Federica Beretta: da studentessa di Noceto a direttrice di Opera Gallery

A SOLI 28 ANNI E’ LA DIRETTRICE DI GALLERIA D’ARTE PIU’ GIOVANE DEL GRUPPO LONDINESE

Originaria di Noceto, Federica Beretta si è fatta strada nel Regno Unito perseguendo la via dell’arte: a soli 28 anni è infatti diventata la più giovane direttrice del prestigioso gruppo Opera Gallery nella sua sede di Londra. Tra l’organizzazione di mostre e i colloqui coi clienti, la Beretta racconta il suo lavoro e il percorso che l’ha portata ad eccellere.

GLI STUDI E IL PERCORSO  LAVORATIVO – Nonostante Federica sia oggi molto soddisfatta e convinta dei propri conseguimenti lavorativi, inizialmente non aveva le idee molto chiare riguardo agli studi che avrebbe voluto intraprendere: “Quando avevo 19 anni – racconta lei stessa – non sapevo cosa scegliere all’università. Ho preso in considerazione di iscrivermi a matematica, persino a medicina, poi i miei genitori mi avevano suggerito la facoltà di economia e in un primo momento ho deciso di seguire il loro consiglio. Dopo due settimane ho capito che quel corso non faceva per me, così sono andata in segreteria per cambiarlo senza dire niente a nessuno, e mi sono iscritta a lettere“. In un primo momento infatti, Federica avrebbe voluto fare la scrittrice di romanzi oppure la giornalista, avendo già cominciato a lavorare, subito dopo il conseguimento della maturità scientifica, per la Gazzetta di Parma come corrispondente da Noceto, suo paese d’origine. Dopo una prima esperienza nel Regno Unito presso l’Università di York, dove era andata grazie al progetto Erasmus, Federica torna a Parma e conclude la laurea triennale. Tra le varie possibilità che le si aprono in seguito, opta alla fine per un master della durata di due anni presso la City University di Londra, situata nel centro della città. Ed è proprio durante il master che Federica riesce a farsi assumere per un periodo di prova presso la galleria Ransom, in cui ha occasione di dimostrare le proprie capacità, tanto da riuscire, nel giro di poco tempo, a diventarne la direttrice: “Ho cominciato come stagista, poi mi hanno assunta part-time e dopo un anno full-time. Dopo due anni che ero lì, il manager di allora se n’è andato e sono rimasta io, quindi mi hanno dato le redini della galleria. Dopo quattro anni che ero lì alla Ransom, sono stata contattata da un gruppo molto più grande, a dire il vero uno dei più grandi al mondo: Opera Gallery, e ho cominciato a lavorare per loro. Ho dovuto ricominciare da capo, prima come senior art advisor, poi come deputy director e dopo un anno mi hanno fatta director. La cosa bella è che qui ti danno responsabilità anche se sei molto giovane, nessuno ha avuto problemi a nominarmi direttrice, cosa che in Italia difficilmente sarebbe successa”.

I COMPITI DI UNA DIRETTRICE –  Come spiega Federica, nel suo lavoro coesistono un aspetto commerciale, legato alla compravendita delle opere, ed uno più artistico legato all’attività di ‘curatela‘, ovvero alla pianificazione delle mostre e alla scelta degli artisti su cui ci si vuole concentrare, che possono essere sia viventi sia maestri del passato. Vi è poi l’aspetto della relazione coi clienti: la vendita è infatti un fattore preminente nelle gallerie commerciali e l’organizzazione di eventi da ospitare  in galleria diventa fondamentale per questo scopo. Il direttore inoltre fa un po’ da ‘file rouge‘, mettendo in relazione e supervisionando il lavoro dei vari uffici, dalla comunicazione alla logistica, fino ad arrivare alla finanza. Tutti i vari dipartimenti fanno dunque riferimento al direttore per confermare le scelte, le iscrizioni e tutto ciò che si lega alla vendita di un’opera d’arte.  “Bisogna costantemente cercare nuovi artisti- racconta la Beretta – cercando sul nostro portfolio quali funzionano meglio e quali opere si possono esporre. Si tratta insomma di un’attività commerciale, possiamo dire che arte e business si legano in modo indissolubile in questo mestiere“. Data la complessità del lavoro in galleria, anche il team che vi lavora deve essere multidisciplinare e diversificato, ad Opera Gallery ci sono molti ragazzi giovani, spiega Federica, e molti di loro sono Italiani. Per quanto riguarda invece i clienti, si tratta in genere di persone facoltose e molto istruite: business-men, presidenti di ditte o compagnie di qualsiasi genere e persino aristocratici. “Sono tutte persone che hanno viaggiato tantissimo – spiega la direttrice – vivono un po’ in un altro mondo rispetto al nostro e di solito hanno studiato nelle migliori università, come Harvard o Cambridge. Spesso sono anche poliglotti e in generale molto colti. La nostra clientela è inoltre formata principalmente da collezionisti, molti dei quali sono davvero preparati in ambito artistico. Difficilmente abbiamo clienti che comprano una volta da noi e poi non tornano più”.

IL RAPPORTO CON L’ ITALIA E  LA BREXIT –  “Io Parma ce l’ho nel cuore – racconta Federica – e ogni volta che torno in Italia confesso che non è bello dover ripartire subito, ovviamente qui a Londra non sono sola, ma non è la stessa cosa che avere amici d’infanzia e famiglia vicini. Di Parma mi manca anche la cultura culinaria, adoro prosciutto e formaggio. Per il momento però non posso tornare, Londra è la capitale dell’arte europea, e in Italia sinceramente non saprei bene di cosa occuparmi, non avrei le stesse opportunità lavorative per quanto riguarda il mio ambito. In ogni caso sono grata a Parma e non escludo la possibilità di tornare a viverci, magari in futuro; è una città provinciale molto bella e sono felicissima di essere nata e cresciuta qui, perché mi ha dato gli strumenti necessari per farmi strada”. E proprio per quanto riguarda gli strumenti che il nostro Paese può offrire, Federica sottolinea come, in generale, nel suo campo, gli italiani siano molto apprezzati all’estero, proprio perché caratterizzati da un eccellente preparazione in ambito artistico: “Ho messo tanti italiani a lavorare qui in galleria, perché per me hanno una marcia in più, sono bravissimi venditori  e, soprattutto, sono molto appassionati d’arte, dei veri conoscitori. Tutti in Italia, anche senza volerlo, hanno visto mostre  o comunque vivono immersi nell’arte, è qualcosa che fa parte della nostra cultura molto più che in altri paesi”. Federica spiega inoltre che la vita che conduce a Londra non sempre è facile, in quanto molto stancante e a tratti caotica, ma nonostante tutto crede che ne valga davvero la pena. Nemmeno l’attualissimo tema della Brexit sembra preoccuparla particolarmente: “Secondo me non è ancora detto che il Regno Unito esca dall’UE, specialmente dagli ultimi svolgimenti sembra che il parlamento in un qualche modo stia cercando di fare un passo indietro. Se succederà, a livello professionale, non penso sarà un problema, perché i nostri clienti sono molto internazionali, la maggior parte di loro sono tailandesi, cinesi, argentini, sudafricani: vengono veramente da tutto il mondo e sono un tipo di clientela che viaggia molto. Magari passano un mese a Londra, uno a New York e così via, non penso che verranno colpiti da questa cosa se anche dovesse realizzarsi. A livello personale invece immagino che la situazione potrebbe crearmi qualche difficoltà, credo che il costo della vita aumenterebbe, così come i prezzi dei viaggi, io cerco di tornare in Italia almeno una volta ogni due o tre mesi. Personalmente spero ancora che l’Inghilterra non esca dall’Unione Europea, sebbene un eventuale passo indietro potrebbe comunque causare grossi problemi, perché coloro che hanno votato per uscire ovviamente non saranno così propensi ad accettare la cosa”.

SOGNARE IN GRANDE E CONSIGLI AI PIU’ GIOVANI – “Credo che per i più giovani che vogliano approcciarsi a questo percorso lavorativo, sia innanzitutto importante avere un mentore o comunque qualcuno con più esperienza che possa dare consigli; avere il supporto di qualcuno che ha già fatto in precedenza i tuoi stessi errori è fondamentale”, spiega Federica. “Consiglio inoltre di provare sempre e di non avere paura – continua – il massimo che può succedere è ricevere un ‘no’ come risposta, però è importante non perdere la determinazione e continuare a provare fino a che il ‘no‘ si trasforma in un ‘‘. Bisogna poi informarsi e cercare di capire quali sono le concrete offerte di lavoro. E’ importante essere realistici e talvolta adeguarsi a quelle che sono le richieste. Purtroppo l’ambito dell’arte è estremamente competitivo e non è facile riuscire ad entrarvi, magari si può iniziare con qualcosa che non rispetta esattamente il ruolo che vorremmo ricoprire ma che può essere utile per cominciare a farsi strada in questo mondo, si può sempre cambiare in un secondo momento quando arriva un’occasione“. E’ inoltre fondamentale, secondo la Beretta, sognare in grande, e non limitare le proprie possibilità pensando di non essere in grado di raggiungere i propri obbiettivi: “C’è questa frase molto bella, l’aveva pronunciata un ragazzo alla mia cerimonia di laurea qui in Inghilterra: “If your dreams don’t scare you, they’re not big enough“, ovvero: “Se i tuoi sogni non ti spaventano, non sono abbastanza grandi”. Per iniziare consiglio inoltre un’esperienza all’estero, fondamentale per imparare altre lingue, almeno un’altra oltre alla propria bisogna parlarla; quando impari la lingua di una persona riesci ad entrare in connessione con lei e la sua cultura in maniera totalmente diversa. Se fossi adesso all’università credo che mi metterei a studiare il cinese e il russo, sono lingue sempre più richieste nel mercato del lavoro. Per concludere credo sia molto importante anche che una persona nella vita faccia quello che davvero gli piace. I miei ad esempio erano piuttosto terrorizzati all’idea che facessi un’università umanistica e invece meno male che ho fatto quella. La competizione è infatti davvero alta, e solo facendo quello che davvero ci piace riusciremo ad eccellere, perché in questo modo il lavoro arriva a coincidere con quelle che sono le nostre passioni“.

 

di Gabriele Sani

 

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