studi, ma a costruirsi un percorso di vita. “Non dobbiamo mai perdere la fede e la certezza che abbiamo un Dio che ci osserva e ci aiuta”, dice Talè in uno messaggi che ci lasciano.
La San Cristoforo nel tempo è cresciuta, grazie anche alla solidarietà di molti volontari ed ora aiuta circa 180 persone, tra le quali anche richiedenti asilo e ragazzi con problemi legati alle dipendenze.
Oltre all’impegno con l’associazione, c’è quello con la Pastorale universitaria, all’interno della quale Don Cocconi ha avuto la possibilità di incontrare numerosi ragazzi. In loro, anche in mancanza di una manifestazione visibile, c’è “una ricerca di assoluto, di trascendenza, che non sempre trova nelle forme istituzionali il luogo dove può crescere”. In più di sette anni di attività, la Pastorale è cambiata, grazie anche a Papa Francesco, che ha stimolato una  grande positività nei giovani, permettendo di superare la diffidenza che si riscontrava nei primi anni.

Don Umberto CocconiDopo aver conosciuto la parte più ‘pubblica’ di Don Cocconi, a contatto con i giovani, ci siamo spostati nella cappella del Campus, per conoscere anche la sua storia personale e capire cosa voglia effettivamente dire essere il cappellano dell’università. Qui accoglie anche i giovani musulmani che, come racconta, si ritirano nella stanza per fare le preghiere.
Uno dei concetti che ci tiene a sottolineare riguarda l’importanza della cultura, come dimostra la piccola biblioteca che si trova all’interno della cappella che raccoglie non solo il sapere teologico, ma anche filosofico. “Dobbiamo prima di tutto conoscere, se conosciamo poi possiamo avere un giudizio”.
La giornata tipo di Don Cocconi inizia intorno alle 6.30 con le attività della San Cristoforo, fino alle 9 circa. Poi si dedica alla Pastorale, dividendosi tra le diverse sedi: Campus, San Tommaso e San Rocco. Molto tempo lo trascorre a contatto con gli studenti, che si rivolgono a lui per problematiche di ogni tipo, anche solo per scambiare due parole. “Il mio tempo lo vivo per ascoltare e, attraverso quelle parole che ricevo, interpretare, decodificare se c’è la possibilità di costruire un ponte“, spiega.
Ci spostiamo con lui nella chiesa di San Tommaso, in via Farini, dove conosciamo due dei suoi collaboratori: Frate Francesco e Lorenzo Sala. Il primo è un frate francescano conventuale che da un paio d’anni, insieme ai suoi confratelli, collabora con la Pastorale Universitaria. Lorenzo Sala, invece, è un laico, laureato in filosofia, esempio dell’ambiente di grande libertà intellettuale che si respira all’interno della pastorale. Il suo compito riguarda l’editing dei libri e l’organizzazione di alcuni convegni.
Un aspetto, quello della conoscenza e dell’insegnamento, fondamentale per Cocconi, che, se non fosse diventato ‘Don’, come ci racconta, avrebbe scelto di diventare pedagogista. Per questo oggi organizza numerose iniziative, aperte a tutte le diverse necessità che uno studente possa incontrare nel suo percorso, da quelle pratiche, come la difficoltà nel trovare un alloggio, a quelle più spirituali, come il desiderio di trovare un luogo in cui raccogliersi in preghiera.

 

di Lara Boreri e Fabio Manis

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