Negli scatti di Arturo Zavattini i suoi anni ’50 tra viaggi e cinema

A P.ZZO PIGORINI 180 FOTOGRAFIE TESTIMONI DELLA REALTA' SOCIALE E DEL NEOREALISMO

Oltre 180 fotografie hanno riempito giovedì 12 aprile le sale di Palazzo Pigorini, a Parma, in occasione dell’inaugurazione della mostra ‘AZ – Arturo Zavattini Fotografo. Viaggi e cinema, 1950-1960‘. L’esposizione è curata da Francesco Faeta e Giacomo Daniele Fragapane, organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma e prodotta da Solares Fondazione delle Arti in collaborazione con l’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia.

“E’ emozionante – ha esordito l’assessore alla Cultura Michele Guerra, durante la presentazione – inaugurare questa mostra grazie alla quale Zavattini torna a Parma, alla quale appartiene attraverso le radici del padre. Entrambi, in diverse forme artistiche, esprimono la medesima forza interpretativa e profondità di sguardo sul mondo. L’enorme capacità e complessità narrativa delle immagini di Arturo Zavattini si riflettono nei suoi tanti paesaggi uniti da una forte vena autoriale priva di qualunque posa”.
La capacità straordinaria di queste immagini – ha sottolineato il curatore Giacomo Daniele Fragapane – è quella di produrre storie: al di là dello stile è la qualità umana che ne traspare l’aspetto più importante, la capacità di cogliere il mondo e di mostrarcelo”.

‘Viaggio in Lucania’, ‘Viaggi in Italia’, ‘Viaggio in Thailandia’, ‘Viaggio a Cuba’ e ‘Backstage’ sono i titoli delle varie sezioni in cui la mostra è suddivisa: un modo per orientare il visitatore all’interno della grande produzione di Arturo Zavattini. Una volta entrati, però, sono le foto a parlare: un solo pannello, all’inizio del percorso espositivo, precisa lo stretto indispensabile; in seguito discrete didascalie riportano nomi, luoghi, date degli scatti in bianco e nero. “La macchina fotografica segue costantemente Zavattini – si legge nel catalogo della mostra – compagna di viaggio e taccuino di appunti, sia nei suoi spostamenti personali, sia nei momenti di riposo o di pausa durante le riprese dei film, con attenzione particolare per la realtà etnografica, prima ispiratrice delle sue immagini e per la realtà sociale, quale veniva riverberata nel complesso movimento di cultura politica, letteraria, artistica e visiva noto come Neorealismo”.

Figlio del celebre scrittore di Luzzara, Arturo Zavattini è stato, oltre che fotografo, direttore di fotografia per molti anni e ha lavorato con importanti registi italiani e stranieri, tra cui Paul Strand e Federico Fellini. La serie di immagini che racconta il set de ‘La dolce vita’ varrebbe da sola una visita alla mostra. Le foto di grandi personaggi dell’epoca d’oro del cinema però, non offuscano quelle della gente comune, delle borgate povere delle città nel pieno del boom economico del dopoguerra. Attori blasonati e bambini che giocano in strada sono ritratti con lo stesso occhio: quello del fotografo che racconta la realtà senza edulcoranti. Non solo: se, all’inizio del percorso espositivo, ci si immerge nella realtà italiana di mezzo secolo fa e si ritrovano, in qualche modo, quegli usi e costumi di cui alcuni ancora hanno memoria, avanzando lungo i corridoi, lentamente, le facce dei soggetti cambiano. Hanno gli occhi a mandorla e abitano edifici dalle strane fogge. Ma sono poi, in fondo, così lontani da noi? Grazie all’opera di Arturo Zavattini il visitatore riscopre emozioni e sensazioni che accomunano tutto il genere umano senza distinzioni.

La mostra, ad ingresso libero, resterà aperta al pubblico fino al 3 giugno 2018, da mercoledì a domenica (e festività) dalle 10:30 alle 19:30.

 

di Emma Bardiani

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