Michele Brambilla: “Da milanese voglio bene a questa terra, Parma ha tutti i motivi per avere fiducia nel futuro”

A TU PER TU CON IL DIRETTORE DELLA GAZZETTA DI PARMA, TRA VENDITE, SFIDE DEL WEB E GRANDI ORGOGLI PERSONALI

Dal novembre 2015 Michele Brambilla è il direttore responsabile della Gazzetta di Parma e dei servizi informativi di Radio TV Parma. Per conoscere meglio lui e la sua professione ma anche le dinamiche del principale giornale in città, siamo andati ad incontrarlo negli uffici della sede di via Mantova.

Partiamo dalle novità: di recente, la Gazzetta ha cambiato formatoveste grafica per offrire al pubblico un “prodotto più moderno”. “Ormai – spiega il direttore – tutti i giornali hanno questa dimensione che si chiama ‘Berliner’. É più semplice da tenere in mano, più agevole da sfogliare, da leggere e la nuova grafica si è adeguata. Abbiamo ridisegnato spazi, caratteri, numero di colonne”. Un restyling che ha avuto un ottimo riscontro, nonostante il possibile rischio di perdere lettori quando si cambia grafica. “Noi non abbiamo perso copie, anzi, ne abbiamo guadagnate rispetto a gennaio, anche grazie al fatto che ci sono state notizie importanti e questo ci ha tirato su le vendite. Però anche nei giorni di ‘magra’ di notizie, non abbiamo mai perso una copia e siamo convinti di aver fatto un giornale più bello“.

GIORNALISMO LOCALE – Prima di approdare a Parma, Brambilla ha avuto una lunga carriera nel mondo del giornalismo, sia locale che nazionale. Ma che cambiamenti ci sono stati nel ruolo del giornalismo locale rispetto al passato a fronte anche di tanti media d’informazione oggi disponibili? “Il giornalismo locale non è cambiato tanto. La sua vocazione è quella di raccontare la vita di una comunità. 20 o 30 anni fa si facevano molte più pagine nazionali ed estere e meno di cronaca locale. Oggi c’è una tale quantità di telegiornali e di giornali nazionali online per cui si pensa che il lettore sappia già cosa è successo in Italia e nel mondo e quando compra il giornale locale, voglia soprattutto sapere cosa è successo nel territorio in cui vive. Quindi oggi la Gazzetta di Parma ha sicuramente molte più notizie locali di quante ne avesse una volta“, risponde Brambilla.
Ma le differenze tra giornalismo locale e nazionale si trovano anche nell’attenzione del pubblico: “Sul locale c’è un controllo dei lettori sulla notizia molto superiore”. Infatti, nel caso in cui un giornale nazionale commetta un errore di dettaglio, sarà difficile che venga scoperto dai lettori, ma nel caso di una notizia locale, i lettori lo scopriranno immediatamente. “
Qua, nei paesi, quando succede qualcosa i cittadini lo sanno già, prima di acquistare il giornale. Lo comprano per saperne di più, per sapere i particolari. Ma se tu sbagli un particolare vieni più facilmente smentito perchè il controllo dei lettori in una piccola comunità è molto più pressante“.

IL PUBBLICO PARMIGIANO – Come il suo nome lascia intendere, Brambilla non è originario di Parma. Anzi, è stato il primo direttore del quotidiano non parmigiano dagli anni cinquanta. “So che qua essere parmigiani è una cosa molto importante, quindi c’è una grande affezione, c’è un grande attaccamento alla propria terra, alla propria città. Però non mi sono sentito trattato male, anzi, devo dire che, soprattutto dai parmigiani che parlano in dialetto, ho trovato tantissimo affetto. Credo che molti lettori abbiano colto questo fatto. Ho il cognome più milanese che ci possa essere, però voglio bene a questa terra“.
Forse proprio per il grande attaccamento alla città, i parmigiani sono molto legati anche alla Gazzetta, che, secondo il direttore, sentono un po’ come loro il giornale. “Magari si arrabbiano, la criticano, ma la criticano perchè la sentono come una cosa loro. Se non pensassero che la Gazzetta non è mia, del direttore, non è neanche della proprietà, ma è di tutti i parmigiani, non si arrabbierebbero”.
Questo pubblico, così affezionato, quali notizie predilige? “Le notizie che fanno vendere di più sono quelle di cronaca nera importante come omicidi o anche i grandi incidenti stradali. Queste hanno un riscontro molto forte sul pubblico, poi il Parma Calcio, che se vince ci fa vendere di più e paradossalmente ci fa vendere di più anche se perde molto male, cioè se c’è la polemica, se c’è l’idea di una crisi. E poi la politica: per le elezioni politiche abbiamo venduto una quantità di copie enorme in più rispetto al solito perchè abbiamo dato il voto paese per paese e, a Parma, sezione per sezione. Questo ha creato una grande possibilità di riscontro, di controllo del lettore su come si è votato a Parma”. Anche le storie di personaggi particolari suscitano molto interesse, soprattutto quando si tratta di defunti molto noti in paese, figure come la vecchia maestra o il barista del bar nella piazza centrale. “In fondo, in una piccola comunità, sapere chi nasce e chi muore è la notizia più importante“, sottolinea il direttore.

GIORNALISMO D’OGGI E WEB: PRO E CONTRO – Il giornalismo di oggi è sicuramente molto diverso rispetto al passato: “Negli anni ‘70 si davano le notizie con la consapevolezza che il lettore le apprendesse solo nel momento in cui andava in edicola a comprare il giornale”, con tutto ciò che ne consegue, in primo luogo i titoli didascalici. Adesso, però, non è più così, dato che le notizie più importanti a livello nazionale sono note a tutti, grazie anche ad internet. “Il giornale oggi offre un approfondimento, una riflessione, un’inchiesta, un’intervista, un commento, cerca di aiutare il lettore a capire quello che sta succedendo“. Il discorso è diverso nel caso delle notizie locali, perchè “sono notizie che spesso il lettore non conosce ancora nel momento in cui compra il giornale”. Ma a essere cambiato è anche il modo di leggere: secondo uno studio, condotto negli Usa, ma valido anche nel nostro paese, la soglia d’attenzione di un uomo medio non supera gli 8 secondi. “Siamo un popolo molto disattento. Il 90% dei lettori su internet legge soltanto le prime righe poi abbandona, pochissimi vanno fino in fondo. Quindi dobbiamo cercare di fare un giornalismo diverso: tempestivo nel dare le notizie su internet e completo, esplicativo, esaustivo sulla carta“.

In questo contesto però, per attirare un maggior numero di persone, ormai anche i siti dei giornali più autorevoli ‘scendono a compromessi’ dando spazio a notizie ‘da clic’ a scapito di contenuti più rilevanti. La Gazzetta non fa eccezione. “Noi – commenta Brambilla – a volte ci sforziamo di fare delle inchieste, di trovare notizie importanti e poi vediamo che invece la notizia più cliccata è un gossip che riguarda una trasmissione tv nazionale o Belen. Questo è un po’ deprimente, però serve per aumentare il numero di clic e attirare la gente sul nostro sito“. Discorso diverso per la carta stampata, dove “se fai dei titoloni ad effetto, se droghi le notizie, magari quel giorno vendi di più ma poi la gente si sente presa in giro e non ti segue più”.
Anche a proposito del tema delle fake news, diffuse soprattutto sui social, il direttore rimarca la responsabilità del lavoro professionale che devono mantenere i giornali. “Anche noi sbagliamo però abbiamo una preparazione professionale, un accesso alle fonti e una responsabilità civile e penale, se sbagliamo possiamo venire querelati e andare in tribunale. Sui social gira di tutto in modo impunito“.

LETTORI E VENDITE – E se da una parte il web ha cambiato il modo di fare giornalismo, ha influito anche sulle vendite dei giornali cartacei. Qual è il peso in termini di utenti e lettori del giornale? “É aumentato tantissimo il numero di lettori, ma sono lettori che non comprano il giornale. Tutti i giornali del mondo hanno calato le vendite di carta, anche la Gazzetta di Parma vende meno di una volta ma posso dire con orgoglio che siamo il giornale in Italia che ha perso meno copie e abbiamo un sito internet che due anni fa aveva 160.000 pagine viste al giorno di media, adesso ne ha 335.000. Questo ci fa dire che la Gazzetta di Parma non ha mai avuto tanti lettori come adesso, ma sono lettori divisi tra il web e la carta“. Sempre a proposito di vendite, Brambilla sottolinea un altro dato: “La Gazzetta di Parma è arrivata ormai al record storico di quota di mercato dell’80.10%, cioè su 100 quotidiani venduti in provincia di Parma ogni giorno, 80.10 sono copie della Gazzetta di Parma. Questo vuol dire che la gente compra sempre meno giornali nazionali perchè si ritiene soddisfatta da quello che vede sul web e in televisione per la cronaca nazionale ed estera e invece rimane fedele al giornale locale perchè quello è difficilmente sostituibile“.
Il web sta influendo anche sull’età dei lettori, più giovani sul sito mentre “sulla carta l’età è molto più avanzata e sicuramente oggi più alta di quanta di 30 o 40 anni fa”. Guardando al futuro, questi lettori ‘virtuali’ continueranno a preferire la versione digitale. Questo porterà alla scomparsa della carta? “Può darsi, ma non perchè la gente non leggerà più – risponde Brambilla -. Probabilmente lo stesso giornale di carta verrà venduto in digitale, con il cosiddetto sfogliatore, che già c’è sull’Ipad”. Questa previsione è avvalorata dal fatto che le vendite digitali stanno aumentando, anche per la Gazzetta, anche se, ad oggi, non sono ancora paragonabili a quelle del cartaceo: circa 1.500 contro 28.000. Non bisogna trascurare un altro fattore: “è possibile che, soprattutto per i giornali nazionali la carta vada a ridursi, perchè un conto è stampare e distribuire un cartaceo in una provincia come Parma, che è sostenibile per i costi, e un conto è distribuire in tutta Italia un giornale di carta nazionale, con un costo difficilmente sostenibile”. Ma tutto ciò non è sinonimo della scomparsa della lettura. “Non credo che sparirà, adesso siamo in una fase in cui la gente cerca di sintetizzare il più possibile, perchè viviamo nevroticamente in tempi strettissimi. Però arriverà un punto in cui almeno una parte della popolazione capirà che non puoi evitare di fare la fatica di leggere qualcosa di un po’ più lungo di 10 righe per capire cosa succede. La lettura adesso è in un momento di crisi ma ritornerà“, sostiene il direttore.

UNO SGUARDO SU PARMA E SUL PAESE – Il suo ruolo rende il direttore un osservatore privilegiato della città di Parma. “Quando sono arrivato ho trovato un clima piuttosto depresso, tendente al lamento, nella nostalgia di un passato glorioso. Venendo da fuori, io invece vedevo una bella città, dove si vive bene, piena di grandi aziende che hanno un prestigio internazionale. Adesso il clima è un po’ migliorato, perchè ci sono stati alcuni episodi che hanno dato il segno di un’inversione di tendenza: Parma Capitale della gastronomia, poi Capitale della Cultura nel 2020, il Parma in serie D e ora in B, c’è una ripresa economica. Quindi penso che Parma sia una città che abbia tutti i motivi per avere fiducia nel futuro“.
Allargando lo sguardo invece all’Italia, il direttore commenta così il quadro uscito dalle recenti elezioni politiche: “C’è stata questa esplosione del voto di protesta, che ha fatto da contraltare ad una crisi dei partiti tradizionali. Come in tutti gli scossoni, ci vorrà poi un equilibrio. Come possa succedere ciò non lo so. Sicuramente c’è anche da dire, a nostra autocritica, che forse i giornali non avevano capito cosa stava succedendo nel paese, si sono stupiti un po’ troppo. Se avessero parlato di più con la gente comune, si sarebbero accorti che sarebbe finita così”.

AGLI ASPIRANTI GIORNALISTI – Vista la sua esperienza, che consiglio da Brambilla ad un giovane che desideri intraprendere una carriera nel giornalismo? “Innanzitutto quello di non cominciare neanche se non si ha una grande passione, perchè questo è un lavoro faticoso, che fa lavorare di sera, di notte, il sabato, la domenica, che porta ad avere difficoltà nella vita di relazione, perchè tu sei a lavorare mentre i tuoi amici vanno a divertirsi. Però è un lavoro meraviglioso, che ti permette di vedere e conoscere un sacco di cose. Se uno ha questa passione, secondo me deve cominciare a mettere la testa dentro al mondo del giornalismo, che oggi è cambiato, è multimediale, quindi bisogna fare anche i filmati, bisogna fare cose che sono pubblicabili sia sulla carta sia sul web. Bisogna collaborare con dei giornali, bussare a più porte possibili, sapendo che è un momento difficile, che non ci sono soldi per assumere adesso, ma che il momento cambierà. Non è possibile un mondo senza giornalismo in futuro”. In conclusione, “chi ha passione insista e prima o poi ce la farà” perchè “il giornalismo non morirà” – afferma Brambilla -. Si tratta, in una fase di trasformazione epocale come questa, di far quadrare i conti economici, di fare in modo che anche il digitale porti dei ricavi che fino ad adesso non ha portato”. Ciò che sta già avvenendo negli Stati Uniti, dove, anche in seguito alla vittoria di Trump, i cittadini si sono resi conto di come le fake news avessero condizionato la campagna elettorale e hanno sentito bisogno di avere una testata affidabile a cui abbonarsi, con un conseguente aumento degli abbonamenti digitali al New York Times. 

Per conoscere Michele Brambilla un po’ più da vicino, gli abbiamo chiesto, infine, quale sia l’articolo a cui è più legato tra quelli di tutta la carriera che sulla Gazzetta di Parma. “Da interista potrei dire che è quello che ho fatto sul Corriere della Sera, l’intervista in cui Massimo Moratti annunciava che avrebbe ricomprato l’Inter: uno scoop di cui sono orgoglioso. Ho fatto tanti articoli a cui sono affezionato. Sulla Gazzetta me ne viene in mente uno: l’editoriale su Brian, un bambino nato senza gambe, 2 anni fa, dove cercavo di spiegare perchè questa vita può insegnarci tante cose. Si tratta di un articolo che ha avuto centinaia di migliaia di visualizzazioni sul sito e che ha commosso tanta gente. Io penso che quando un giornalista riesce a far ridere e commuovere abbia toccato tutte le corde dell’umano“.

 

di Lara Boreri e Fabio Manis

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