Football americano in salsa parmigiana: il ruggito delle Pantere

PARMA PANTHERS: DILETTANTI SOLO SULLA CARTA

panthers gruppo“I Panthers?”
“Certo. I Parma Panthers.”
Ci fu una lunga pausa mentre Rick lottava con la geografia. Ovviamente si trattava di una qualche squadra di una lega minore, una lega indipendente sperduta in mezzo al nulla e così lontana dall’NFL da essere uno scherzo [… ].
“Okay, Arnie. Scusa il mio danno cerebrale, ma perché non mi dici esattamente dov’è Parma?”
“E’ nell’Italia settentrionale, a un’ora circa da Milano.” […]
“Laggiù football significa calcio, Arnie. Hai sbagliato sport.”

Rick Dockery è una ex promessa del football americano, ma viene licenziato dalla sua squadra in seguito ad una performance pessima. Nella vita non sa fare altro che giocare a football, così Arnie – il suo procuratore – gli trova un ingaggio a Parma, nei Panthers. Qui imparerà a giocare con passione e, per la prima volta nella sua vita, si sentirà un vero giocatore.
Quella di Rick ha la stoffa per essere una storia vera, di quelle che raccontano la vera essenza dello sport di squadra, ma in realtà non l’è. Molti di voi, probabilmente, lo avranno già capito: Rick è il protagonista de Il Giocatore di John Grishman, una “storia di coraggio e amicizia”, come recita il sottotitolo, ambientata a Parma, nella cornice della squadra dei Panthers.

 

I PRIMI PASSI – L’avventura delle ‘Pantere’ nasce un po’ per caso, nella palestra dell’Itis, Giorgio Fontana, istruttore di pesi, e Victor Dasaro, cliente universitario originario di New York, riuniscono un gruppo di ragazzi della scuola e della palestra con lo scopo di allestire una squadra di football americano. Il successo, inaspettato, fu immediato: in poche settimane agli allenamenti partecipavano già una settantina di persone. E’ il 1981.
L’anno successivo la prima amichevole ufficiale, contro le Aquile di Ferrara, si gioca al Tardini e viene sospesa per rissa. La leggenda vuole che, rientrando negli spogliatoi, il coach Dasaro, tenendo il ritmo con i tacchetti delle scarpe, intonò il ritornello che, tutt’oggi, è l’inno della squadra: “Here we go Panthers, here we go!”
Il 1983 è l’anno del primo campionato di massima serie: da questo momento Parma crescerà atleti di riguardo del panorama nazionale. Dai primi anni novanta fino al 1995, i Panthers attraversano un periodo buio: per diversi motivi non riescono più a partecipare ai massimi campionati, così, dopo la retrocessione in Serie B, la società si scioglie.

 

L’ULTIMO DECENNIO – La rinascita avviene nel 2002, con la rifondazione della società: si parte subito con il turbo e già l’anno successivo i Panthers conquistano i quarti di finale della Silver League. Il 3 luglio 2004 rimarrà per sempre impresso nella storia del football americano parmigiano: allo stadio Ridolfi di Firenze, i Panthers battono gli Elephants di Catania e vincono la Silver League. Dopo 15 anni, finalmente, il ritorno alla Serie A, che coincide con il ritorno allo storico stadio Lanfranchi. Alla finale europea dell’Efaf Cup, nel 2008, i ducali vengono sconfitti, ma non possono che dirsi orgogliosi del traguardo raggiunto. L’uomo che ha fatto risalire dal buio il football americano a Parma è Ivano Tira, attuale presidente: “La passione per questo sport non mi è mai mancata; è stato un mio amico, ex giocatore, a chiedermi se volevo entrare in società. Ho iniziato dal basso, dando una mano come potevo, poi sono diventato quello che sono oggi. Il presidente di una squadra fantastica”. Il concetto di squadra non manca mai parlando con Tira: il progetto Panthers – come sottolinea più volte – non è solo merito suo, ma di tutti quelli (e sono davvero tanti) che ci lavorano intorno; si lavora in modo serio e con molto impegno, un passo alla volta per raggiungere grandi traguardi.
Gli ultimi 4 anni sono l’apice del successo: primo titolo al Campionato Italiano nel 2010, contro gli Elephants Catania: conferma del titolo nel 2011, nel nuovo stadio nel quartiere Moletolo, contro i Warriors Bologna. 2012 e 2013 non sono da meno: a Varese vengono battuti ancora gli Elephants, mentre a Ferrara gli sconfitti sono i Seamen Milano. I Panthers si confermano per quattro anni Campioni d’Italia.
“Tanta gente viene allo stadio – continua il presidente – e a Parma abbiamo un bacino d’utenza importante“. Non si può dire che il football si sia allargato a tutta la penisola per merito dei Panthers, ma certamente il lavoro che viene fatto nella nostra città è fondamentale: tanti ragazzini scelgono questo sport,  grazie sopratutto ad un adeguato programma che viene proposto sia nelle scuole medie che nelle scuole superiori. Importante il lavoro che viene fatto dalla società per diffondere e far conoscere il football americano, in sicurezza e con serietà. “A quale giovane – dice orgoglioso Tira – non piacerebbe indossare un casco e una spalliera e mettersi a giocare?”

 

monardiL’ARMATA BRANCALEONE DI PARMA – In Italia il football è uno sport dilettantistico. Avete capito bene, niente stipendi milionari e bonus vari: si gioca per la voglia di giocare e divertirsi. Non si vive di football, perlomeno non a livello economico; agli americani viene dato un rimborso spese, mentre gli italiani giocano per passione e tutti pagano la quota societaria. Non è possibile oggi pensare ad un sistema professionistico, in quanto è già difficile trovare i fondi in un contesto di recessione come quello italiano. Un esempio di questo amore incondizionato per il football ce lo racconta il presidente: “Massimo Guidarini è stato difensore dei Panthers dal 1982 all’anno scorso. Per undici anni, dei ventitré che è stato con noi, ha lavorato a San Pietroburgo: per venire alla partita si faceva migliaia di chilometri in macchina, andata e ritorno. Non è mai mancato una volta. A uno così, voi cosa direste? Un calciatore non lo farebbe mai…” Dal vivaio di Parma è uscito anche Tommaso Monardi, capitano della squadra. “Mio papà è un ex giocatore – racconta Monardi – così mi ha portato a vedere una partita, appena la squadra è stata rifondata: è stato amore a prima vista”. Inizia così la storia di Monardi, primo quaterback italiano a vincere un Superbowl: “Quella giornata è stata indimenticabile – spiega, ancora visibilmente emozionato al ricordo della finale di Catania – e mi ha spronato a fissare obiettivi sempre più ambiziosi, fino a capire che non era un sogno, ma che avevo davvero raggiunto un buon livello”.
Nonostante i giocatori non siano fotografati sui maggiori giornali di gossip, hanno anche loro i loro momenti di gloria. Il quaterback, infatti, parlando dei tifosi, racconta che a volte capita lo fermino per strada per un autografo: “Lo concedo volentieri ed è per me grande motivo di soddisfazione; anche se devo ammettere che gran parte dei tifosi sono parenti o amici“.

 

PER VEDERE I PANTHERS GIOCARE – La Serie A, in cui milita la squadra di football parmigiana, gioca da fine febbraio fino a luglio allo stadio XXV Aprile, in zona Moletolo. Attualmente ci sono i campionati giovanili, che il presidente assicura essere un bello spettacolo per chi volesse avvicinarsi a questo sport. Se non basta quanto finora detto sul football americano a Parma, ecco un ultimo motivo per andare a vedere i Panthers: non potete perdervi gli spettacoli delle ragazze pon pon!

 

di Chiara Corradi e Stefano Frungillo

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