La banca dell’oro bianco: ‘Allattami’, un progetto per i neonati più deboli

DAL SANT'ORSOLA DI BOLOGNA AL MAGGIORE DI PARMA, IL VIAGGIO DEL LATTE MATERNO

Il latte umano è un prodotto dal valore inestimabile in grado di salvaguardare la salute dei neonati in difficoltà. D questo si occupa ‘Allattami’, un progetto nato nel 2012 che permette di raccogliere le donazioni grazie alla collaborazione tra ospedali e aziende, raccogliendo e fornendo il latte materno ai reparti di neonatologia di Parma e Bologna. Sino ad ora sono stati raccolti più di ventimila biberon, ma reperire questo liquido comporta in realtà un grande impegno e una fitta rete di collaborazioni.

banca del latteLA BANCA DEL LATTE – La Banca del Latte Umano Donato è una banca che raccoglie il latte donato dalle madri che avendone prodotto in eccesso decidono di offrirlo ad altri lattanti. Destinatari diretti di questa banca sono i ‘neonati pretermine’, ovvero i bambini nati prima della 37°settimana di gestazione e che alla nascita presentano un peso inferiore ai 2500 g. Il progetto prende il nome di ‘Allattami’ e nasce nel 2012 dalla collaborazione tra il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, il gruppo alimentare Granarolo, Il Cucciolo (l’associazione bolognese dei genitori dei bambini nati precocemente) e l’Ospedale Maggiore di Parma, che ha aderito al progetto dal gennaio del 2018.  ‘Allattami’ si occupa di assistere le donatrici ritirando il loro latte direttamente a casa, pastorizzandolo e conservandolo in condizioni ottimali, in modo da poterlo fornire agli ospedali. Le madri vengono selezionate dai medici del Policlinico di Sant’Orsola e ricevono tutte le informazioni e le attrezzature utili al prelievo e alla conservazione del latte, senza spese. La parte tecnica viene affidata a uno dei leader del mercato del latte, Granarolo, che si occupa di ritirare le donazioni direttamente a casa e nei giorni prestabiliti. Il latte viene poi portato nella struttura che ospita la Banca del Latte, in prossimità dello stabilimento Granarolo di Bologna. Una volta arrivati i biberon vengono sigillati e pastorizzati, in modo da renderli sicuri per i neonati e successivamente stoccati in appositi refrigeratori. Il latte a disposizione viene poi spedito ai reparti di neonatologia, che effettuano il proprio ordine attraverso un software creato appositamente dall’azienda. La Croce Rossa si occupa del trasporto da Bologna a Parma e arrivato a destinazione gli ospedali avvisano le neo-mamme attraverso un sms.

Dall’inizio del progetto sono stati raccolti 21.561 biberon, equivalenti a 2.587 litri di latte materno e sono state coinvolte 180 mamme donatrici. In particolare, ad oggi sono 18888 i biberon utilizzati dalle strutture sanitarie emiliane, di cui 6.639 dalla Terapia Intensiva Neonatale e 6.769 dalla Neonatologia del Policlinico di Sant’Orsola, 4.394 dall’Ospedale Maggiore di Bologna, 666 dal Policlinico di Ferrara e 420 dall’Ospedale di Parma.”Mediamente in città nascono tra i 40 e i 50 neonati di peso inferiore ai 1500 g, da gennaio ai primi di ottobre sono stati utilizzati 641 biberon di latte, ognuno contenente 100 ml di latte”, racconta Lucia Gambini, neonatologa dell’Ospedale Maggiore di Parma. I dati sono ancora preliminari, come spiega la dottoressa: “Non vi è una statistica certa perché abbiamo iniziato da un anno e i lavori di monitoraggio sono ancora in corso. Abbiamo iniziato da troppo poco per avere dei numeri certi”.

I DESTINATARI DEL LATTE – “Diamo precedenza ai bambini con un peso basso rispetto alla media, con un’età gestazionale bassa – il calcolo in settimane e giorni dal primo dì dell’ultima mestruazione di una donna in gravidanza – o problemi gastroenterici: queste tre categorie di neonati sono quelle che hanno precedenza nell’assunzione di questo latte“, spiega la dottoressa Gambini.
Nel caso di parti prematuri, può capitare che le donne producano il latte in ritardo. “I primi periodi le madri accusano dei problemi causati sia dallo stress che dallo sforzo fisico derivante dal parto. Può avvenire che la loro montata lattea, ovvero la produzione di latte maturo da parte delle ghiandole mammarie, sia ritardata, questo appunto a causa dello stress vissuto”, chiarisce Michela Fornari, ostetrica dell’ospedale parmigiano. In ogni caso, continua l’ostetrica, lo scopo degli esperti di neonatologia “è quello di promuovere l’allattamento al seno, offrendo tutte le possibilità alla mamma che non possiede latte o che non ne produce abbastanza. Dobbiamo fare in modo che si abituino”. Per questo “il latte viene dato solo per un breve periodo, perché dopo un po’ di tempo le madri in questione iniziano il processo di montata lattea, così il latte altrui viene sostituito con latte proprio”.

Nei casi definiti ‘critici’ si cerca di creare una condizione di serenità che include non solo la madre e il bambino ma anche il padre, elemento importante di questa triade secondo Fornari: “Cerchiamo di includere subito i genitori nella cura del bambino, anche perché spesso risultano spaventati. Si cerca di fare il possibile per tranquillizzarli”. La dottoressa Gambini ribadisce che in queste fasi la serenità è essenziale: “Dedichiamo una stanza a ogni bambino, con una poltrona per la madre, dei cuscini e una siringa tiralatte. Tutti questi ‘confort’ sono necessari per produrre al meglio il latte. Oltretutto, durante la fase di tiraggio è molto importante avere madre e bambino molto vicini perché la vicinanza porta a una migliore produzione. Questo avviene grazie all’ossitocina, detta anche ‘ormone timido’. Quando la madre non si sente sostenuta o è emotivamente in difficoltà la produzione e l’afflusso di latte alla mammella cala, per questo abbiamo le stanze singole. Un ambiente tranquillo e confortevole è quindi necessario alla buona riuscita della poppata”.

Secondo l’esperienza della Fornari coloro che usufruiscono del latte, per quanto possano vivere una situazione complicata, si dimostrano spesso entusiaste del servizio: “Le reazioni sono spesso positive perché si rendono conto che questa è la scelta migliore. Anzi, quando le madri vedono l’efficacia sono incentivate alla produzione del latte, perché lo vedono come alimento ideale del proprio figlio, impegnandosi così a produrlo autonomamente”. Anzi, come spiega l’ostetrica: “Invece di avere paura queste madri si propongono come donatrici, coinvolgendo anche amici e parenti. Quando notano l’importanza della donazione si mettono in moto per migliorare il circuito”.

I BENEFICI DEL LATTE MATERNO – “Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che il latte materno presenta fattori di crescita protettivi, utili a dare modo al bimbo di crescere in maniera ottimale”. Con queste parole Michela Fornari spiega che con questo latte si migliorano le capacità di sopravvivenza, di crescita e di sviluppo del lattante. “Il latte materno – aggiunge la dottoressa Gambini – si presenta come un tessuto vivo, in cui ci sono cellule immunitarie che potenziano le difese del bambino, proteggendolo e limitando l’effetto di determinate malattie. Al suo interno vi sono anche cellule staminali, particolarmente importanti nella generazione dei tessuti e altri ormoni che stimolano la crescita e la stabilizzazione dell’organismo del bambino. Inoltre, migliora la tollerabilità alimentare  riducendo la presenza di problemi come gastroenteriti e simili”.

Oltre a essere particolarmente benefico, il latte materno è anche un liquido dinamico: “Durante la poppata la tipologia di soluzione cambia. Il primo latte si presenta ricco di acqua e zuccheri, utile a dissetare e sfamare il bambino. La parte finale, invece, ha più grassi e ciò si può notare dal modo in cui il bambino si nutre, più lento rispetto alle prime poppate. La poppata rappresenta un pasto completo graduale. Per questo non è imitabile“, spiega Fornari . Pensare di poter sostituire il latte umano con quello artificiale, prodotto dal latte vaccino, presenta, infatti, talvolta dei problemi, nonostante il suo forte contributo: “Esistono patologie legate all’intolleranza delle proteine del latte vaccino e nelle quali sarebbe consigliato il latte materno”, conclude la neonatologa.

di Fabio Manis

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