Antropocene, arte per “dichiarare guerra” alle abitudini contro il pianeta

LE OPERE 'MONITO' DEGLI ARTISTI BLUXM E XULLI MOSTRANO FRAGILITA' DEL NOSTRO ECOSISTEMA

MOSTRA ANTROPOCENEDa qualche anno, la Terra è entrata in una nuova epoca geologica. Intorno agli anni 2000, il pianeta azzurro ha infatti superato il periodo più favorevole della sua lunghissima storia: l’Olocene. Iniziato 11mila anni fa, era il momento più vantaggioso mai visto in milioni di anni dal punto di vista climatico, ecologico e, soprattutto, umano. Sì, perchè noi nell’Olocene ci siamo nati. Non fisicamente, certo, ma la civiltà umana ha potuto prosperare solo quando questa era ha avuto inizio, perché coincidente con la fine dell’ultima fase glaciale che ha interessato l’intero emisfero settentrionale, permettendo ai nostri antenati di sparpagliarsi in giro per il globo in cerca di condizioni favorevoli. Il termine viene dal greco ὅλος che vuol dire ‘tutto’ o ‘intero’ e καινός, ‘nuovo’, quindi, significa ‘del tutto nuovo’. Ma ormai questo nome ha perso di significato, dato l’Olocene è ufficialmente finito con l’arrivo del ventunesimo secolo. Ora, ci troviamo in un’altra era. L’era dell’uomo: l’Antropocene.

Antropocene 1

BENVENUTI NELL’ANTROPOCENE – Oggi l’Homo Sapiens ha un simile impatto sull’equilibrio della Terra che ha superato quello degli altri fenomeni naturali. Per questo, dal punto di vista geologico, quella attuale è l’età dell’uomo. Più forte dei terremoti, degli uragani, della deriva dei continenti, capace di influenzare la temperatura del pianeta, di modificare in maniera indelebile la sua superficie: non c’è limite a quello che l’attività umana può fare. Eppure, se il termine è entrato nell’attualità solo da poco, risale ad un pensiero nato ben prima che l’Antropocene avesse inizio. Già nel 1873 un geologo italiano, Antonio Stoppani, notando il peso sempre più gravoso dell’uomo sulla natura, propose di varare la definizione di era antropozoica. Adesso non ci sono più dubbi e l’orma della nostra presenza si è fatta sempre più ingombrante. Basta guardare ciò che ci circonda, gli eventi disastrosi di cui l’uomo è direttamente responsabile: lo scioglimento dei ghiacciai, le calamità naturali, le estinzioni di massa.
Ed è proprio su questo che cerca di riflettere la mostra ‘Antropocene’ realizzata da Bluxm Magni e Matteo Xulli, due giovani artisti parmigiani che hanno dedicato a questo complesso (e cruciale) tema il proprio talento. L’obiettivo è di quelli grandi, fondamentali: avvicinare gli spettatori alla natura, per renderli consapevoli di quello che sta accadendo.

Antropocene 4

 

LA MOSTRA – Ospitata nello spazio espositivo LaZona al Centro Cinema Lino Ventura di via Massimo D’Azeglio 45, la mostra è gratuita e aperta fino al 26 febbraio, quindi non c’è scusa per non visitarla. Le opere sono esposte nei corridoi e negli angoli, in una simbiosi totale con l’ambiente che ha quasi del metaforico, il segno di come la Terra sia un reale tutt’uno con quello che ci circonda. Non a caso, la prima grande scultura che si nota è una gigantografia dei continenti a sfondo nero, rappresentati uniti a forza con un’enorme graffetta di legno. Dopo il primo assaggio, si susseguono i quadri, i dipinti, le fotografie, le chine che ritraggono soggetti tra loro diversi, come volti umani geometrizzati (tratto distintivo di Bluxm Magni), uccelli, farfalle, bambini. Un insieme di soggetti a cui si fatica ad assegnare un filo conduttore, se non quello di essere parte di qualcosa, di un mosaico più grande, di una totalità che rappresenta la natura nel suo complesso. Particolarità messe sotto la lente d’ingrandimento di due visioni sensibili che rischia di diventare, quasi trasversalmente, una sineddoche: le parti per il tutto.

Antropocene 2

A restituire questa sensazione contribuiscono anche i video proiettati sullo schermo al centro della sala grande. Ma non è l’unica delle “attrazioni” dal carattere squisitamente tecnico. “C’è perfino un’opera 3D che, attraverso gli occhialini, invita l’osservatore a muovere la fantasia sia mettendoli che togliendoli, visto che si tratta di un qualcosa godibile anche senza”, racconta Bluxm Magni.
Illustratore, disegnatore, grafico e artista a 360°, Bluxm è un allievo dell’Istituto Toschi dove ha conseguito l’attestato di ‘Maestro d’arte’. Proprio al Toschi ha conosciuto Matteo Xulli, con cui condivide la paternità della mostra. “Io e Bluxm ci conosciamo da 12 anni circa – conferma Xulli –. Abbiamo coltivato assieme la passione per il linguaggio visivo e le sue enormi potenzialità. È stato lui a proporre il tema e io ho accettato senza esitazioni perché mi sta molto a cuore passare messaggi ecologisti tramite le mie opere. È complesso trovare una soluzione e cambiare le proprie abitudini manda in confusione, un po’ come fare il giro della mostra e trovare opere con tecniche e stili diversi. Era questa l’idea”. Non a caso, dato che l’Antropocene è iniziato a causa del nostro stile di vita sempre più irrispettoso nei confronti della natura e delle sue conseguenze. “Sul tema dell’Antropocene ho basato i miei primi quadri. La primissima ispirazione – racconta Bluxm – l’ho avuta da quel che mi circonda, dal consumismo, dalla moda, dalla gente che passa il proprio giorno libero nei supermercati in preda ad un circolo vizioso che distrugge il pianeta. Tutti ne siamo consapevoli e nessuno fa nulla per migliorare la situazione. È colpa nostra ed è nostro dovere ricordare a tutti che le azioni delle persone decidono la direzione in cui sta andando la Terra”.
L’obiettivo è quello di smuovere le coscienze e il senso di responsabilità. “Ho deciso di esprimere attraverso il mio lavoro quella pigrizia che ha contraddistinto le generazioni che hanno favorito l’Antropocene, noi compresi – prosegue Xulli –, presentando opere incompiute. É un messaggio semplice: siamo intelligenti e applicando la nostra intelligenza potremmo arginare e risolvere il problema. Per questo ho cercato di aggiungere o cambiare qualcosa in corso d’opera, per mostrare l’errore, la fragilità degli ecosistemi, la propensione dell’uomo al vizio e alla violenza. Questo è il messaggio tecnico, ma ogni pezzo ha in sè qualcosa da raccontare”. Il materiale e la forma che contribuiscono al significato, una scelta artistica che aggiunge sfumature e livelli interpretativi.

Antropocene 5

Medesimo discorso anche per Bluxm. “Ho cercato di esprimermi attraverso i materiali, come quelli composti di sabbia e resina, oppure variando lo stile il più possibile – spiega –. Ci sono, ad esempio, lavori in digitale dove nascosti all’interno della figura sono presenti dei raccoglitori di diamanti, intenti a lavare accuratamente i detriti per trovare il gioiello, quando poi quello che conta veramente, più della pietra preziosa in sé, è il taglio di quest’ultima. Ho cercato di allacciarmi a questo per dire che la raffigurazione umanoide delle mie persone spigolose rappresenta proprio la preziosità della manifattura umana”.

Due artisti che, nonostante la giovane età, esprimono già una certa consapevolezza, tra necessità espressive e percorsi interiori. “Mi ha sempre affascinato la scultura sottrattiva rispetto a quella additiva – confida Xulli –, trovo più stimolante lavorare con pochissimo margine d’errore. In generale non ho mai avuto grandi influenze stilistiche, ma ho sempre apprezzato opere in cui si riconosce il genio nel rappresentare il vero”. Così entrambi provano a scovare l’arte dentro di sè. “Le mie influenze vengono più da uno scopo – spiega Bluxm a riguardo –, ovvero quello di semplificare la figura scomponendola nei solidi della sua costruzione. Tutto questo viene fuso col mio vissuto e coi miei gusti personali che cerco sempre di riportare. Non mi piace sentirmi legato a dei paletti e non seguo regole accademiche precise, anche perché sono convinto che sia l’epoca storica a fare l’artista e non il contrario. Poi naturalmente ci sono personalità che adoro, come Condo, Dalì, Magritte, Escher, Van Gogh. Però lavoro più sull’inconscio che sui modelli cercando l’ispirazione dentro di me e nel quotidiano”. Entrambi non hanno ancora trent’anni, sono agli inizi delle proprie carriere, eppure hanno le idee chiare sul futuro. Un futuro che passa attraverso la loro arte e la città in cui vivono: Parma. “Per la mia esperienza artistica – confida Xulli – spero di trovare in una realtà come Parma una bella rampa di lancio e il fatto che sia stata nominata Capitale della Cultura per il 2020 è un bel segnale”.

Antropocene 3

Un entusiasmo forte, non facile da seguire in un periodo storico in cui l’arte sembra essere stata svuotata del suo valore. “Io sto investendo tutto sull’arte – dichiara Bluxm –, ma lo farei comunque anche se non mi portasse un guadagno perché attraverso di essa riesco a capirmi meglio e a sfogarmi. Credo che la città dovrebbe stare vicina ai propri artisti, di ogni genere, perché l’arte è una parte importante della vita della comunità, ci fa emozionare e riflettere. Parma da questo punto di vista è estremamente vitale. Gli artisti dovrebbero essere agevolati ed avere una visibilità maggiore, ma devo ammettere che quest’anno sono stati realizzati tanti eventi che puntano ad un coinvolgimento forte del pubblico, come l’evento Illustratore in programma dal 3 all’11 marzo al Mercanteinfiera”.

Ma questo è il domani, di cui l’Antropocene farà sempre più parte e non bisogna dimenticarlo. “Ne mio piccolo ho voluto solo smuovere la curiosità verso questo argomento – conclude Bluxm – per dare una chiara visione della nostra situazione attuale e del nostro ruolo”.“Questo è un tema importantissimo – aggiunge Xulli – e mi sento di citare un pensiero di Picasso: sosteneva che non si può non avere interesse per gli altri esseri umani, che la pittura non deve solo decorare appartamenti ma essere un’arma di offesa e di difesa dal nemico. Mi auguro che i visitatori abbiano capito la gravità del problema e che uscendo dalla mostra si sentano un po’ in guerra con quegli atteggiamenti che favoriscono la distruzione del pianeta. Senza dubbio è necessario che i giovani siano consapevoli delle condizioni attuali della Terra e che sappiano come comportarsi e come educare le generazioni che verranno dopo”.

 

di Elia Munao’

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*