Una donna su 3 vittima di violenza, Parma 2^ in regione per stalking

9,7% DEI CASI DELL'ER. L'8,7% DEI GIOVANI RITIENE ACCETTABILE RICHIUDERE O CONTROLLARE UNA DONNA

Nel corso della propria vita 6 milioni 788 mila donne in Italia tra i 16 e i 70 anni, quasi una su tre (31,5%), riferiscono di aver subìto una qualche forma di violenza fisica (20,2%) o sessuale (21%), dalle forme meno gravi come lo strattonamento o la molestia a quelle più gravi come il tentativo di strangolamento o lo stupro (5,4%). Questi dati, resi noti lo scorso febbraio, sono quelli che emergono dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere.
Una violenza è una violenza, che sia fisica, psicologica o economica. Anche quella che si traduce in comportamenti persecutori, dai messaggi insistenti alle minacce, e che generano nella vittima stati di paura e ansia, compromettendone la vita quotidiana. Per questo motivo dal 2009 lo stalking è inserito tra i reati di atti persecutori nel codice penale italiano con una legge specifica.
Nel totale dei 7.900 casi di violenza denunciati tra il 2013 e il 2016 dalle donne dell’Emilia-Romagna, dopo Bologna, Parma è la città che in regione conta il maggior numero di casi di stalking, con una percentuale del 9,7% e che rappresenta il 30% circa delle segnalazioni per violenza registrate nella provincia.

I DATI DI PARMA – Il documento del Senato entra nello specifico fornendo dati sugli attori di violenza, le vittime e le pene irrogate in tutta la regione Emilia e Romagna. Per il reato di maltrattamento, i casi sono 3.660 dal 2013 al 2016 e rappresentano un reato consumato per cui quasi sempre è noto l’autore. Su un tasso specifico di 10.000 donne residenti, nella provincia di Parma il 16,65% ne è stato vittima. Per quanto riguarda il reato di omicidio consumato o tentato, i dati mostrano che rispetto alla popolazione femminile residente, è Piacenza ad avere il tasso per 100.000 più alto mentre Parma è al terzo posto con una percentuale del 3,08. Analizzando la violenza sessuale invece, sempre secondo i dati Istat 2013-2016, Parma registra 13 casi di reati consumati ad opera di ignoti. Riguardo il reato di violenza sessuale di gruppo, il meno frequente, su un tasso specifico di 100.000 donne, Parma registra un tasso del 2,20%. Parma, dopo la procura distrettuale, è però anche la sede con il maggior numero di ordinanze emesse (17 per cento con valore assoluto 296), quindi con il numero più alto di azioni legali attivate in seguito a denunce. Più del 60% delle vittime sono donne nate in Italia, come anche il 60% degli indagati è di origine italiana.

COS’É LO STALKING – Per stalking s’intende un comportamento persecutorio da parte di un individuo, definito ‘stalker’, attraverso riguardi ed attenzioni nei confronti una vittima. Queste attenzioni non corrisposte possono tradursi in telefonate, messaggi, lettere, ma anche veri e propri appostamenti. Le ragioni che spingono lo stalker ad agire in questo modo possono essere molte, dall’ossessione sentimentale verso una persona fino al desiderio di imporre la propria autorità in un rapporto o a seguito di un rifiuto. A livello teorico è una violenza che non segue nessuna regola di genere, ma l’indagine Istat del 2017 rivela che lo stalking è un tipo di fenomeno fortemente legato alla violenza di genere. Inoltre, “il fenomeno dello stalking spesso si associa anche ad altre forme di violenza”, spiega la relazione parlamentare. La percentuale calcolata di casi relativi a reati di stalking che incorrono nel penale risulta comunque inferiore al 50% a livello nazionale. A proposito delle misure cautelari specifiche per la messa in sicurezza della vittima – pur arricchite nel corso del tempo dal legislatore – il documento del Senato auspica una sollecita revisione del sistema operativo informatico, che consenta la corretta rilevazione della misura del divieto di avvicinamento e comunicazione con la vittima di reato, misura che, soprattutto in tema di stalking, è oggetto di frequente applicazione.

dottoressa SabbadiniLA COMMISSIONE D’INCHIESTA – Il Piano nazionale contro la violenza di genere, che comprende anche il reato di stalking, riguarda la ricerca completa sulla violenza fisica, sessuale e psicologica nei confronti delle donne. A questo proposito il Senato ha deliberato l’istituzione di un’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta monocamerale con il compito di svolgere indagini su ogni forma di violenza di genere, accertare le possibili incongruità e carenze della normativa, analizzare gli episodi di femminicidio a partire dal 2011, accertare il livello di attenzione e la capacita d’intervento delle autorità e delle pubbliche amministrazioni, monitorare l’effettiva destinazione alle strutture che si occupano della violenza di genere e infine proporre soluzioni di carattere legislativo e amministrativo. La Commissione si è riunita per la prima volta il 19 aprile 2017 eleggendo come presidente la senatrice Francesca Puglisi.

LE VIOLENZE IN ITALIA – Le valutazioni e le statistiche sui fenomeni di violenza sono molto difficili da portare a termine perché i capi d’accusa sono molti, come anche i soggetti coinvolti. Vittime, persecutori, famiglie, associazioni antiviolenza, forze dell’ordine, istituzioni. Per avere un campione sufficiente e una visione complessiva, l’Istat raccoglie e organizza i dati dal 2004 al 2016 per rispondere alle domande sulla diffusione del fenomeno nelle sue caratteristiche di violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, stalking; le caratteristiche delle vittime e degli autori; la reazione alla violenza e i costi sociali in termini di conseguenze fisiche, psicologiche ed economiche; la dinamica della violenza e la relazione nella coppia nei casi di violenza in famiglia; i fattori di rischio (come l’abuso di alcool o l’aver assistito a violenza quando l’autore o la vittima erano piccoli); la violenza assistita da parte dei figli o subita prima dei 16 anni, come spiega la relazione della commissione parlamentare.
Da questi dati è possibile ricavare dinamiche ma anche riflessioni. A partire, ad esempio, da quella che rileva che spesso molte delle peggiori violenze si consumano tra le mura domestiche. “Gli autori di quelle più gravi (violenza fisica o sessuale) sono prevalentemente i partner attuali o gli ex partner (62,7%). Gli sconosciuti sono invece nella maggior parte dei casi autori di molestie sessuali (76,8%). Due milioni e 800 mila donne sono state vittime delle loro violenze”. Risulta però anche un incremento annuale della consapevolezza della vittima, sempre più portata a raccontare ciò che le succede. Le donne riescono ad interrompere le relazioni prima che l’escalation violenta arrivi a manifestarsi. La dottoressa Linda Laura Sabbadini, statistica sociale, spiega però che nonostante questi risultati, ancora oggi “l’8,7% dei giovani maschi ritiene accettabile rinchiudere la donna in casa o controllarla nelle sue uscite e telefonate, il 9,2% ritiene che in alcune circostanze sia accettabile qualsiasi imposizione di coinvolgimento in rapporti sessuali senza consenso, dentro e fuori la coppia”.

Per quanto riguarda lo stalking, solo negli ultimi tre anni sono stati registrati in Italia 436 mila casi di telefonate oscene, 1 milione 100 mila pedinamenti, 773 mila molestie sessuali via social network su un campione di 25.000 donne. La nuova tecnologia, la possibilità di rintracciare la chiamata, influiscono notevolmente sul reperimento di questi dati.

Entrando nel dettaglio, sono 3 milioni e mezzo le donne tra i 16 e i 70 anni ad aver subito atti di stalking, cioè il 16,1% della popolazione femminile italiana. Tracciando i profili degli autori, nell’85% dei casi si tratta di uomini, in quest’ordine: ex partner, sconosciuti, conoscenti, ex compagni di scuola e infine colleghi di lavoro. Emerge un dato inquietante tra le donne che hanno concluso una relazione: “Ben il 21,5%, cioè 1 su 5, ha subito stalking dall’ex-partner”, con atti persecutori subiti più volte a settimana nel 70% dei casi, episodi protratti per molti mesi nel 58% dei casi e per più di un anno nel 20%. Inoltre “il 78% delle vittime non si è rivolto a nessuna istituzione e non ha cercato aiuti presso nessun servizio specializzato. Solo il 15% di donne si sono rivolte alle forze dell’ordine, il 4,5% a un avvocato, l’1,5% a centri antiviolenza o a strutture specializzate”. Questi stessi dati dimostrano che il fenomeno tocca per la maggior parte il genere femminile che raggiunge il 77% del totale di casi analizzati.

 

di Lorenzo Rigamonti e Giulia Moro

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