La morale sui giovani e la droga di chi non conosce né giovani né droga

DUE ARGOMENTI A CUI LA STAMPA SI DEDICA SEMPRE MOLTO VOLENTIERI. MA SIAMO SICURI DI SAPERE ESATTAMENTE DI COSA STIAMO PARLANDO?

morale sui giovani e la drogaNella cronaca quotidiana è molto facile inciampare su due categorie, due concetti, estremamente complessi, spesso trattati con impressionante agilità: i ‘giovani’ e la ‘droga’. Immancabilmente però queste due parole non sono accompagnate da alcuna definizione, quasi come se fosse responsabilità del lettore avere una precisa idea di cosa si stia parlando. O, ancora peggio, si pensa di sapere esattamente cosa si intende nel dire ‘giovani’ e nel dire ‘droga’. Vien da sé che, quando a fare la morale alle nuove generazioni sono persone fuori da entrambi i contesti, spesso si assiste impotenti a esercizi abbastanza futili di vuoto cosmico.

I GIOVANI – Ma cosa intendiamo esattamente quando parliamo di giovani? Avere 24 anni mette immediatamente in una posizione scomoda: sto parlando di coetanei, di una generazione ormai già distante, o di una che sto ancora vivendo? Difficile rispondere, forse impossibile, tanto più se si argomenta che la definizione di ‘giovani’ rischia di diventare estremamente soggettiva. Facciamo finta, per un momento, che avere 24 anni metta nelle condizioni di parlare di giovani facendo riferimento alla propria generazione. In questo caso ci si accorge presto che nel calderone finiscono i personaggi più disparati, spesso senza un denominatore comune: studenti, lavoratori, disoccupati, avventurieri all’estero, eterni mammoni, fortunati, sfortunati. Quale filo conduttore dovrebbe farmi parlare, con tanta sicurezza, come se fossimo fatti tutti con il medesimo stampino?

Quando invece la generazione considerata è quella successiva alla mia, diciamo attorno ai 18, il gioco si fa ancora più complicato, perché mai come oggi – diciamolo con una certa sicurezza – i salti generazionali si sono tramutati in abissi. Crescere in un mondo che cambia vertiginosamente, fatto di informazione istantanea e accesso scontato allo svago avrà conseguenze?

Se finora vi sembra complicata la faccenda, facciamo un passo circospetto in un fenomeno alla ribalta delle cronache attuali: le baby gang. Quanto sarebbe meraviglioso poter dire “Ah! droga - morale sui giovani e la drogaGiovani senza controllo, senza valori, drogati!” con sincera sicurezza? Per poi scoprire, ad uno sguardo più attento, che criminologi e psicologi hanno provato duramente a studiare il fenomeno, scontrandosi con una realtà troppo complicata persino per loro. Chi dice frustrazione, chi dice rabbia, chi argomenta col disagio sociale, chi addita i genitori, chi ancora la noia. C’è addirittura qualcuno che suggerisce un’impronta utilitaristica nell’agire come branco, quasi come se il comportamento fosse lo sfogo precoce di un mondo che ci vuole costantemente in competizione. Ma questa suona spesso come un’accusa alla società stessa, di certo non scolpita dai giovani, e a questo punto meglio liquidare il tutto con “è la droga!”

LA DROGA – Calderone ancora più bistrattato del primo, ancora più generalizzato e incompreso. Se si vuole trovare una certezza nella parola droga è la sensazione che chi la usa vuole incutere nel lettore: paura. Perché non si capisce esattamente come, con assoluta arbitrarietà, possano rientrare nella categoria sostanze diverse come marijuana e eroina, ma non l’alcol o la nicotina. In questo caso però, paradossalmente, c’è parecchio margine per essere oggettivi, basta scegliere una definizione e rimanere coerenti con quella. Purtroppo però, facendo così, ci si accorge che caffeina e alcol dovrebbero essere trattate alla stregua dell’LSD, e questa cosa proprio non ci va giù.
Più facile quindi non prendere “qualsiasi sostanza capace di modificare temporaneamente lo stato di coscienza o comunque lo stato psichico dell’individuo”, ma solo quelle sostanze che un drogato si inietterebbe sotto un ponte, o fumerebbe in un vicolo buio, probabilmente per sfuggire a una drammatica vita fatta di inedia e caos. Il pensiero che ci si possa fumare una canna, senza per forza avere il desiderio di riempire un buco scavato dal disagio mentale, è semplicemente inconcepibile.

Però, di nuovo, la trappola dell’eccessiva semplificazione è dietro l’angolo: parlare di marijuana, ormai sdoganata da un impressionante numero di ricercatori, scienziati ed esperti, sembra fin troppo facile. L’eroina che abbiamo già citato prima, l’MDMA, la cocaina, il crack, i funghi allucinogeni, c’è un intero microcosmo di sostanze stupefacenti, ognuna con i propri difetti di cui discutere, ognuna col suo grado di dipendenza (a volte più basso dell’alcol e della nicotina, ma non ditelo ad alta voce). Per molti purtroppo questi sono dettagli ininfluenti, del resto stiamo parlando di drogati, questa è gente “senza valori!”

Il punto non è dare una risposta, è richiamare l’attenzione su una questione a cui ormai non possiamo più sottrarci: certe questioni sono complicate. E generalizzare sulla pelle delle faccende importanti, facendo retorica e morale stantia, pretendendo che il mondo sia in bianco e nero, è una pratica che non deve essere più accettata. Abbracciamo la complessità, sforziamoci di non cercare la risposta netta e facile, in un mondo che facciamo ogni giorno più fatica a comprendere.

di Matteo Buonanno Seves

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