L’unione fa la forza: i segreti del Crowdfunding

I CONSIGLI DEGLI ESPERTI E STORIE A LIETO FINE

Negli ultimi decenni si è sviluppato, e affermato, il fenomeno per cui il promotore di un’iniziativa, che può essere a carattere economico, sociale, culturale o benefico, richiede a un pubblico indistinto somme di denaro per il suo progetto, tramite un portale o una piattaforma di un sito Internet. In una parola, il crowdfunding, dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento, nato negli Stati Uniti  e sbarcato in Italia con successo. È considerato la raccolta fondi del nuovo millennio, che grazie al web permette di racimolare una somma cospicua, partendo da cifre minime, da una comunità sostanzialmente illimitata. Facile, a parole. Perché non tutte le campagne di crowdfunding riescono col buco; anzi, col buco ci restano nel senso che non riescono a raggiungere la cifra minima sperata. Qual è allora la giusta ricetta?

IL SEGRETO DI UNA CAMPAGNA DI SUCCESSO – Non esiste una ricetta univoca che regoli o sancisca il successo o il fallimento di una campagna di crowdfunding” premette Rossella Lombardazzi, co-founder di BeCrowdy, una delle piattaforme italiane di crowdfunding per eccellenza: “Sicuramente ci sono alcuni requisiti minimi di partenza che possono facilitarne il successo: avere un’idea o un progetto utile; partire da un bacino di utenza minimo, che vada oltre la cerchia familiare; essere creativi, sforzarsi di comunicare al meglio il valore aggiunto del proprio progetto; utilizzare in modo corretto e costante le reti sociali (online e offline), coinvolgendo dal punto di vista emotivo i potenziali sostenitori”. E guardando l’altro lato della medaglia, che cosa muove un soggetto a finanziare un’idea innovativa? “La condivisione dei valori di cui si fa portatrice l’idea, la disponibilità di investimento economico, il ritorno di immagine, le ricompense che vengono messe a disposizione, la vicinanza e il legame con il proponente dell’idea” afferma la Lombardazzi, che sottolinea l’importanza, per il futuro imprenditore, di farsi e di fare conoscere l’idea alla propria platea di finanziatori.

La pensa allo stesso modo Luca Borneo, responsabile della piattaforma IdeaGinger, il quale sostiene l’importanza di una buona progettazione: “Occorre pianificare nel dettaglio il progetto: preparare dei contenuti efficaci, come testi, video e ricompense, e soprattutto sviluppare una strategia di comunicazione coinvolgente. La preparazione e la consapevolezza di un progettista su cosa significhi fare crowdfunding sono spesso il discrimine tra progetti di successo e non.”

QUALE PIATTAFORMA SCEGLIERE?- Dipende dal tipo di obbiettivo che il futuro imprenditore vuole realizzare: fra le centinaia di piattaforme, dovrà selezionare quella che più si avvicina al suo progetto. Esistono, difatti, diverse tipologie di crowdfunding, ma solo alcune sono fra le più gettonate: donation-based, reward-based ed equity-based. Il primo modello, come Meridonare o Funditaly, sollecita il sostegno collettivo e partecipativo all’iniziativa proposta senza riconoscere in cambio alcuna ricompensa. Di regola si tratta di progetti con finalità di carattere sociale, promossi da associazioni senza scopo di lucro ed enti no profit. Il secondo, invece, è utilizzato principalmente per sviluppare idee e progetti innovativi di carattere imprenditoriale, ove il sostenitore/finanziatore viene ricompensato con premi, anteprime o sconti sul futuro prezzo di vendita del bene o servizio oggetto dell’iniziativa, che si realizza con il suo contributo. Ne sono un esempio BeCrowdy o Ginger. Nel modello dell’equity based, invece, l’imprenditore lancia la raccolta di finanziamento del progetto sulla piattaforma online e fissa il traguardo monetario per raggiungerlo: i sostenitori investono i suoi risparmi nel progetto diventando soci dell’azienda e ottenendo eventuali guadagni in conto capitale, i capital gains. Si ricordano, per esempio, SiamoSoci o Next Equity. 

Ma si guadagna con questa attività allora? E quanto? “Assolutamente nulla!” dice  Lombardazzi, riferendosi alla maggior parte dei modelli reward-based e donation-based: “Il crowdfunding, in questi casi, non è una forma di guadagno, ma uno strumento di comunicazione e di promozione di un’idea, che ti permette di ricevere in maniera sistematica e sicura somme di denaro a sostegno della sua realizzazione.”
Tuttavia sul mercato ci sono veri e proprio professionisti che sono disposti a creare la miglior campagna di crowdfunding: Ginger, per esempio, propone una consulenza strategica su come strutturare una campagna di crowdfunding versando  300€. Inoltre sono numerosi i portali che trattengono una percentuale dietro la realizzazione del progetto, ricordando per l’appunto BeCrowdy, che trattiene l’8% dell’importo finanziato.

Per quanto riguarda, invece, l’equity crowdfunding, in Italia inizialmente non ha avuto una grande diffusione, probabilmente perché comportava una certo rischio d’impresa. Con la modifica dei regolamenti, però, gli investimenti hanno conosciuto una crescita anche se ad oggi l’equity crowdfunding è rivolto solo a Pmi Innovative e Start-up: l’idea, adesso, è quella di estendere la disciplina in questione anche alle piccole e medie imprese, senza più differenze.
Attraverso i portali specifici, gli investitori consultano tutti i progetti e decidono di finanziare quelli che, secondo loro, hanno maggiore possibilità di riuscita; cosi questi diventano soci del progetto, ottenendo una quota del capitale sociale. Se l’impresa nella quale si ha investito ha realmente successo, le azioni avranno un valore più elevato rispetto alla quota finanziata; altrimenti l’investimento è perduto. Le quote solitamente partono da circa 250 euro in su.

DIETRO LA CAMPAGNA – “Uno degli aspetti più stimolanti della nostra professione è quello di lavorare accanto a persone entusiaste e determinate a trasformare i propri progetti in realtà“, afferma Luca Borneo.

Come quello di Davide e Stefania, marito e moglie della provincia di Bologna ma soprattutto genitori, i Genitori di Alice. Dopo aver scoperto che la figlia era affetta da una terribile Leucodistrofia hanno aperto una campagna, chiamata ‘Il mio nome è Coraggio’, non per trovare una cura, ma per esaudire un desiderio che è anche un diritto inalienabile: il diritto a non soffrire.
Un percorso di logopedia, attrezzature per il bagno, un computer per permetterle di parlare, trasferte per gli ospedali: a questo e ad altro servivano i 15.000€ richiesti. Tuttavia nessuno, nemmeno i professionisti di Ginger, si aspettava che ne avrebbero raccolti quasi il doppio: 29.048€ .

Ci sono anche casi in cui, nei frutti di una campagna, il denaro occupa il secondo posto, lasciando spazio a qualcos’altro. I membri del laboratorio cinematografico indipendente Lab Film (Imola) grazie al crowdfunding non solo sono riusciti a realizzare la versione Home Video del documentario sul Cardinal Giacomo Lercaro, ‘Secondo lo spirito’, ma, come sostiene il regista Lorenzo K. Stanzani, “la campagna è stata fondamentale per dare visibilità al film ancor prima che fosse pronto. Senza sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, destare l’interesse dei giornali locali, e probabilmente anche organizzare ben 9 proiezioni nel mese successivo alla chiusura.”

di Giulia Giunta e Valentina Perroni

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