Insieme a Salvini, Berlusconi ha paraculato anche me

UNO, DUE, TRE, QUATTRO: SE CONTINUIAMO A RIDERCI SU ALLORA ABBIAMO UN PROBLEMA

“Malizioso, beffardo, e anche un po’ cazzone.” È l’idea che un quindicenne si è fatto del volto più noto della politica italiana dopo aver visto e rivisto i meme sui social virali già a poche ore dal secondo giro di consultazioni al Quirinale.
Insomma, non una bella idea. Chissà se, nel momento in cui rubava la scena a Salvini ‘paraculandolo – è il termine migliore che riesco a trovare – , Silvio Berlusconi si sia minimamente chiesto quale immagine della politica italiana stava regalando in quel momento. Di nuovo.
Già, perché fuori da ogni logica strettamente schierata, la domanda dovrebbe essere più ampia: è questa la rappresentazione che la politica italiana dà di sé?

Assuefatti come siamo dall’ultimo ventennio di bagatelle e barzellette, ridiamo e deridiamo non cogliendo quasi più il problema culturale che quei gesti contemplano, di cui sono causa ed effetto. Anche io ammetto che ai ‘complimenti’ al fondoschiena della Merkel o alle corna nella foto del G7  c’ero quasi abituato. Fino a ieri erano numeri classici da repertorio, diciamo. Sono state proprio le parole di un ragazzo più giovane, il ‘me’ di qualche anno fa, a ribadirmi il problema. Ma quanti si sono posti la domanda? Qualcuno si è chiesto cosa noi ventenni pensiamo di quella performance da saltimbanco?

Uno, due, tre, quattro…. #rnr #lostatosociale #garrinchadischi #unavitainvacanza #dairegaz

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Ritengo, e spero di comprendere buona parte della mia generazione quando lo dico, che noi dovremmo essere i primi a essere stufi di tutto questo, proprio perché è praticamente l’unica politica che abbiamo conosciuto. Io sono stufo di questa enorme banalizzazione. Sono stufo della presa in giro. Sono stufo di vedere la classe dirigente, che negli ultimi vent’anni mi ha destinato ad un futuro da disoccupato, ridermi in faccia.

Il tutto come se il gioco delle poltrone non fosse in realtà il gioco delle vite (degli altri, però), come se andare in tv a rubare la scena fosse la cosa di cui il Paese ha bisogno. Sono arrabbiato, e non per i suoi ‘Cribbio’ o per i suoi ‘Mi consenta’, come molti di quelli dalla sua parte si ostinano a dire. Sono arrabbiato perché ora, in un momento in cui le domande sul futuro me le pongo in ogni momento, la risposta che ho dalla politica è un numero da circo che suscita soprattutto risate o applausi. No, io da ridere non ci ho trovato proprio nulla. Mi ha fatto arrabbiare vedere solo la smania di egocentrismo di un ottantenne che non ha nulla della responsabilità che un nonno dovrebbe avere pensando che noi, nel bene e nel male, siamo tutti un po’ suoi nipoti.

Una volta si diceva che lui rispondesse di suo pugno a tutte le lettere che riceveva. Allora vorrei chiedergli: “Caro Presidente, non ti parlo da politicante, ti parlo da ventenne col futuro più incerto della storia: ti prego non prendermi in giro”. Questo, solo questo. Non mosse politiche, non richieste aberranti, ma rispetto; perché insieme a Salvini io ho visto derise le Istituzioni e anche me.

 

di Pasquale Ancona

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