Migranti climatici in un futuro che non è fantascienza, parola di Arpaia

L'INCONTRO CON L'AUTORE DI 'QUALCOSA E' CAMBIATO' APRE LA RASSEGNA 'ASPETTANDO IL TERZO GIORNO'

Un romanzo tra scienza, sociologia e politica che spinge ad aprire gli occhi sullo scenario ambientale che l’uomo potrebbe trovarsi a vivere se non si inverte la rotta sui cambiamenti del clima. Giovedì 15 marzo l’incontro al Palazzo del Governatore con Bruno Arpaia, autore del libro ‘Qualcosa, là fuori’, ha dato il via a una serie di tre incontri sul tema della sostenibilità che anticipano il progetto espositivo ‘Il Terzo Giorno’ che dal 20 aprile al 1 luglio ospiterà a Parma 115 opere di 40 artisti di fama internazionale sul tema della sostenibilità, dell’ambiente e del rapporto uomo – natura. Questa è la prima mostra in Italia ad avere un approccio ‘for benefit’ in quanto il 50% degli incassi della biglietteria saranno restituiti al Comune parmigiano per finanziare il progetto di sostenibilità ambientale ‘Km verde‘.

Romanziere, giornalista, consulente editoriale e traduttore di letteratura spagnola e latinoamericana, Bruno Arpaia si è laureato in Scienze Politiche con specializzazione in Storia americana per poi intraprende la carriera giornalistica al Mattino di Napoli, prima di trasferirsi a Milano nel 1989.

UN VIAGGIO NEL FUTURO PER RIFLETTERE SUL PRESENTE – Spesso nei testi di Arpaia una forte componente scientifica viene rielaborata in una chiave narrativa in cui il tempo è elemento primario. Così in Qualcosa, là fuori’, edito da Ugo Guanda, il lettore si trova immerso in un futuro immaginario ma non fantascientifico.
Il libro affronta il tema dell’emigrazione di massa causata dai disastri ambientali come il surriscaldamento globale e l’innalzamento del livello del mare con la conseguente scomparsa delle coste dell’Europa centro meridionale, in particolare di quelle italiane. In questo mondo diventato ormai ostile, in un futuro non troppo distante, tra il 2078 e il 2080, il protagonista, un anziano neuroscienziato e ambientalista, Livio Delmastro, decide si spostarsi dal suo piccolo paese di Frossinoro (nel Modenese) alla volta dei Paesi Nordici come la Scandinavia. Lì, tra le nazioni del circolo artico, è dove temporaneamente esistono ancora condizioni di vita accettabili che permettono un clima mite e una vita civilizzata. I cambiamenti climatici, infatti, non hanno sconvolto solo il clima, ma hanno avuto ripercussioni anche sulla vita sociale e politica. L’Unione europea si è ritirata ai confini meridionali della Germania, ma quando la pianura centrale europea non è stata più vivibile, è nata l’Unione del Nord, ai confini con la Scandinavia, lasciando al proprio destino il resto delle popolazioni europee in territori ormai devastati dai mutamenti climatici.
In questo contesto, il libro segue la storia di Livio che, arrivato a Stanford, nel 2036 incontra Leila, di origini arabe. Tra i due sboccia l’amore, nasce un figlio ma nel 2050 la famiglia sarà costretta a lasciare gli Usa a causa di leggi razziali. Tornato in Italia, Livio trova una situazione violenta e degenerata: la penisola è quasi desertificata, messa in ginocchio da profondi sconvolgimenti sociali e politici, dalla corruzione e da scontri etnici e violenza per le strade. Qui, a causa di questo ambiente incivile e pericoloso, Livio perde la moglie e il figlio. Costretto a vagare per sedici anni, si ritrova solo in un mondo che sta andando a rotoli, abbandonato a sé stesso. Solo in un secondo momento scoprirà l’esistenza di multinazionali in grado di aiutarlo ad emigrare e, all’età di settantacinque anni, decide di intraprendere questo rischioso viaggio da migrante ambientale. Nonostante durante il tragitto desideri più volte di farla finita, il protagonista trova una ragione di vita nell’aiutare le persone incontrate lungo il cammino che, come lui lottano per la salvezza. Ci riuscirà?

L’INCONTRO – Lo scenario descritto nel mio libro prende spunto da dati ricavati dagli studi scientifici sul cambiamento climatico che ripetono che se continueremo a non fare nulla per arrestare il surriscaldamento globale, alla fine del secolo lo scenario sarà quello catastrofico raccontato nel libro”. Con questa importante premessa Bruno Arpaia apre l’incontro di presentazione del volume che, ci tiene a specificare, non è assolutamente fantascientifico. “E’ stato dimostrato come il cambiamento ambientale può portare anche gravi problemi sociali e politici. Non a caso, nel 2004 l’esercito americano ha stilato tra i vari problemi sociali quello climatico come causa primaria”.
Da qui il forte messaggio celato tra le pagine del libro. Per Arpia, infatti, compito della letteratura è aprire gli occhi sui problemi del mondo con l’obiettivo di ricercare qualcosa di meglio. Nonostante lo scenario descritto nel romanzo sia catastrofico dal punto di vista climatico, la sua è una visione abbastanza ottimistica, che colloca nel futuro eventi che già stanno accadendo. Tra gli esempi, importante è il caso della siccità californiana realmente avvenuta nel 2015 ma che nel libro è posticipata al 2036, o la questione dell’innalzamento del livello del mare, che stando alle previsioni degli scienziati, dovrebbe aumentare di dodici metri entro il 2100. Previsioni che risulteranno peggiori se si continua ad ovviare il problema climatico, sollecita Arpaia.
Accanto al tema ambientale, assume rilevo anche quello dell’emigrazione, “essenziale”, secondo l’autore, per la sopravvivenza della specie umana. “L’emigrazione ci ha dato quella flessibilità neuronale che, noi Homo Sapiens, abbiamo rispetto all’uomo di Neanderthal. Noi Sapiens siamo emigranti da sempre e questa migrazione ci rende ciò che siamo. Migrare fa bene all’umanità –  afferma Arpaia -. Coloro che hanno il coraggio di emigrare sono, forse, i più intraprendenti ma occorre saper accoppiare il ‘vagare’ con il ‘restare’ , a patto che restare significhi creare qualcosa di concreto”.
Aspetto importante del suo libro è poi lo studio del cervello. Non a caso il protagonista è appunto un neuroscienziato. A tal proposito l’autore ricorda come svariati studi abbiamo dimostrato che il cervello umano ha la capacità di creare una propria visione che ritiene più verosimile su ciò che accadrà. Proprio seguendo questo concetto, Arpaia ha scritto il suo libro con l’intenzione di far immedesimare il lettore nei panni dell’emigrante. “Il cervello ha la capacità di immagazzinare maggiori dettagli se questi sono raccontati con una storia. Le storie, infatti, ci fanno fare esperienze anche indirettamente, non a caso ci sono alcuni studi che affermano che chi legge molti romanzi è più adatto alla vita sociale”.

Che cosa ci impedisce di cambiare direzione per salvaguardare l’ambiente? Qual è l’ostacolo principale? Pur trattandosi di argomenti molto complessi su cui anche la comunità scientifica non sempre è concorde parlando dei meccanismi di cambiamento climatico, secondo Arpaia uno degli ostacoli principali siamo proprio noi perchè “siamo predisposti a notare più i cambiamenti improvvisi che quelli graduali, basti pensare che iniziamo a preoccuparci di qualcosa soltanto quando avviene una catastrofe come nel caso del nucleare dopo lo scoppio della centrale di Chernobyl”. Una disattenzione costante che però può portare a conseguenze irreversibili. “Per l’ambiente quando ce ne accorgeremo sarà forse troppo tardi”, conclude Arpaia.

 

di Ernesto Vastola e Marilina Leggieri 

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