Niente neve e siccità: cause e previsioni del cambiamento climatico di Parma

NELLA PIANURA PADANA L'ARIA PEGGIORE DELL'EUROPA OCCIDENTALE

IMG_8563Il 2017 si è guadagnato il “secondo posto nella graduatoria degli anni più caldi” della storia di Parma. Così riporta il ‘Riassunto climatologico del 2017 a Parma‘ realizzato dai meteorologi del sito www.meteoparma.com, fondato nel 2000 da Simone Monica e Davide Frati. Questo dato, continua il Riassunto, rientra in una tendenza che si è accentuata dagli anni Duemila ma prosegue ormai dagli anni Ottanta, che vede registrati valori medi sempre più alti. Nell’anno da poco concluso, all’aumento delle temperature, si è unita una diminuzione dei giorni di pioggia; soprattutto  nei mesi estivi questa situazione ha aggravato il fenomeno della siccità nel Parmense: solo 49 i giorni in cui è caduto più di 1 mm di pioggia, che battono il record negativo del 1983 di 55 giorni. Il 2018 sembra non smentire questo andamento: la media delle temperature registrate a gennaio è di 6,5°, tre gradi al di sopra dei valori normali. Lo stesso vale per i giorni di pioggia, 4 contro i 6 normali per il mese. Per aver un quadro più chiaro della situazione, ci siamo rivolti all’esperto e abbiamo chiesto parere al Centro Meteo Emilia-Romagna, l’associazione di appassionati meteo senza scopo di lucro, giovani  meteo-amatori che si sono resi più che disponibili a colmare le nostre domande.

piazza-garibaldi-neveI PARMIGIANI DIRANNO ADDIO  ALLA NEVE? –  Gli ultimi due inverni hanno fatto dimenticare la città imbiancata, gelida e paralizzata dalla neve, come appariva in certe giornate fino a pochi anni fa. E’ possibile allora che vedremo sempre meno neve in pianura?  Per rispondere a questa domanda bisogna considerare il trend riguardo al riscaldamento: si hanno temperature sopra la media, miti o troppo miti per il periodo. Questo riduce la possibilità di episodi nevosi; tuttavia il riscaldamento globale non cambia tanto il clima in sé, bensì porta a un’estremizzazione degli eventi, come, per esempio, periodi miti e poi eventi  “freddi” più intensi e localizzati in 2-3 giorni. “In linea con l’andamento delle temperature – spiega Davide Frati – la nevosità della pianura padana è in tendenziale diminuzione: anche un solo grado infatti può influire significativamente sul fattore neve, considerando i sottili equilibri ed i molteplici fattori  che devono sussistere per portare i fiocchi sino al piano e non, come spesso capitato nella stagione in corso, relegare la precipitazione nevosa alla collina e a alla montagna.”

RIGUARDO ALLA SICCITA’ –  Un altro grande interrogativo riguarda la questione siccità: se da un lato la nevosità della pianura padana è in tendenziale diminuzione, dall’altro ogni estate viene lanciato l’allarme siccità. E’ un problema che si sta aggravando? E’ necessario contestualizzarlo con il trend di riscaldamento globale in corso: il 2017 è risultato particolarmente siccitoso, difatti attività come l’agricoltura ne hanno risentito; non solo: la siccità incide sui terreni, rendendoli più secchi e friabili, dunque i più probabili autori di possibili frane in caso di precipitazioni abbondanti. “Nel recente passato – continua Frati – si è assistito all’alternanza tra annate particolarmente piovose ad altre siccitose, in un contesto di maggiore irregolarità nella distribuzione delle precipitazioni; la grande siccità del 2017 rappresenta un evento record, che nessun elemento porta a dire possa diventare la nuova normalità per il futuro.” Il vero problema per gli esperti è rappresentato dai “regimi di sfruttamento della risorsa idrica, oggi non paragonabili al passato. Anche un deficit precipitativo non estremamente rilevante può tramutarsi oggi in una crisi idrica a tutti gli effetti.” Una possibile soluzione? “Rivedere le politiche agricole, industriali e lavorare sulla sensibilità della popolazione per evitare gli sprechi di questa preziosa risorsa.”

Siccità, dichiarato lo stato d'emergenza a Parma.

GLOBAL WARMING: ISTRUZIONI PER L’USO – Esiste una stretta correlazione fra inquinamento dell’aria e i cambiamenti climatici? Secondo i ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima Cnr  una coperta di smog ricoprirebbe  la pianura padana, che tiene confinati sotto di essa gli stessi fattori inquinanti di cui è costituita; la causa di questo accumulo è l’insieme delle condizioni meteorologiche e climatiche come il caldo, l’assenza di piogge e di vento. Inoltre il Cnr fa anche presente che “le condizioni atmosferiche e le attività dell’uomo hanno avuto un effetto di amplificazione. La configurazione orografica della Pianura Padana  favorisce l’accumulo e la costruzione degli inquinanti atmosferici emessi in atmosfera, in particolare in situazioni di blocco anticiclonico, assenza di ventilazione e mancanza di piogge, in grado di ripulire l’atmosfera”. Lo stesso sostiene Davide Frati di Meteoparma: “Uno dei cambiamenti riscontrati negli ultimi decenni riguarda la maggiore presenza di estesi e talvolta persistenti campi di alta pressione sul bacino del Mediterraneo: questi favoriscono scarsa ventilazione, inversioni termiche e quindi un ristagno degli inquinanti particolarmente evidente, per ragioni orografiche, in Pianura Padana.” Così è importante l’adozione di politiche per ridurre le emissioni di gas serra in particolare nel caso della Pianura Padana, visto che nella valle del Po si respira l’aria peggiore di tutta l’Europa occidentale,  secondo  l’Organizzazione mondiale della sanità; ma non finisce qui: “Si potrebbe applicare una rotazione delle colture, così da aumentare o almeno mantenere la fertilità dei terreni”, dice Silvano Pecora, responsabile del servizio idrologia dell’Arpa dell’Emilia-Romagna e vicepresidente dell’Organizzazione mondiale per la meteorologia. Pecora, infatti, è convinto che “bisognerà produrre alimenti in modo più efficiente, adottare nuovi combustibili biologici, usare tecniche di irrigazione che consentano un maggiore risparmio idrico, scegliere materiale genetico più adatto alle nuove condizioni climatiche e colture che abbiano bisogno di meno acqua”.
Per agire in concreto però gli ostacoli sono molti: i primo è di ordine burocratico. Il Po è stretto tra un’intricata rete di norme e una miriade di consorzi, agenzie, autorità e commissioni: un sistema così complesso che “diventa quasi impossibile applicare certe misure di adattamento”, dice Pecora. Nonostante questo, il global warming è un tema controverso per cui risulta “molto complesso – spiega Frati – spingersi a formulare previsioni: l’inversione di alcuni indici su larga scala relativi alle temperature oceaniche e il calo dell’attività solare potrebbero far propendere, se non per una inversione di rotta, quantomeno per un arresto magari temporaneo del trend di crescita.”

 

di Martina Alfieri, Mattia Celio e Valentina Perroni

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