Dialogo col vero protagonista di… Avengers: Infinity War

INTERVISTE IMPOSSIBILI: CONFESSIONI DI UNA RECENSIONE

Dieci anni di vita. Diciannove film. Un numero incalcolabile di attori, registi e sceneggiatori. Un universo narrativo in continua espansione, potenzialmente infinito, che ha incassato in totale 15.5 miliardi di dollari diventando il franchise più redditizio della storia del cinema. Tutto questo è (e sarà ancora a lungo) il Marvel Cinematic Universe, la serie di pellicole che hanno trasposto sul grande schermo gran parte degli eroi Marvel, alcune delle più celebri icone del fumetto americano e mondiale. E adesso, al culmine della cosiddetta Fase Tre, arriva nelle sale l’ultimo pezzo di un mosaico orchestrato fin dal 2008: Avengers, Infinity War. ParmAteneo ha scambiato due chiacchiere col suo vero protagonista.

Salve, vuole presentarsi?
L’intero universo conosce perfettamente il mio nome e lo sussurra con timore e paura in ogni galassia nota e sconosciuta. Per quale motivo dovrei sottostare ad una così sciocca usanza terrestre come le presentazioni?

Le chiedo scusa. Allora annuncio ai nostri lettori il personaggio che abbiamo avuto l’onore di intervistare: Thanos, il Titano Pazzo, uno dei più grandi villain di sempre degli Avengers creato nei fumetti da Jim Starlin e interpretato sullo schermo da Josh Brolin.
Io sono senza di dubbio quello più pericoloso, l’unico che sia riuscito a sconfiggerli in diverse occasioni. In fondo, la loro inferiorità rispetto a me è sempre stata manifesta e se non fosse stato per alcuni circostanze fortuite e imprevedibili la Terra sarebbe stata ridotta in cenere molto tempo fa.

Eppure, mi risulta che nelle saghe a fumetti, come il Guanto dell’Infinito, sia stato lei stesso a perdere lo scontro a causa della sua incapacità di maneggiare un potere così vasto come quello delle Gemme dell’Infinito.
Non mi piace l’idea di rivangare i miei passati insuccessi. Osa farlo un’altra volta e quest’intervista avrà una vita oltremodo breve.

D’accordo, passiamo oltre… Anzi, rimaniamo su questo argomento: cosa può dirci delle Gemme dell’Infinito e del Guanto che è stato creato per controllarle?
Si tratta di alcuni dei manufatti più importanti dell’intero Universo, capaci di controllare ciascuno un aspetto diverso di tutto il creato: Spazio, Mente, Realtà, Potere, Tempo e Anima. Nei fumetti, essi sono nati dalla morte di un antica entità di nome Nemesis, che si suicidò per dare vita al Big Bang. Era un debole e mal sopportava di essere l’unica creatura vivente nel vuoto cosmico di allora. Nei film, sono banalmente i residui delle diverse singolarità energetiche che hanno forgiato l’universo. Il Guanto, invece, negli albi Marvel è semplicemente il mio guanto sinistro attrezzato per contenerle mentre in Infinity War è un manufatto realizzato per l’occasione.

Ci parli del film. É emozionato di comparire finalmente sul grande schermo dopo che per sei anni aveva fatto solo apparizioni rapide e di secondo piano, come nel primo Avengers e nei Guardiani della Galassia?
Finalmente, avrò lo spazio che merito fin da quando l’intero Marvel Cinematic Universe ha avuto inizio. Ed era ora. Perché, se qualcuno di voi terrestri non l’ha notato, sono io il grande motore immobile di tutte le storie che avete visto al cinema. É per causa mia se hanno avuto inizio tutti gli eventi che adesso avranno la loro degna conclusione in Infinity War. Letteralmente.

Josh Brolin è stato scelto per prendere le sue veci in questo fondamentale capitolo. Che consigli gli ha dato per approcciarsi alla parte?
Gli ho detto che doveva dimenticare tutto quello che aveva fatto in Deadpool 2 nei panni di Cable. Stiamo parlando di due personaggi completamente diversi e che non dovevano, in nessun caso, essere confusi. Queste ridicole celebrità di Hollywood spesso sono totalmente ignoranti sui fumetti e non distinguono i loro protagonisti da un altro, per loro sono la stessa cosa. Quando ci riferiamo a me, a Thanos, parliamo di un essere potente, inarrestabile, crudele, ispirato alla mitologia e pronto a tutto nel perseguire i suoi ideali, razionale nella sua assoluta follia e dotato, anche se si penserebbe il contrario, di un grande senso dell’onore che lo porta a provare un grande rispetto nei confronti dei suoi avversari. O, almeno, di quelli veramente all’altezza di affrontarmi. E, soprattutto, innamorato della personificazione metafisica della Morte, venerata come ago della bilancia dell’equilibrio universale, l’unica cosa capace di ostacolare il proliferare nauseabondo della vita.

Ma questo aspetto – l’adorazione della Morte – è totalmente assente dalla versione cinematografica, come abbiamo visto nei Guardiani della Galassia…
Si tratta di un’onta imperdonabile, un peccato tremendo che vorrei io stesso condannare prendendo per la gola Kevin Feige (il presidente dei Marvel Studios, ndr). La venerazione di Lady Morte è uno dei miei tratti distintivi, il motivo di tutte le mie azioni così come lo ha voluto, all’epoca, il mio creatore Jim Starlin. Aver deciso di cancellarlo potrebbe quasi essere considerato un’offesa al suo lavoro.

Può darsi – e sicuramente i fan dei fumetti non esiteranno a sottolinearlo – ma vedendo il film, che qui cercheremo di non rovinare ai lettori, si ha la sensazione che Infinity War sia un tributo affezionato e sentito del suo personaggio che ne è, di fatto, il protagonista nonostante la presenza di volti noti e arcinoti come Iron Man, Thor, Hulk, Capitan America, Spider-Man, Doctor Strange…
La cosa non mi stupisce e non dovrebbe stupire proprio nessuno, ma ho ben presente la solita stupidità umana che raramente riesce a vedere l’essenza delle cose. L’intero MCU esiste perché esisto io. Fin dall’inizio, è stato pensato come una grande serie televisiva di cui io sono il villain indiscusso e Infinity War non è altro che la prima parte del suo finale. E, com’è evidente, in queste grandi storie tutto accade perché esiste un avversario da sconfiggere. Del resto, è questo il significato profondo degli Avengers, da sempre: un gruppo di presunti eroi che si uniscono per affrontare una minaccia che, da soli, non potrebbero combattere. Prima Loki, poi Ultron… E ora sono io questo nemico, io sono la causa per cui i buoni si alleano e fanno quello che fanno. Lo sono sempre stato, fin dall’inizio. Senza di me non ci sarebbe stato nessuno di questi diciannove film. É giusto che sia io il protagonista del loro finale.

Un finale che, però, dovrà essere rimandato al 3 maggio 2019, quando un nuovo capitolo degli Avengers riprenderà direttamente le fila del precedente e di tutte le trame seminate nel corso di un decennio. Evitando di rivelare qualche dettaglio, cosa può dirci a riguardo?
La vostra paura dello spoiler è ridicola. Io ho avuto nelle mie mani la Gemma del Tempo e ho visto, finché l’ho posseduta, la nascita dell’universo, il suo presente e il suo futuro, nonché la sua morte. Il terrore di sapere in anticipo il finale di un film è poca cosa in confronto alla vera conoscenza. Dovrei rivelare subito l’intera trama, così qualcuno dei vostri lettori morirebbe sul colpo e io potrei deliziare ulteriormente la mia Lady Morte. Tuttavia, preferisco sacrificare personalmente le vite alla mia amata e, per stavolta, eviterò di farlo. Quello che posso annunciare è che sarà la fine di tutte le trame seminate in questi dieci anni, una risoluzione praticamente totale che metterà anche le basi per il futuro. Perché l’universo Marvel rimane ancora così vasto ed pieno di storie da raccontare. Non finirà certo qui e forse non finirà mai. Non serve la Gemma del Tempo per sapere che usciranno molti altri film in futuro. Ma tanto, chiunque sia il prossimo nemico, nessuno sarà capace di tenermi testa.

Di Elia Munao’

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