Perchè non bisogna più indignarsi per i titoli di Libero

COSA POTREMMO MAI ASPETTARCI DA QUESTO GIORNALE?

Prima pagina di Libero 11 gennaio 2019

Il quotidiano Libero è una delle più note testate giornalistiche in Italia. Il giornale di Vittorio Feltri, però, ha una caratteristica che lo distingue dagli altri: deve buona parte della sua notorietà al suo modo di titolare le notizie, senza freni e in maniera parecchio eclatante, spesso scorretta. Tanti i casi negli ultimi anni, come quando il giorno dopo degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 scelse come titolo in prima pagina ‘Bastardi islamici’, cosa che gli causò non pochi problemi (Maurizio Belpietro dovette rispondere in tribunale di un’accusa per istigazione all’odio razziale). Oppure quando, nel settembre 2000, scrivendo un articolo sulla pedofilia in Russia, Feltri fece la scandalosa e sciagurata (viste le conseguenze) scelta di pubblicare alcune foto pedo pornografiche prese da uno dei siti russi. Insomma, un giornale che ha fatto del clamore una delle sue armi vincenti. Un giornale che, con una buona dose di benaltrismo e populismo, lo fanno essere unico nel suo genere.

Ansa / Vittorio Feltri

Nell’ultimo periodo, due sono i titoli da prima fra i più eclatanti: “C’è poco da stare allegri: calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”, con chiara accezione avversativa, oppure “Comandano i terroni: ai meridionali 3 cariche istituzionali su 4”. Potremmo sforzarci di trovare un nesso fra dei dati riguardanti l’economia italiana e il numero di omosessuali nel nostro Paese, ma la realtà è che non riusciremmo a trovarne perché, di fatto, non ce n’è. Così come, allo stesso modo, non si potrebbe trovare una spiegazione alla statistica riguardante i luoghi di nascita dei nostri ministri o sottosegretari, utilizzando peraltro un deplorevole ‘terroni’. Il fine di questi titoli è quello di creare scandali, di tenere il giornale sulla bocca di tutti e soprattutto di far indignare la gente, cosa in cui, bisogna ammettere, riescono perfettamente.

La realtà è che la fama e la notorietà ad un quotidiano non fanno altro che bene, a prescindere se sia “positiva” o “negativa”, e questo Vittorio Feltri lo sa bene. Prendiamo come esempio l’edizione di Libero con il titolo incriminato: copie esaurite ovunque e nella metà del tempo rispetto agli altri giorni. Risultato ampiamente raggiunto insomma. Certo, il rovescio della medaglia è un innumerevole quantità di critiche, ma di quelle Libero pare curarsene ben poco.  Probabilmente nella redazione del quotidiano qualcuno sghignazzerà pure leggendole e constatando l’indignazione generale. Accuse e critiche mosse anche da importanti cariche pubbliche, fra cui il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, o Luigi Di Maio, che ha manifestato sdegno per entrambi i titoli sopracitati.

Grazie anche a questo particolare modus operandi, Libero cresce nel panorama del giornalismo italiano, come attestano le vendite: il quotidiano milanese è uno dei pochi che ha visto incrementare le vendite cartacee del giornale (raggiungendo un clamoroso +16% nel settembre 2018) a dispetto di un periodo di crisi nera per la carta stampata.  Una volta compreso il meccanismo e lo scopo di Libero, bisognerebbe smettere di sorprendersi e indignarsi per i suoi titoli provocatori, se non vogliamo mettere in conto di fare “il loro gioco”. Bisognerebbe, infatti considerare il giornale di Feltri per quello che realmente è: un quotidiano fuori dagli schemi, atipico, che specula sulla sua (cattiva) fama.

La prossima volta che leggeremo uno dei tipici titoli scandalosi, non irritiamoci, piuttosto sorridiamo, coscienti di essere di fronte a nient’altro che a una provocazione.

di Daniele Gippetto

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*