I vostri peggiori San Valentino e altre cose spaventose

14 FEBBRAIO: LA FESTA DEGLI INNAMORATI O DEGLI SVENTURATI?

up-int-02Dal momento che San Valentino fu un vescovo romano del terzo secolo, che venne flagellato e decapitato, non sarebbe forse più opportuno festeggiare la ricorrenza accompagnando la tua ragazza ad assistere a un brutale omicidio?“. Forse molti di voi saranno d’accordo con quell’amabile cinico di Sheldon Cooper, protagonista della famosa sit-com ‘The Big Bang Theory’. O forse siete persone molto romantiche, sognate un amore eterno e incondizionato, come quello fra Ellie e Carl del cartone animato ‘Up’, e per voi San Valentino rappresenta quel giorno speciale da celebrare con la vostra anima gemella. Ebbene, se rientrate in questa seconda categoria, state in guardia: questo articolo non fa per voi. Perché per ogni coppietta che festeggia gioiosamente questa ricorrenza, ci sono almeno cento disperati desiderosi di cancellare il 14 febbraio da ogni calendario del pianeta. E questo articolo racconta proprio alcune delle loro disavventure.

NEO-SINGLE E ALTRI DISAGI – Uno dei grandi problemi di una festa come San Valentino è quello di far sentire ancora più soli i single che non lo sono per scelta, o che hanno appena rotto con il proprio partner. E Giulia ne sa qualcosa. “Durante quel San Valentino ero con due amiche a festeggiare il nostro bel rapporto. Peccato che loro si fossero lasciate entrambe il giorno precedente. L’idea è stata di sopperire con il sushi, ma il ristorante era pieno di coppiette impegnate ad imboccarsi o a fare selfie – ricorda Giulia -. Ad un certo punto, tra risate e racconti, sono andata in bagno e al ritorno le ho trovate piangenti a prendere il caffè e a rimpiangere le cene con i loro lui. Decisamente il San Valentino peggiore e più tragicomico”, conclude.

b_jones_05_034E ne sa qualcosa anche Sara. “Era il mio ennesimo San Valentino da single, ma non ero particolarmente dispiaciuta, in fondo ci sono abituata – premette -. Mi piace prendermi del tempo per me; trascorrere serate tranquille in casa, rilassarmi, leggere qualcosa. Quel San Valentino si presentava come la situazione ideale: tutte le mie amiche erano fidanzate, quindi io avevo progettato di rilassarmi e guardare un bel film” racconta la ragazza. Ma l’imprevisto era dietro l’angolo. “Verso le 19, una delle mie migliori amiche, disperata, mi chiama dicendomi che il suo ragazzo l’aveva lasciata e le erano saltati tutti i programmi. Era proprio a terra, così è venuta a casa mia”. E infine, la ciliegina sulla torta. “Abbiamo trascorso la serata a mangiare pizza e a guardare Bridget Jones, mentre lei, ogni tanto, tra un singhiozzo e l’altro, indicava Renée Zellweger e urlava qualcosa del tipo: ‘Non voglio ridurmi come lei!’. E io? Nel frattempo pensavo che almeno Bridget aveva frequentato Hugh Grant! Terribile e divertente allo stesso tempo”.

Anche Mattia ride sulla sua personale esperienza da neo-single: “Era l’anno della quinta superiore, mi ero appena mollato con la mia storica ex fidanzata ed era la settimana della gita a Berlino. Il 14 sera, appena sbarcati in città, mi trascinano nella peggiore discoteca di Berlino, il Maxxim – racconta – Dopo un paio di cocktail pessimi, io e il gruppetto dei maschi della mia classe rimorchiamo delle ragazze brasiliane. Sotto i fumi dell’alcol e della ganja boliviana (che ci avevano fornito loro) finiamo in bagno io, il mio migliore amico e una di queste ragazze brasiliane”. Ma poi, una scoperta improvvisa. “Nel momento più bello ci siamo accorti che era una trans! Con l’attendibilissima scusa di dover tornare in albergo, siamo fuggiti a mutante levate”, conclude Mattia, che ricorda tutto questo come un momento di spensieratezza.

COLPA DELLE LETTERE – A disperarsi più dei neo-single sono, probabilmente, i romantici incalliti che hanno visto i loro tentativi di approccio fallire miseramente. E la faccenda lascia il segno se si è ancora piccoli, come testimonia Fabio. “Il peggior San Valentino che abbia mai trascorso è anche uno dei miei più grandi traumi infantili – premette -. Ero in quinta elementare, iniziavo a sentirmi grande e pronto a dichiararmi alla bambina di cui ero cotto da sempre. Era una sportiva, mi batteva sempre quando facevamo le gare in cortile durante la ricreazione, mi batteva a nascondino, e io ero sempre lì, ad osservarla in una commistione di odio e amore”, ricorda Fabio che un giorno decise di farsi avanti. “Le scrissi una letterina cercando di usare una calligrafia un minimo decente e la misi sotto il banco, insieme a dei cioccolatini. Tornata in aula dalla ricreazione, in due secondi lesse la lettera, non mi degnò di uno sguardo e offrì cioccolatini a tutti. Tranne a me. I bambini sanno essere davvero cattivi”, conclude tristemente Fabio.

san-faustino-festa-single11Anche Elia è un altro romantico senza tempo: “Quando andavo alla scuola materna, c’era una maestra decisamente attraente e spigliata, sui trenta. Bionda, capelli corti, alta e slanciata (oppure ero io basso? Boh!). Comunque, in previsione del 14 febbraio, mia madre mi convinse a portarle una bella rosa rossa, simbolo del mio affetto incondizionato per lei. Io, invece – sorride Elia – avevo proposto un regalo molto più prezioso: una carta dei Pokemon ultra rara raffigurante Mewtwo per la quale ancora oggi farei qualunque cosa. La mamma tuttavia riuscì a convincermi a portare la rosa ostentando motivazioni fuffa e incomprensibili, tirando in ballo la complessa natura femminile che allora mi era del tutto oscura (anche nel 2018, ma questi sono dettagli). Dunque, mi avvicinai alla dolce signorina con in mano il pegno del mio amore e glielo portai con fare cerimonioso, certo di aver colto nel segno”. Ma poi, ecco il che il piccolo cuoricino di Elia si spezza: “Proprio mentre stavo per ricevere le meritate lodi in seguito al cavalleresco gesto (con annessi bacini sulla guancia), qualcuno entra nella porta della scuola. Era un giovanotto ben piazzato, che mostrava una colta barbetta nera, non indossava un grembiule (cosa per me sconvolgente) bensì un giubbotto di pelle, jeans attillati e scarpe di cuoio. Tra le braccia, portava un mazzo di rose rosse in piena fioritura, una più grande dell’altra. La maestra gli corse incontro e lo baciò calorosa, incapace di nascondere la contentezza. Io rimasi a fissare la scena mentre mi fissavo tristemente i piedi”. Ma, almeno, una nota positiva: “Mi ero tenuto Mewtwo.”

Ma questa è stata solo la prima delle sventure che Elia, da eterno romantico, ha subito. E quale periodo più buio e propenso a distruggere le umane esistenze dell’adolescenza?

r585ekn2d7-ti-vuoi-mettere-con-me-si-no-carbonara-vaccata_a“Ero al terzo anno di liceo – racconta Elia – e in classe era arrivata una nuova ragazza molto bella: bionda, grandi labbra e un corpo sinuoso. Da settembre la guardavo da lontano, deciso ad attuare il mio piano semestrale di rimorchio applicato, una strategia che prevedeva una mossa diversa alla fine di ogni ciclo lunare. A febbraio, dopo aver finto di ignorarla, essermi iscritto ai corsi di recupero senza averne bisogno, averle rivolto solo alcune parole per sbaglio e con sufficienza, era giunto il momento di passare alla fase ‘ammiratore segreto’. Dunque, per il 14, l’odiato San Valentino, decisi di scriverle una lettera anonima e imbucarla nella sua cassetta delle lettere. Cassetta che avevo visto una volta con assoluta arguzia, proponendomi di accompagnarla a casa dopo un lungo pomeriggio passato al corso di recupero. Una volta optato per le terzine dantesche (ero un classicista e fiorentino: connubio perfetto), scelsi di usare il tema della ‘donna gentile che tanto onesta pare quand’ella altrui saluta’ e stampai la lettera, così da brevettare uno speciale font adatto per l’occasione. Nascosi il testo in una busta e la imbucai. Il giorno dopo, raggiungevo il mio banco soddisfatto e, una volta seduto, le lanciai uno sguardo fugace. Ovviamente, non le avrei detto nulla. Che razza di ammiratore segreto sarei stato? Stavo lì a godermi tanti altri sguardi fugaci quando la vedo venire verso di me. L’ansia mi pietrifica sul momento, rimango così immobile che mi parve di vedere perfino il Basilisco di Salazar Serpeverde fissarmi male dalla cattedra. Invece era la professoressa.” Il finale, però è inaspettato: la ragazza continua a camminare, fino a raggingere il banco di fronte a Elia, “occupato da un ragazzo simpatico, dalla frangetta scura, che aveva le perfetta pronuncia toscana media: un capolavoro di ‘c’ e ‘h’ aspirate”. “Vedo i due discutere animatamente – continua Elia -. Per qualche secondo, la paura mi impedisce di ascoltare ma mi riprendo per ascoltare gli ultimi frammenti di conversazione. ‘Come hai osato mandarmi una poesia? Ti ho già detto che ho il ragazzo, all’università! Se continui così, gli dico di venire a cercarti…’. Lo stupore lascia il posto ad un’atroce consapevolezza: il mio compagno di classe accusato della paternità della mia lettera, non ha negato! E, peggio ancora, lui stesso aveva puntato al cuore della mia donna angelo! Li vedo discutere ancora finché la professoressa non li divide, tra accuse reciproche di promiscuità sessuale e auguri di corna. In quel momento, mi trovo a pensare al fidanzato… Le avrà mai dedicato poesie in linea col dolce Stilnovo?”

Sick2ROMANTICHE (DIS)AVVENTURE – C’è poi chi a San Valentino non è single, ma neppure a questi pochi eletti il 14 febbraio fila sempre tutto liscio. Elisa e il suo amato, infatti, hanno puntato sulla tenerezza, ma non è andata a finire bene: “L’anno scorso il mio ragazzo mi ha portata a pattinare il 14 febbraio, in una pista allestita in montagna. Io normalmente sono una frana negli sport, nello stare in piedi, nello stare in equilibrio, nello stare al mondo! Ed è così che, dopo i primi 10 teneri minuti in cui abbiamo pattinato tenendoci mano nella mano – mentre fingevo di essere felice ma, in realtà, avevo degli oscuri presagi – sono caduta, trascinandolo giù con me. Una caduta rovinosa. Io mi sono rotta un braccio, lui il dito della mano destra.”

C’è chi invece ha sperato in una serata romantica al lume di candela, rimanendo però molto deluso, come Elena. “Il mio ragazzo dell’epoca per certe cose era molto tirchio – racconta la ragazza – e non perché fosse a corto di soldi. Quel 14 febbraio, incredibilmente, riuscimmo a fare una breve gita in una bella città: la giornata era stata tutto sommato piacevole e speravo di trascorrere la serata in una di quelle trattorie tipiche in cui te la cavi senza spendere una follia, per venire incontro alle esigenze di entrambi”. Ma non sempre tutto va per il verso giusto. “Ci tengo a precisare che non pretendevo e non ho mai preteso che mi offrisse cene o altro… ma quando ci siamo ritrovati a mangiare tortelli freddi in una tristissima mensa deserta scelta da lui (io, ai tempi, sia per amore che per immaturità, mi facevo andare bene tutto, l’errore è stato anche mio), speravo che almeno si degnasse di tirare fuori quei cinque euro in più anche per me, così, tanto per fare un gesto carino. Invece no. Conti separati“.

A questo punto, sorge spontanea una domanda: è peggio il 14 febbraio o venerdì 17?

 

di Stefania Piscitello e Chiara Micari

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*