Come la pornografia cambia la percezione della sessualità?

CRESCE LA DIPENDENZA DAI CONTENUTI A LUCI ROSSE MA NON LA CONSAPEVOLEZZA DEI RISCHI

Non è di certo una novità, la pornografia. Se la intendiamo come semplice raffigurazione di una scena sessuale o di nudità, le sue origini potrebbero risalire ai lupanari dell’antica Pompei romana o all’Adonis von Zschernitz, un disegno prodotto 7mila anni fa in Germania, se non addirittura alla Venere di Willendorf, celebre statuetta che di anni ne ha circa 26mila.
Eppure è con l’avvento del ventunesimo secolo che la pornografia si è arricchita di nuovi significati e nuove conseguenze. Soprattutto i giovani, che per la loro vicinanza al mondo del web ne risultano maggiormente influenzati, si trovano a confrontarsi con una serie di problematiche di cui, forse, i loro genitori o i loro nonni non potevano neppure immaginare l’esistenza.

Bassa autostima, calo del desiderio, disfunzione erettile, eiaculazione precoce. Sono soltanto alcune delle difficoltà a cui gli individui vanno incontro quando, affidando i loro impulsi sessuali alla pornografia, finiscono col superare un certo limite. E di questi giovani dalla sessualità deviata, nel ventunesimo secolo, ce ne sono sempre di più: “Quello che è cambiato è soprattutto la fruibilità che abbiamo adesso della pornografia grazie a internet”, spiega Marcella Bassan, psicologa e psicoterapeuta specializzata in sessuologia. “Basta mettersi online per trovare qualsiasi cosa, mentre prima bisognava andare in edicola per prendere un giornale pornografico. La pornografia in questo modo può diventare una sostituzione di quella che è la normale sessualità“.

COME INCIDE – Le modalità con cui la pornografia incide sull’identità sessuale di un individuo, secondo Bassan, sono molto chiare: “Prima di tutto c’è un immaginario erotico diverso, perché, quando si ha un’immagine così perfetta del sesso, con degli attori e un contesto costruito ad hoc, è come se si costruisse una sorta di confronto con quella che è la vita reale, creandone una percezione distorta. Ad esempio, negli uomini potrebbe creare un senso di inadeguatezza nella prestazione, o un deficit erettivo che chiamiamo anoressia sessuale. È come se ci fosse un’assuefazione al sesso, si è già sufficientemente appagati e non si sente più il bisogno di avere dei rapporti reali. D’altra parte può esserci anche un continuo bisogno di esperienze nuove, perché il virtuale crea tutta una serie di possibilità e di alternative che portano ad alzare l’asticella, facendo desiderare cose che però la realtà non può dare. Diventa quindi una catena, la realtà non soddisfa e l’unica gratificazione rimane nel mondo virtuale.” Inoltre, un’altra conseguenza può essere il distacco emotivo nei confronti del partner, che presenta delle sfumature diverse tra uomini e donne. Dal momento in cui per una donna il rapporto sessuale si basa su un coinvolgimento emotivo prima che fisico, sarà più facile che si senta insoddisfatta delle prestazioni del compagno poiché godrà maggiormente nel procurarsi piacere da sola. “Anche i recettori del piacere cambiano, nel senso che si attivano meno quanto più si fruisce della pornografia – spiega Bassan – quindi si appiattisce il livello di reazione al piacere, e questo si ricollega al concetto di assuefazione di cui abbiamo parlato.”

“C’È UN LIMITE BEN PRECISO” – Secondo Bassan, la pornografia può avere di certo degli effetti positivi: “Per esempio, si può usare nelle terapie di coppia ed è anche molto funzionale. Se una coppia è in una fase di stallo e bisogna introdurre nella routine un qualcosa di stimolante, può essere utile guardare dei film pornografici insieme. Il limite però sta nella frequenza: quando il porno diventa l’unica modalità di sfogo dell’impulso sessuale e di soddisfacimento, questo ha una ripercussione sulla persona. Non si può sostituire il porno alla vita sessuale, semmai deve essere un supporto. Questo dipende anche dall’età della persona che ne fa uso: i ragazzi molto giovani che non hanno ancora avuto esperienze e non hanno dei parametri per valutare la propria prestazione o quella controparte possono restare delusi. A volte ho dato delle consulenze a dei ragazzi che credevano di essere eiaculatori precoci e invece, quando poi abbiamo parlato della durata effettiva del rapporto, questa si è rivelata essere una durata normale. Il punto è che non avendo riferimenti concreti con cui confrontarsi, rimanevano delusi, ma bisogna capire che il porno non può essere un modello di riferimento. Questa delusione può avere anche una ripercussione pesante a livello di autostima, soprattutto sugli uomini, perché gli uomini tendono a confrontarsi a livello prestazionale con queste immagini di riferimento.”

UNA DIPENDENZA DA CUI SI PUÒ GUARIRE – A questo proposito, sostiene l’esperta, è già fondamentale capire cosa spinge le persone a soffermarsi sulla pornografia: la noia, il bisogno di scaricare l’ansia o il semplice piacere. Qualunque sia il motivo che spinge a iniziare, in certi casi questa pratica può diventare compulsiva. “A un certo punto, masturbarsi con i porno può diventare un vero e proprio bisogno, e qui nasce la dipendenza dalla pornografia che non è soltanto una dipendenza masturbatoria, riguarda anche una semplice la visione di materiale. Ho in cura delle persone che guardano immagini anche senza masturbarsi, solo perché hanno questo bisogno di guardarle costantemente tutti i giorni. Anche la ricerca dell’immagine che ti piace di più è di per sé un piacere, una cosa eccitante, e quindi già solo la ricerca diventa di per sé una compulsione”. Inevitabile chiedersi, allora, se dalla dipendenza si possa anche guarire: “Tecnicamente sì, si può guarire, ma è bene farlo con la guida di un esperto perché prima di tutto bisogna capire qual è il motivo che ti spinge a rifugiarti in quella dipendenza. Quella è la chiave. Se non si capisce la ragione della dipendenza, il vuoto che si cerca di colmare, non si riesce nemmeno a trovare un metodo di compensazione veramente funzionale e alla fine si può sviluppare una nuova dipendenza da qualcos’altro.”

“INCENTIVO ALLA SOTTOMISSIONE DELLA DONNA” – Secondo Bassan, la pornografia non è una diretta causa dell’aumento della violenza di genere. Tuttavia, ha un effetto ugualmente negativo: “Da questi contenuti, in generale, abbiamo quasi sempre messaggio di dominanza dell’uomo rispetto alla donna. Già normalmente questo è un messaggio subliminale che viene trasmigrato a livello sociale e ovviamente nella pornografia è ancora peggio. È molto facile trovare video in cui ci sia una donna sottomessa: una donna con più uomini, o una donna legata nei casi delle pratiche masochistiche. È più difficile vedere un uomo in quella situazione. La pornografia non incide direttamente sulla violenza perché, tendenzialmente, se una persona è violenta è violenta. Questo messaggio però non aiuta sicuramente a dare valore alla figura e al ruolo della donna”.

LA PAROLA AI GIOVANI – Ma, effettivamente, quanti giovani percepiscono questa distorsione da pornografia nella propria quotidianità?
Per rispondere a questa domanda abbiamo lanciato un sondaggio anonimo interpellando 78 persone – tra ragazzi e ragazze – di età compresa tra i 19 e i 34 anni. Il 71℅ degli intervistati ha confermato la possibilità di una concreta distorsione della sessualità. “La pornografia ci fa vedere un mondo che, di fatto, nei nostri letti non esiste“, spiega Martina. “Crea un modello ideale di prestazione che spesso contrasta con i rapporti che si hanno nella vita reale. Nei video ci sono delle pratiche che vengono fatte passare per giuste e inoltre viene eliminata la componente comunicativa, che tra i partner è essenziale”, aggiunge Marco. Tuttavia, c’è anche chi sostiene che la sessualità non venga deformata dal consumo di contenuti pornografici e che il rischio sia circoscritto a poche categorie di persone, soprattutto quei giovani che per inesperienza non riescono a scindere la realtà dalla finzione.

Ci siamo dunque chiesti perché le persone, pur consapevoli delle possibili conseguenze, scelgano di utilizzare immagini e video a luci rosse. Tra il 90% di intervistati che hanno affermato di farne uso, la maggior parte ha ammesso di guardarli durante la masturbazione, ma c’è anche chi lo fa per noia, semplice curiosità oppure per l’assenza di un partner. “Sono gay ed è difficile trovare qualcuno con cui approcciarsi soprattutto sul piano fisico, quindi guardo i porno per sopperire a questa mancanza”, racconta Davide. Quando un utente non riesce più a farne un uso equilibrato, si possono però presentare dei problemi che sfociano in stati d’ansia o disagio: “I porno mi hanno reso un po’ più teso nel vivere la mia vita sessuale”, continua Davide. “È come se mi facessi troppi complessi su cosa fare, come farlo e soprattutto su qual è il mio aspetto fisico”.

Per quanto riguarda le categorie preferite dagli intervistati, i dati hanno sottolineato due tendenze contrapposte. Tra coloro che hanno affermato di avere delle preferenze, il 19℅ apprezza i video amatoriali poiché più vicini a una sessualità reale, mentre il 28% preferisce maggiormente dei contenuti più estremi proprio perché questi non sono riproducibili concretamente nella quotidianità. “Mi eccita vedere le persone sottomesse” ammette Luca. Questo tipo di preferenza però non si limita al genere maschile, come evidenzia la testimonianza di Chiara: “Mi piace guardare le pratiche riconducibili al BDSM, bondage, dominazione, sadismo. Mostrano quelle fantasie che di rado si riescono a realizzare nella quotidianità“. Nonostante però molti ammettano di aver voglia di riprodurre certe pratiche ‘estreme’ nella loro esperienza sessuale quotidiana, questo non avviene mai effettivamente, e ciò che guardano nei video rimane uno stimolo alla fantasia più che un stimolo alla sperimentazione.

PORNOGRAFIA, MA NON SOLO – Non è l’utilizzo di materiali pornografici l’unico fattore in grado di disturbare la sessualità. “Conta molto anche lo stress che si vive oggi nelle società occidentali. La vita viene vissuta tutta di corsa, con orari da rispettare, cose da fare e luoghi da raggiungere. Questo porta le coppie a trascorrere meno tempo insieme, e oltretutto siamo umani, quando torniamo a casa non siamo in grado di lasciare fuori dalla porta tutte le sensazioni vissute durante la giornata. Lo stress, come il benessere, si riflette in tutto, anche nella sessualità. Il malessere che una persona prova – un lutto, un momento di tristezza, una delusione, la perdita del lavoro – influenza anche la sessualità, perché noi siamo un corpo con delle emozioni e quello che siamo lo portiamo anche a letto. La sessualità è il modo più naturale con cui ci esprimiamo, è la nostra parte più spontanea, e se ci sono delle difficoltà è normale che si ripercuotano prima di tutto sull’aspetto sessuale”, conclude Bassan.

 

di Yara Al Zaitr e Alessandro Caltabiano

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*