Dialogo col vero protagonista di… L’ora più buia

INTERVISTE IMPOSSIBILI: CONFESSIONI DI UNA RECENSIONE

C’è stato un momento, nel secolo scorso, in cui il mondo intero sembrava ad un passo dal baratro. Nel 1940, la Germania di Hitler aveva inferto un colpo potenzialmente letale all’Europa e la vittoria del nazifascismo sembrava inevitabile. Allora, in Inghilterra divenne Primo Ministro un uomo destinato a fare la storia, un uomo che aveva da subito capito qual era la minaccia portata dai totalitarismi: Winston Churchill, che guidò l’Impero Britannico attraverso il suo momento più drammatico. Tra tutti i film che hanno raccontato questa vicenda, ce n’è uno uscito di recente che si è conquistato ben due Oscar: L’ora più buia. E noi di ParmAteneo abbiamo scambiato due chiacchiere col suo vero protagonista…

Salve, vuole presentarsi?
Io non mi presento mai, giovanotto! Sono gli altri che devono sapere perfettamente chi io sia senza che debba essere costretto a perdere tempo con inutili convenevoli.

Le chiedo scusa. É la prima volta che intervisto una personalità del suo calibro. Abbiamo l’onore di parlare con Winston Leonard Spencer Churcill, una delle personalità più importanti del secolo scorso. É stato uno statista, un giornalista, uno storico, un militare britannico e, soprattutto, Primo Ministro del Regno Unito in ben due occasioni.
By Jove!Non si dimentichi la mia tanto sudata carriera di scrittore. Posso assicurarle che realizzare dei libri che valesse la pena leggere a momenti è stata una fatica molto più gravosa che affrontare l’esercito tedesco!

Giusto, la sua attività con la penna l’ha portata perfino a vincere un Nobel per la Letteratura nel 1953…
E nessuno lo ricorda. Tanto meglio, vuol dire che alcune delle mie personali imprese le terrò tutte per me e lascerò che la mia memoria venga onorata con ben altri servigi. Cosa che lei non mi sta riservando fatto, in quanto non mi sta chiamando con l’appellativo nobiliare con cui merito di essere menzionato, ovvero “Sir”. So bene che lei è italiano, ma qui stiamo parlando di una questione di rispetto del popolo britannico e delle sue gloriose tradizioni.

Mi perdoni, sono ancora molto esperto col mestiere…
Bah!Perché prendersela a male?Tanto non ho più molta voce in capitolo, da un paio di decenni a questa parte!Comunque, non è il primo figlio dell’Italia che mi tratta con una certa superficialità… E lei non è neanche il peggiore.

Si riferisce all’ambasciatore italiano a Londra in quel drammatico 1940, Giuseppe Bastianini, o a Mussolini stesso?
A entrambi. Del resto, in quel momento eravamo in guerra con le truppe guidate dai fascisti e dai nazisti. E Bastianini ebbe pure la faccia tosta di proporsi come mediatore per un possibile accordo di pace… Da non credere!

Vuole parlarci di allora, Sir?
Ma come, non l’hai studiata la storia?La Germania di Hitler aveva conquistato in quattro e quattr’otto più di mezza Europa e minacciava di oltrepassare perfino la Manica, di calcare l’isola che in quasi dieci secoli nessun esercito straniero aveva mai invaso. Ah, ma l’avevo detto io, fin da subito, che si trattava di una terribile pericolo per tutti noi ma nessuno mi aveva dato ascolto. Se Halifax, Chamberlein e il Re lo avessero fatto, forse le cose sarebbero andate diversamente.

Ci racconti di come è stato eletto Primo Ministro, Sir…
Questa è un altro argomento che lei dovrebbe conoscere a menadito, ma visto che è una vicenda che mi piacere ripetere l’accontenterò. Nel maggio del 40′, Neville Chamberlein era a capo del partito conservatore e guidava un governo monocolore. Dopo la disarmante incursione tedesca in Francia e in Belgio, l’opposizione chiese le sue dimissioni a gran voce. E non aveva torto. All’inizio, doveva succedergli Lord Halifax, una figura imbellettata e rigida, benvoluto dal partito e perfino da Re Giorgio VI. Ma non incontrava i favori dei laburisti e dei liberali, dunque la scelta ricadde sulle mie robuste spalle. Mi sembrava che tutta la mia vita, tutte le esperienze che avevo vissuto fino a quel momento, mi avessero preparato per quell’incarico. Ero pronto e promisi l’unica cosa che potevo dare: lacrime, sudore e sangue.

Eppure, Sir, il suo primo mese alla guida del paese ha richiesto da lei ben altro. E il film mostra nel dettaglio cosa accadde in quei concitati giorni.
Appena nominato, mi sono trovato a dover fronteggiare quello che potenzialmente rischiava di diventare il più grande disastro militare della storia. Le nostre truppe, 300 mila giovani militari, erano state bloccate a Dunkirk e non c’era modo di tirarle fuori di lì mentre la morsa tedesca si stringeva intorno a loro sempre di più. Halifax, che era diventato il mio Ministro degli Esteri, spingeva per una soluzione diplomatica mentre la situazione in Francia peggiorava giorno dopo giorno. Ammetto di essere stato tentato, per un istante, di cedere alle pressioni dell’ala pacifista del partito ma, dopo averci riflettuto a lungo, decisi di continuare per la guerra ad oltranza, incurante delle ripercussioni perché ero consapevole che una sconfitta onorevole sarebbe stata meglio di qualunque resa!

A tal proposito, Sir, c’è una scena cruciale nel film che testimonia l’indecisione del momento. Vediamo lei, interpretato da Gary Oldman, andare in metropolitana a chiedere consiglio alla gente comune… É successo veramente?
No, posso confermarlo con assoluta certezza, ma è stata una sequenza che mi ha fatto sorridere. Col senno di poi, forse avrei dovuto farlo davvero. Però non è affatto campata in aria, visto che avevo davvero l’abitudine di uscire da Downing Street (la residenza ufficiale del Primo Ministro, ndr) per fare due chiacchiere con i cittadini britannici che incontravo per strada. É importante, fondamentale e imprescindibile mantenere un contatto, un legame, con il popolo che si rappresenta. Molti se lo sono dimenticato e, se lo facessi ancora oggi, mi darebbero perfino del “populista”.

Sir, cosa ne pensa del film L’ora più buia che la vede come assoluto protagonista?
Non è certo il solo, ovviamente!Sono tanti i registi e gli attori che hanno cercato di raccontare la mia storia e non tutti hanno ottenuto un risultato apprezzabile, senza contare le decine e decine di occasioni in cui sono apparso come personaggio secondario o come comparsa… Sempre risaltando parecchio, in realtà. Anzi, devo dire che forse ne hanno fatti perfino troppi. Infatti, ero molto scettico su questo ennesimo progetto a mio nome… Ma mi sono tranquillizzato quando ho saputo che mi avrebbe interpretato Gary Oldman e che ha dirigerlo ci sarebbe stato Joe Wright, due inglesi!

A proposito, Sir, Oldman ha vinto l’Oscar per la sua interpretazione… Come le è sembrato?
Non che mi interessino molto quegli sciocchi premi americani e le loro deprecabili abitudini di scambiarsi statuette a vicenda. Tuttavia, devo ammettere che se l’è cavata. Quasi mi assomigliava e anche il trucco ha fatto la sua parte. Ma la mia prestanza fisica non è facilmente riproducibile, neanche con i mirabolanti mezzi moderni!

Trucco che, in ogni caso, si è aggiudicato un altro Oscar. Ma Sir, in generale, è rimasto soddisfatto del film?
Alla fine, è un buon lavoro. Sono rimasto molto sconcertato dal fatto che abbiano deciso di riprendere solo il mio primo mese da Primo Ministro e non la mia intera, mirabolante esistenza. Ma immagino che quella sia un’impresa impossibile per qualsiasi regista. Ad essere sincero, ne sono contento: così rimarrò solo io l’unico e indiscusso regista della mia storia.

 

di Elia Munao’

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