Zebre Rugby: la nuova generazione azzurra è di casa a Parma

SABATO SECONDA VITTORIA IN GUINNESS PRO12 CONTRO EDIMBURGO

guinnesspro12.zebre.edimburgo.anteprimaL’imperativo era vincere e così è stato. Sabato scorso, infatti, le Zebre hanno battuto l’Edimburgo 18-10, salendo a 9 punti in classifica e conquistando così la seconda vittoria stagionale nel Guinness Pro12, competizione a cui partecipano squadre che appartengono alle federazione di Galles, Irlanda, Scozia e dal 2011 l’Italia, fondata nel 2001 con il nome di Celtic League.

IL MATCH – Nel primo tempo i padroni di casa partono forte, procurandosi un calcio piazzato realizzato al 10′ da Haimona. La squadra scozzese fatica a manovrare il gioco, ma riesce comunque ad andare in meta grazie ad un’azione solitaria di Grant, poco prima dello scadere del primo tempo. La successiva trasformazione di Heathcote porta le squadre all’intervallo sul 3-7.

Nella ripresa, ancora Heathcote allunga le distanze sui bianconeri realizzando un piazzato, a causa di un fallo commesso da Cristiano, flanker delle Zebre, punito con un cartellino giallo. Il nervosismo tra le due formazioni sale e, dopo aver ottenuto un cartellino giallo per parte, Haimona accorcia le distanze dalla piazzola. Sul 6-10 l’Edimburgo si fa pericoloso ma non concretizza: nel giro di pochi minuti le Zebre vanno in meta due volte: prima con Bisegni, grazie al buon lavoro delle trequarti, poi con Visentin, la cui marcatura è assegnata dal TMO (giudice televisivo, ndr) dopo qualche minuto da brivido. Negli ultimi dieci, invece, l’Edimburgo cerca disperatamente di attaccare ma non passa: le Zebre si difendono ‘con le unghie e con i denti’ senza commettere falli, riuscendo così a mantenere il risultato.

STRANIERI D’ITALIA – Kelly Haimona, con Luciano Orquera e  Samuela Vunisa, rappresenta al meglio la nuova generazione degli stranieri d’Italia, coloro che grazie all’ attività sportiva nel belpaese si sono guadagnati la chiamata azzurra, dopo la trafila burocratica necessaria. È necessario fare chiarezza a proposito: esistono gli oriundi, cioè giocatori con origine italiana, più o meno vicina temporalmente, e gli equiparati, ovvero stranieri in tutto e per tutto, divenuti convocabili grazie alla residenza in Italia. C’è una certa differenza, sarebbe erroneo mettere tutti nello stesso calderone.

Le loro storie si assomigliano un po’ tutte. Radici lontane, agli antipodi. Poi qualcuno concesse un’opportunità che forse nella nazionale di origine sarebbe stata preclusa. È successo ad Haimona, come racconta lui stesso in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport un anno fa. Fu scoperto da Paolo Orlandi, fratello di Carlo, ex azzurro, mentre giocava in Nuova Zelanda con il Bay of Plenty. Gavetta coi Lyons Piacenza (in A2 624 punti e 24 mete), poi il grande salto a Calvisano e con le Zebre nell’allora Celtic League, antesignana della Guinness Pro12: “Altro ritmo, altra fisicità – ha ammesso – E soprattutto l’obbligo di pensare in fretta, molto in fretta”.

Il talento di Vunisa colpì invece Dean McKinnel, d.s di Calvisano. Il numero 8 delle Zebre è alla sua prima convocazione in azzurro per i Test Match di novembre 2014 e si sente già profondamente italiano: “Dell’Italia amo tutto, in particolare la cucina. E ascolto ininterrottamente l’Inno di Mameli – ha dichiarato Vunisa alla Gazzetta dello Sport -. Andrea Manici, mio compagno di stanza, non ne può più”. E sull’ annoso problema degli stranieri in Nazionale, minimizza: “E’ un non problema, è così ovunque: dagli All Blacks all’Australia, dalla Francia all’Inghilterra. Non importa dove si è nati, conta l’impegno profuso per arrivare”.
Orquera rappresenta gli oriundi, infatti il bisnonno materno, Ludovico Albertinazzi, era novarese, di Fontancto d’Agogna. Lui è nato 31 anni fa a Cordoba, come un altro grande oriundo del nostro rugby: Diego Dominguez. Sin da quando era bambino giocava con la palla ovale, quando tutti nel suo Paese probabilmente sognavano di emulare le stelle del calcio. A quel tempo non aveva messo in conto di diventare un fenomeno, né di divenire, come Diego Dominguez, mediano d’apertura, il “direttore d’orchestra” del rugby. “Quando indosso la maglia dell’Italia sento un’emozione unica, di quelle che non si spiegano a parole. Gli altri sport? Sì, ma come il rugby nessuno mai”. Le Zebre Rugby e la Nazionale con questi 3 possono dormire sonni tranquilli, ora e in futuro.

LA STORIA- Nate nel 1973 per volere di Marco Bollesan, ex rugbista, allenatore e dirigente sportivo, le Zebre si configurarono più semplicemente come un club a ʽinvitiʼ per i non addetti ai lavori, composto dai migliori giocatori del campionato italiano. Cessata ogni attività a partire dal 1997, per volere della Federazione Italiana Rugby ritornano alla ribalta nel 2012, prendendo il posto dell’ Aironi Rugby, squadra scioltasi per problemi economici, nel Guinness Pro12, affiancando la franchigia della Benetton Treviso.
All’esordio nel torneo 2012/2013, le Zebre totalizzano 22 sfide ufficiali conquistando 10 punti in classica, frutto di 9 punti di bonus difensivo e di 1 punto di bonus per le 4 mete realizzate durante l’incontro contro l’Ulster Rugby. Sempre in quella stagione la franchigia di Parma è impegnata anche nell’Heineken Cup, conclusa con sei sconfitte e un solo punto di bonus difensivo.
Nella scorsa stagione le Zebre prendono parte sia alla Guiness Pro 12 sia all’Heineken Cup, ma i risultati sono deludenti, classificandosi ultimi in entrambe le competizioni. Nella stagione in corso sono due le vittorie, al momento, nella Guiness Pro 12 su nove incontri disputati e una nell’European Challenge Cup (l’ex Heineken Cup).

 

di Emanuele Maffi, Elisa Zini, Francesca Ponchielli, Giorgia Camoni

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