Varlam Šalamov: la letteratura testimone della Storia

A PARMA LA MOSTRA DEDICATA ALLO SCRITTORE CHE DELLA TRAGEDIA FECE POESIA

salamov.artDa giovedì 4 dicembre è possibile visitare la mostra Vivere o scrivere. Varlam Šalamov tra i corridoi della sede centrale dell’Ateneo, in via Università 12. L’esposizione, inaugurata da Maria Candida Ghidini, docente di Letteratura russa all’Università di Parma, è promossa dal Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere, con la collaborazione della Biblioteca Internazionale Ilaria Alpi, ideata da  Literaturhaus di Berlino ed ospitata in città grazie all’iniziativa di Memorial Italia, associazione che si pone come nobile scopo la salvaguardia e la tutela della memoria delle fonti storiche del Novecento.

 

UN OCCHIO AL PASSATO E AL PRESENTE Ospitare l’esposizione a Parma è un gesto di memoria storica e un atto civile di supporto all’associazione Memorial: bisogna guardare la mostra con un occhio storico al passato e uno al presente”. Apre così la rassegna Maria Candida Ghidini, facendo riferimento ai problemi sui diritti civili ancora presenti in Russia. Suddivisa in 11 sezioni fotografiche e di testi riguardanti ogni periodo della vita dello scrittore, la mostra ha come protagonista uno dei massimi autori russi del Novecento, testimone e sopravvissuto al sistema dei campi di concentramento sovietico durante la politica di Stalin e autore del famoso libro I racconti di Kolyma. “La scrittura di Varlam Šalamov– prosegue Ghidini- è documentaria e vissuta sul proprio corpo. Si tratta di una conoscenza che arriva attraverso la corporeità”.

 

salamovinterv.artUN GRANDE ARTISTA  Dopo l’inaugurazione sono intervenuti Giorgio Vecchio, docente di Storia contemporanea all’Università di Parma, Anna Raffetto, editor per la slavistica di Adelphi, e Angela Dioletta Siclari, docente di Letteratura russa all’Università degli studi di Parma, per ricordare la figura di Šalamov davanti a una numerosa e attenta platea.

E’ solo oggi che posso vedere una farfalla senza pensare di mangiarla” è una tra le più toccanti frasi di Šalamov. La farfalla non viene vista come fonte di bellezza e leggiadria, ma come un grumo di proteine utili per la sopravvivenza. Non è un caso che l’incontro si sia aperto con questa frase, forse per alcuni incomprensibile, ma non per chi ha letto I racconti di Kolyma, capolavoro dello scrittore.

“Kolyma … oh Kolyma, lontano pianeta … dodici mesi è inverno e il resto è estate!” (Canto dei deportati della Kolyma). 

Quando si parla di Kolyma, a cosa si pensa? Un posto esotico dove andare in vacanza? “In realtà Kolyma è stata la regione con insediamenti peggiori di tutta la storia del gulag sovietico”, ha spiegato Giorgio Vecchio, regalando un quadro sulla situazione storica dell’epoca per poi ripercorre dettagliatamente gli anni dello stalinismo e ricostruire la realtà di sofferenza quotidiana che vivevano i deportati nei gulag siberiani. Dalla fine degli anni Venti al dopoguerra, milioni di persone vennero deportate e morirono nei lager staliniani, e alla Kolyma, regione inospitale all’estremo nord orientale della Siberia, isolata e al di fuori di ogni via di comunicazione, Šalamov rimase confinato dal 1937 al 1953. La Kolyma, spiega ancora il professore, era ricca di miniere d’oro e i detenuti venivano usati per il lavoro di estrazione. I temi affrontati si intrecciano tra di loro: l’arrivo nei campi su treni o navi, le carceri, i luoghi, le condizioni di lavoro forzato e la natura ostile, vicende in cui lo stesso scrittore è stato costretto a vivere. “Quello che si è voluto trasmettere all’inaugurazione -ha aggiunto Vecchio- è un messaggio universale: la conoscenza di un personaggio che è stato un grande artista e un grande uomo, Varlam Šalamov”.

 

salamovinter2.artSCRIVERE PER VIVERE – Ma più forte ancora del male, al di sopra di tutto, sta il tempo. “L’unica cosa – scrive Šalamov – che innalzi la statura delle persone” (Racconti di Kolyma)

Anna Raffetto ha invece ripercorso le tappe fondamentali della vita dello scrittore. Varlam Šalamov nasce a Vologda (Russia) nel 1907 e conclusi gli studi di Giurisprudenza si trasferisce a Mosca. Nel 1927 si scontra con lo stato totalitario a causa della sua profonda concezione della vita che lo porta a frequentare gruppi di opposizione e nel 1929 viene deportato in un campo di lavoro al nord degli Urali. Liberato nel 1931, nel 1937 fu arrestato nuovamente e deportato nella Kolyma. Solo alla fine degli anni Ottanta le opere di Salamov vengono pubblicate postume. Se è vero che la parola ha il grande compito di rendere liberi, allora lo scrittore riesce a scrivere per vivere, per dire cosa pensa, senza nessuna paura; leggendo infatti la sua celebre opera I racconti di Kolyma, scritta fra il 1954 e il 1973, scopriamo la grandezza di una testimonianza e un contesto di orribili e tremende ingiustizie, assurdità, depravazioni. Chi gestisce l’eredità letteraria del grande autore è la compagna più assidua degli ultimi anni di vita, Irina Pavlovna Sirotinskaja, che ha curato l’edizione Einaudi del 1999.

 

E con una costola sporgente
che gli tende la pelle,
non saprà stabilire quale sia
la differenza tra il bene e il male.  (Varlam Šalamov)

NON SOLO LAGER – “Questa è l’esperienza più definita della fisionomia umana” spiega Angela Dioletta Siclari, dopo aver recitato con molta passione la poesia dello scrittore russo. Con voce estremamente flebile l’autrice ha letto diversi frammenti emblematici di alcune opere poetiche. “La poesia di Šalamov non riguarda solo i ricordi del lager – ha commentato Siclari con estrema commozione – ma tocca in maniera viva la materia letteraria e la forte portata lirica delle parole dell’autore. Šalamov è prima di tutto un poeta e, come tale, utilizza la lingua con sinteticità ed estrema capacità”. Siclari, all’interno del suo discorso, non perde occasione di raccontare episodi dell’infanzia dell’autore russo, del suo rapporto con la madre, dei versi che scriveva fin da bambino, del bellissimo rapporto con l’amico Pasternak e del confronto continuo con la poesia e l’avanguardia di allora.

La mostra rimarrà aperta fino al 12 dicembre dal lunedì al venerdì (ore 9.00-19.30)

 

di  Paola Basanisi, Martina Pacini, Federica Fasoli, Gioacchino Di Giorgi

1 Commento su Varlam Šalamov: la letteratura testimone della Storia

  1. Articolo ben fatto. Quadro a tutto tondo sulla figura del grande autore russo. Complimenti a chi l’ha scritto e pensato. Bravi bravi mi è piaciuto tanto.

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