Credente vs ateo: intervista doppia tra opposti accumunati dal rispetto

GIOVANI BATTEZZATI IN FUGA DALLA FEDE, MA C'E' CHI NON CAMBIA PERCORSO

Trovare e vivere autenticamente la propria fede oggi è sicuramente molto difficile. La fede è caratterizzata dai condizionamenti storici, dalle situazioni, dalle esperienze che si vivono. In Italia, anche se ci sono molti non credenti, diversamente credenti, o fedeli di altre confessioni religiose, la fede deve fare sempre i conti con la Chiesa cattolica che, nonostante le grandi partecipazioni durante gli incontri con il Papa, è in bilancio passivo rispetto al coinvolgimento di giovani.

Un bilancio che sembra peggiorare visto che sono sempre di più i ragazzi che pian piano abbandonano la religione. Giulia, studentessa, è una di questi: “Quando frequentavo il liceo ho iniziato a farmi domande su quello che succedeva nella mia vita e sul mio futuro. Dopo aver ricevuto i sacramenti poco alla volta mi sono allontanata dalla Chiesa e non ho sentito più il bisogno di avere un rapporto con la religione. Era ormai diventato un modo di vivere che non sentivo più e che razionalmente facevo fatica a capire. Nonostante ciò rispetto chi crede in Dio, o nei miracoli, anche se adesso non riesco a condividerne il pensiero. Cosa insegnerò ai miei figli? Non è escluso che possa introdurli ai sacramenti che io stessa ho ricevuto. Poi saranno loro a scegliere il percorso successivo.”

Non tutti, però, hanno attraversato una fase di transizione. C’è chi ha da subito avuto un rapporto forte con la religione che ha mantenuto nel tempo e chi mai. Abbiamo chiesto a Giada, 22 anni credente e a Giulio, 26 anni e ateo di raccontare la loro esperienza.

 

Quale percorso o evento ti ha portato alla tua scelta?

Giada: “Hanno iniziato il mio percorso i miei genitori facendomi battezzare e portandomi a catechismo. Mia madre poi era anche la mia catechista. Crescendo ho continuato a frequentare l’oratorio perché avevo lì il mio gruppo di amici, trovavo interessanti gli argomenti che il don organizzava in cui parlavamo di fede, quindi ho iniziato a leggere il Vangelo e a fare io stessa la catechista.”

Giulio: “In realtà non c’è stato un evento preciso: la mia famiglia è atea e non mi ha imposto il battesimo o l’insegnamento della religione a scuola. Sono cresciuto con la loro visione che, crescendo e studiando è diventata la mia. Penso sia meglio così, nel caso un giorno cambiassi idea faccio sempre in tempo a battezzarmi, senza vedermi imposta questa decisione da quando sono piccolo ed inconsapevole.”

 

Secondo te l’ateo è più libero rispetto al credente?

Giada: “Secondo me no, alla fine i comandamenti della Chiesa non sono poi così diversi dalla morale imposta dalla giustizia o dal buon senso. Credo che non andrei in giro ad ammazzare o derubare le persone anche se non fossi credente.”

Giulio: “Dipende da tante cose ma in generale credo di sì. Penso di essere libero da una morale un po’ arcaica e se, compiendo una scelta, mi ritrovo coerente con i loro principi, so che essa dipende esclusivamente da me non da qualcosa che mi è imposto dall’etica.”

 

Cosa vuol dire secondo te vivere con o senza Dio? Avere fede in un essere superiore è un bene o un male?

Giada:”Secondo me è un bene, è credere che il mio destino sia nelle mani di un essere buono che mi ama, e che dopo la morte di noi rimanga qualcosa. Nella vita quotidiana non penso costantemente a Dio e a cosa pensa in relazione a una mia determinata cosa: sono comunque libera di pensare con la mia testa.”

Giulio: “Non penso che vivere senza Dio renda cinici, semplicemente non affido il mio futuro a un essere superiore di dubbia esistenza che narrano essere onnipotente e invece non sembra avere sempre il controllo della situazione. Non penso sia un male o un bene credere in un essere superiore, se si fa proprio il concetto di libertà, non è la fede a fare di uomo una cattiva persona. L’estremismo, quello sì, ma ovviamente da entrambe le parti.”

 

Qualcuno ha mai provato a farti cambiare idea? Tu come cercheresti di convincere l’opposto sulle tue ragioni?

Giada: “Hanno tentato di convertirmi a un’altra religione quando stavo con un ragazzo musulmano, alla fine ero troppo attaccata alla mia fede e alla mia cultura per fare un gesto del genere: non sarei stata serena. Per far convertire un ateo forse potrei fare leva sul fatto che c’è qualche prova storica dell’esistenza di Gesù. Ma penso sia una cosa più legata ad eventi personali.”

Giulio: “No nessuno. Nonostante i miei amici abbiano frequentato religione e, ai tempi, il catechismo, non mi sono mai sembrati così convinti o arroganti da impormi le loro idee. Sono sempre stati piuttosto indifferenti al tema e forse frequentavano più per stare insieme tra di loro che per vera credenza, come credo succeda a quasi tutti. Io per convincere un credente con le mie idee direi appunto che se Dio fosse onnipotente non permetterebbe tutte le cose brutte che succedono oggi, però so che appunto non convincerei nessuno. E’ più facile convincere qualcuno a cambiare idea sulla Chiesa e sui principi che neanche lei rispetta che su Dio.”

 

Secondo la tua esperienza, come educheresti i tuoi figli?

Giada: “Sicuramente li battezzerei, farei fare loro religione a scuola per conoscere anche le altre fedi e catechismo per capire in cosa consiste la nostra, li accompagnerei a messa la domenica finchè non avranno fatto Comunione e Cresima. Poi lascerei scegliere loro se continuare ad andare a messa e da adulti sposarsi in chiesa, oppure convertirsi o non credere, o quello che vorranno. Penso, però, che per decidere se credere e in cosa, prima un’educazione in questi campi sia d’obbligo.”

Giulio: “Educherei i miei figli come i miei genitori hanno fatto con me, senza imposizioni che da piccoli sono alquanto inutili. Il contesto sociale poi farà loro maturare un’idea che potranno seguire senza problema, anche se sarà contrastante con la mia. Sicuramente però insegnerò il valore della libertà che è la cosa fondamentale.”

 

di Laura Storchi e Mattia Celio

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