Decreto Sicurezza: se l’emergenza è umanitaria non funzionerà

ORA LEGGE, RISCHIA INCOSTITUZIONALITA' ED EFFETTI CONTROPRODUCENTI

Un Salvini dall’espressione contrariata, a tratti stizzita: questa l’immagine che colpisce nella proiezione del video tratto dalla trasmissione televisiva Piazza Pulita, con cui si è aperto l’incontro tenutosi il 5 dicembre all’Auditorium Toscanini di Parma. Una sala gremita di quasi 200 persone di tutti i colori e di tutte le età, riunite per discutere e analizzare le conseguenze del Decreto Sicurezza.

Proposto dalla Lega e approvato dal Senato con 163 voti favorevoli e 59 contrari, e alla Camera con 396 sì, sottoposto a fiducia, il decreto è diventato legge e andrà ad agire sì sulla sicurezza, ma con enormi dubbi e pericoli. Il nodo centrale, inutile ribadirlo quando si tratta di Matteo Salvini, è l’immigrazione. La proposta annovera tra i punti salienti: la sicurezza urbana, la lotta al terrorismo, alla mafia e ultimo, ma non meno importante, l’immigrazione.

COSA DICE LA LEGGE- I 40 articoli che formano il testo puntano ad un inasprimento delle regole già esistenti per quanto riguarda i poteri conferiti alle forze dell’ordine,  ora munite dei tanto dibattuti teaser, nuove normative per combattere terrorismo e associazioni mafiose e una serie di disposizioni sugli immigrati. In origine le cose sono state concepite separatamente, Decreto Sicurezza da una parte e Decreto Immigrazione dall’altra. Successivamente i due testi sono stati accorpati, andando a creare un turbinio di confusione e disinformazione. Proprio l’immigrazione è stato il tema al centro dell’incontro all’Auditorium Toscanini, dove si sono confrontati pareri legali e di alcuni cittadini del quartiere San Leonardo, in un clima acceso per tutto il dibattito.

 

A spiegare nei dettagli la legge è l’avvocato Calogero Busso, legale di CIAC onlus (Centro Immigrazione Asilo Cooperazione internazionale) che parla di diritti umani e di mancanza di civiltà del decreto, e del ministro dell’interno. Accusato quest’ultimo infatti di strumentalizzare e aver strumentalizzato la questione migranti dai tempi della campagna elettorale, continuando a far leva sulla paura degli italiani, ignorando come queste nuove norme siano un enorme passo indietro in materia di diritti civili. Nello specifico, ad essere negate saranno: la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe, negando loro di accedere a servizi di base come la sanità pubblica; la possibilità di avere contratti di lavoro regolari, favorendo così l’enorme piaga del lavoro in nero. Inoltre vengono aboliti gli sportelli comunali che forniscono servizi di informazione, assistenza e supporto agli stranieri che intendono partecipare a programmi di rimpatrio volontario.

“QUESTO È SCHIAVISMO”- Proprio così grida l’avvocato, che nel corso del dibattito ha evidenziato come “le coscienze devono svegliarsi”. Seguendo il percorso legale che porterà gli (ex) detentori di permesso di soggiorno per protezione umanitaria ci si torverà ad avere sempre più persone senza un documento valido che consenta loro di accedere anche a servizi necessari: casa, lavoro, servizi sanitari. La conseguenza che più preoccupa infatti è il forte aumento dei soggetti in clandestinità. Senza considerare le ulteriori difficoltà di eventuali rimpatri, possibili solo con precedenti accordi con i paesi interessati. “La mancanza di permesso di soggiorno porta a delle conseguenze disastrose: – continua l’avvocato- tutte queste persone non potranno lavorare regolarmente, non godranno più di nessun diritto e questo li rende ricattabili dai datori di lavoro. Questa è schiavitù”.

“LE STESSE BATTAGLIE PER TUTTI” – Nel corso del dibattito sono state analizzate le cause che, nella storia, hanno contribuito all’aumento del fenomeno migratorio dall’Africa all’Italia. Prendendo come esempio la Nigeria e l’attività senza scrupoli che il colosso italiano ENI conduce da anni alla foce del Niger, Andrea Bui, rappresentante di Potere al Popolo Parma, si sofferma sul perché oggi gli immigrati sono considerati una minaccia e sulle ragioni che spingono molti italiani a pensare che “ci rubano il lavoro” oppure “negli asili ormai ci sono solo i figli degli immigrati”, e altre frasi che si sentono oramai ogni giorno. Le cause sono da ricercare nello Stato e nei servizi che sempre più spesso ridotti ai minimi termini. “Dal 2008 ad oggi, lo Stato ha ridotto le risorse per il welfare. I soldi per le armi e le missioni in Iraq sì, per il Welfare no“, fa notare Bui, che continua incitando il pubblico a “capire cosa sta succedendo e capire che dobbiamo combattere la stessa lotta”. Si esprime con parole simili anche una residente del problematico quartiere San Leonardo, che, con toni molto accesi, invita a capire che “le lotte da combattere sono le stesse, per loro e per noi“.

CAPIRE PER RISOLVERE- Per affrontare e risolvere il problema bisogna però capire che la situazione non è delle più semplici. È vero che la questione immigrazione è sentita in maniera molto forte in Italia, ma è altrettanto vero che quelle proposte dal Decreto Sicurezza non sembrano essere le soluzioni migliori. Anzi, non possono essere considerate soluzioni soddisfacenti. Fare di tutta l’erba un fascio, come si suol dire, non ha mai fatto bene a nessuno. “Non tutto è male. Anche noi possiamo portare qualcosa di positivo” commneta un giovane ragazzo di origine nigeriana, in Italia da 2 anni, intervenuto nel dibattito. “Salvini vede solo gli aspetti negativi degli stranieri. Anche noi abbiamo un sogno e degli obiettivi nella vita” conclude. 

QUALI SARANNO LE CONSEGUENZE?– Ma vediamo quali saranno gli effetti a breve e lungo termine del decreto che l’avvocato ribattezza “schifezza”. In primis, queste norme avranno l’effetto immediato di rendere molto più difficile ottenere un permesso di soggiorno, anche se si gode dello status di rifugiato politico o di protezione umanitaria. Al posto del permesso, il ministro Salvini introduce una serie di permessi speciali (della durata massima di un anno). Va da sè che revocare i permessi di soggiorno a coloro che sono già presenti sul territorio italiano significa creare un numero incontrollato di clandestini, con l’unico effetto di aggravare di fatto il problema sicurezza. Il Decreto produrrà, secondo le stime realizzate dal centro studi ISPI, 60 mila residenti irregolari aggiuntivi andare al 2020, sui circa 600 mila già stimati nel territorio italiano.

Inoltre, il nuovo decreto allunga notevolmente i tempi massimi in cui gli stranieri possono essere trattenuti nei centri di permanenza temporanea in previsione del rimpatrio e aumenta la lista di reati che comportano l’annullamento della protezione internazionale, come quello di natura sessuale, traffico di stupefacenti, furti, rapine e violenza o minacce a pubblico ufficiale senza considerare che in Italia sono previsti tre gradi di giudizio.

Ciliegina sulla torta: il ridimensionamento e conseguente depotenziamento del sistema SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), centri a gestione comunale che forniscono vari servizi come corsi di lingue per i richiedenti asilo e altri percorsi di integrazione. Grazie (si fa per dire) alle nuove leggi, i servizi diminuiranno notevolmente e sarà molto più difficile di fatto per i richiedenti asilo accedervi.

UNA FALSA EMERGENZA?- Ma stiamo davvero subendo “un’invasione”? Dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza mostrano un calo dei migranti sbarcati nell’ultimo anno. I numeri parlano chiaro: -87,68% rispetto al 2017 e -92,57% dal 2016. Queste cifre evidenziano come non ci sia attualmente bisogno di misure straordinarie. Come detto il nuovo decreto porterà disagi soprattutto per quanto riguarda il depotenziamento delle strutture SPRAR che operano direttamente sul territorio. Solo a Parma e provincia, per esempio, si stima che i richiedenti asilo siano circa 1200, a fronte di 300 posti disponibili nelle strutture, che rischiano ora di diminuire di anno in anno. E a quelli che vengono tagliati fuori da questi progetti non resta altro che l’accattonaggio. Molti comuni italiani (Parma compresa) si sono resi conto che questa è la reale emergenza: garantire integrazione e una vita dignitosa a tutti. Per questo sono state attuate mozioni in numerosi comuni italiani per contrastare il Decreto Salvini. 

INTEGRAZIONE, INTEGRAZIONE! – Oggi parola troppe volte abusata, integrazione. Usata nell’accezione positiva è la soluzione per tutti i movimenti politici di sinistra, ma per chi vuole allontanare il diverso sempre e comunque, integrazione assume altri connotati: ci si sente dire che “gli stranieri si devono integrare”, alludendo al fatto che in realtà gli stranieri non si integrino, restando legati a loro usi e costumi. Ma integrarsi significa annullare sè stessi?  Ridursi a una fotocopia mal riuscita dell’italiano “pizza e mandolino”?

“Gli immigrati sono persone come noi. Sono soggetti, non oggetti“,  le parole dell’infervorato giovane attivista Bui, che conclude,”i diritti non sono un regalo ma sono il frutto di lotte. Dobbiamo lottare insieme. L’unica soluzione oggi è avere coraggio e volontà”.

Ma tutto questo è costituzionale? L’art. 3 della nostra Costituzione recita così:”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 4 ottobre ha fatto un preciso richiamo: “Avverto l’obbligo di sottolineare che, in materia, restano fermi gli obblighi dell’art. 10 della Costituzione e gli impegni internazionali assunti dall’Italia”. Per la stessa ragione la VI commissione del Consiglio superiore della Magistratura ha espresso un parere di incostituzionalità per la parte che si occupa di migranti e richiedenti asilo. Alcune norme contenute nel decreto potrebbero essere quindi in contrasto con la Costituzione. Il presidente Mattarella ha apprezzato le modifiche effettuate negli ultimi giorni, ma restano le incertezze e i timori che quanto fatto non porterà altro che ingiustizia.

 

di Eleonora Di Vincenzo

 

 

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