Violenza nelle discoteche: i giovani non sanno più divertirsi?

CHIUDE IL DADAUMPA E SI RIAPRE UN DIBATTITO: PERCHE' I GIOVANI SONO SUCCUBI DEGLI ECCESSI?

Due gruppi di giovani iniziano a darsele all’interno di una discoteca. Vengono allontanati dagli addetti alla sicurezza del locale, ma il pericolo non è affatto scampato. La rissa continua al di fuori del locale e si conclude con il ferimento grave di un ragazzo, che finisce in ospedale con una prognosi di 30 giorni. Il tutto avviene con una rapidità disarmante, parliamo di circa 7-8 minuti di follia, e la polizia viene battuta sul tempo. E’ ciò che è successo esattamente due settimane fa, al Dadaumpa, uno dei locali più frequentati dalla movida parmigiana. La questura a seguito di questo episodio ha sospeso la licenza della discoteca per una settimana. Notizie di cronaca come queste se ne sentono quasi di continuo in Tv e sui giornali, spesso con risvolti drammatici. Quello degli episodi di violenza all’interno e/o nei pressi dei locali da ballo ormai è un clichè della cronaca nera italiana e non solo. Troppo spesso luoghi di divertimento e incontro diventano teatro di risse e aggressioni. Ma perchè i giovani al giorno d’oggi si rendono spesso protagonisti di questo tipo di azioni, proprio nei posti concepiti per le feste e lo svago?

VITA NOTTURNA E CRONACA NERA: UN BINOMIO DA FERMARE – Il termine ‘movida’ è stato coniato nella Spagna post-franchista degli anni 80′. Con esso si indicava il caratteristico clima di vitalità sociale, culturale e artistica creatosi con la fine della dittatura e il ritorno alla democrazia. Col tempo è diventato d’uso comune anche al di fuori dei confini della penisola iberica e ha assunto il significato generico di vita notturna e animazione. Movida è dunque un vocabolo in cui rientrano concetti quali locali, festa, musica, giovani, divertimento e alcool. Tutto molto bello? No, non è tutto rose e fiori. Purtroppo l’allegria di queste situazioni troppo spesso si confonde e si accompagna con la perdita di raziocinio. Per questo non possiamo fare a meno di parlare di un ‘lato oscuro’ della movida. Se così non fosse, non sentiremmo mai parlare delle cosiddette ‘stragi del sabato sera’. Si tratta di decessi che avvengono solitamente in piena notte, o alle prime luci dell’alba. Possono essere causati da guida in stato di ebrezza, risse in discoteca, mix letali di sostanze o da semplici colpi di sonno al volante. L’abuso di alcool unito magari a quello di sostanze stupefacenti è quasi sempre il minimo comune denominatore di questo tipo di cronache di cui si sente tanto, troppo spesso parlare.

PISTE DA BALLO O PISTE DA SBALLO? – Ogni weekend sono migliaia i giovani che escono la sera per fare le ore piccole. A molti di loro, la compagnia degli amici, la musica dei locali, le piste da ballo e gli incontri spontanei non bastano: emerge il bisogno di andare oltre a questo, di spingersi al di là dei propri limiti. Il sabato sera diventa quindi quel momento in cui annegare nell’alcool tutte le preoccupazioni del quotidiano, il momento in cui tutto è concesso pur di aumentare la sensazione di euforia e di allentare ogni tipo di freno inibitorio. Ed è così che le piste da ballo diventano piste da ‘sballo’, in tutti i sensi.

Torniamo quindi a ciò che è accaduto la sera del 28 novembre al Dadaumpa New Life, locale simbolo della vita notturna di Parma, quando due gruppi di giovani, probabilmente con la mente offuscata da qualche bicchiere di troppo, hanno iniziato a menare le mani e creare scompiglio nel locale. Nelle discoteche le risse possono scoppiare per motivi anche molto banali. A volte basta uno sguardo di troppo a una ragazza, un cocktail rovesciato su una camicia, un atteggiamento leggermente provocatorio o anche solo una spinta eccessiva mentre ci si fa largo tra la folla. Quando si perde lucidità mentale anche piccoli episodi di questo tipo possono accendere la miccia.

PARLA IL TITOLARE DEL DADAUMPA: “CI SENTIAMO POCO TUTELATI” – L’episodio accaduto al Dadaumpa ha spinto la questura a prendere un provvedimento, ovvero la sospensione della licenza del locale per una settimana. In base all’articolo 100 del TULPS (Testo Unico delle Leggi sulla Pubblica Sicurezza), scopo della misura non è tanto quello di punire il titolare della discoteca (che di colpe effettive non ne ha) ma piuttosto quello di allontanare dal locale soggetti potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico. Il provvedimento è stato preso a seguito di una serie di episodi che sono accaduti nelle ultime settimane e pertanto non riguarda un singolo caso isolato. Abbiamo chiesto quindi direttamente all’attuale titolare del Dada, Paolo Arbelti, di parlarcene: “Durante la mia gestione, dal 2016 ad oggi, si sono effettivamente verificate delle risse. Ma si tratta comunque di episodi sporadici e il 90% di questi è avvenuto fuori dal locale”. In merito alla difficoltà di prevenire situazioni di questo tipo ha inoltre aggiunto: “Da quando ho preso in gestione il locale, abbiamo organizzato oltre 200 serate per un totale di circa 150.000 presenze complessive. In estate in certe occasioni abbiamo raggiunto anche quota 1.500 persone. E’ chiaro che in un locale aperto 4 giorni su 7 con un affluenza così alta possono a volte capitare cose spiacevoli”. E ancora: “Durante la mia attività qui, ho cercato fin da subito di snaturare l’etichetta di locale ‘superfighetto’ che caratterizzava il Dadaumpa. Una volta senza giacca e cravatta non si entrava. Credo che la rigidità della selezione fosse il motivo per cui il locale era a terra. Prima del mio arrivo erano fallite 3 delle precedenti gestioni”. Abbiamo quindi chiesto a Paolino ulteriori dettagli sulla selezione: “Oggi non necessariamente occorre presentarsi in camicia per entrare, basta presentarsi in modo ordinato. Ma ciò che conta di più è il comportamento che si tiene: il buttafuori saluta e cerca sempre un primo approccio col cliente in coda. E’ lì che valuta se egli abbia o meno atteggiamenti scontrosi ancora prima di entrare o se sia già ubriaco o alterato. Lasciare fuori le persone è sempre dura ma a volte è necessario. Sono stato spesso accusato di razzismo sui social per questo. Di recente mi è capitato di leggere su diversi giornali la testimonianza di un ragazzo minorenne che ha sostenuto di aver subito un atteggiamento discriminatorio da parte del personale. La verità è che quel ragazzo era stato in un primo momento bloccato all’ingresso, salvo poi entrare solo dopo un colloquio col buttafuori che ha dato l’ok. Una volta dentro però, ha iniziato a spintonare altri clienti, a quel punto è stato espulso. Fuori dal locale ha minacciato di denunciarci nel caso non lo avessimo fatto rientrare e ha perfino chiamato la polizia”. A detta di Arbelti, ad ogni modo, il fatto di aver reso meno rigida la selezione all’ingresso non significa che siano stati compiuti meno sforzi per garantire la sicurezza. Su questo punto ha precisato: “Stiamo facendo tutto il possibile per garantire la sicurezza pubblica nel locale. Abbiamo potenziato il sistema di sicurezza, installato nuove telecamere di sorveglianza e stiamo valutando anche di ingaggiare una guardia giurata affinchè monitori il parcheggio davanti all’entrata”. Il titolare ha voluto poi smentire alcune voci riguardanti la regolarità del suo esercizio affermando: “Di recente le autorità hanno eseguito in tanti locali, che mancavano di alcuni permessi e autorizzazioni. Il Dadaumpa non è uno di questi. Eppure molte testate ci hanno buttato nella lista dei cattivi senza un motivo valido. Subiamo della concorrenza sleale e per questo ci sentiamo poco tutelati”. E ha concluso dicendo: “Vi ringraziamo per essere stati gli unici a interessarsi anche della nostra versione dei fatti, cosa che le altre testate non hanno fatto“.

ECCESSI FUORI CONTROLLO: MA A CHE PREZZO? – Viene spontaneo chiedersi dunque come mai giovani e adolescenti si lascino trasportare così facilmente dagli eccessi come fossero pezzi di corteccia in balia di un fiume in piena. In un articolo dello scorso 11 aprile su Panorama, Barbara Massaro ha provato a dare una risposta nel bisogno dei giovanissimi di esorcizzare la sensazione di vulnerabilità che contraddistingue quella fase intermedia tra l’infanzia e la vita adulta. Altro fattore da tenere in considerazione, è lo spirito di emulazione che trova terreno fertile tra i giovani. Molto spesso si prova a imitare scelte e atteggiamenti di qualcun altro, magari più grande, solo perchè in qualche modo infonde un senso di sicurezza che non si possiede. Accade dunque quel fenomeno che porta i singoli a conformarsi alle scelte del gruppo, privandoli del coraggio di dire no. Potrebbero essere queste quindi alcune delle ragioni che si celano dietro la ricerca spasmodica e incosciente di paradisi artificiali, di quelle sensazioni forti che fanno sentire invincibili. Si tenta così in un certo senso di dominare il tempo e la vita, anche a costo di declassare la ragione in nome dell’impulsività. Il rovescio della medaglia però, è che presto o tardi ogni notte di sballo finisce e il giorno dopo il fisico chiede il conto. C’è chi passa una giornata in postumi da sbornia, chi torna a casa con un occhio nero a causa di una discussione manesca e chi finisce al pronto soccorso. Qualcuno di più ‘sfortunato’ invece, per un motivo o per un altro, ci lascia la pelle.

In sostanza, probabilmente è il caso di smettere di scaricare la colpa del disagio giovanile alle discoteche. Perchè non è colpa dei muri e della musica ad alto volume se molti di loro non sono in grado di portare il dovuto rispetto per chi li circonda, ma soprattutto per se stessi. Forse è giunto quindi il momento di fare qualcosa di concreto per insegnare ai giovani che non è giocando al rialzo con la vita che si dimostra di essere capaci di dominarla.

 

Di Lorenzo Bonuomo

 

 

 

 

 

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