Ronaldo il fenomeno, a otto anni dall’addio

OTTO ANNI SENZA RONALDO LUÍS NAZÁRIO DE LIMA: TANTE LE VITTORIE, DI CUI LA PIÙ IMPORTANTE QUELLA CONTRO LE GINOCCHIA

Ronaldo e Baggio, Bologna vs Inter (Bologna, 1997) / Wikipedia

Tutti abbiamo avuto nella vita almeno un amore, calcisticamente parlando. Ci siamo innamorati di Pelé, Maradona, Paolo Rossi e poi è arrivato lui, Ronaldo Nazario de Lima. Come sappiamo, però, tutte le storie d’amore, anche le più belle, sono destinate a finire. Il 14 Febbraio di otto anni fa dava l’addio al calcio uno dei calciatori più forti di tutti i tempi: Ronaldo il Fenomeno. Semplicemente, il giocatore che trasformò il dribbling in un’opera d’arteChe avesse davanti una vita da predestinato lo si capisce sin da subito, quando segna 22 goal in 18 partite con la maglia del Cruzeiro a soli 16 anni. L’anno dopo vince il suo primo mondiale con il Brasile, senza giocare però nemmeno una partita. Lo sbarco in Europa nel 1994, con l’approdo al Psv segna una delle pagine più importanti della storia del nostro sport. La scoperta delle Americhe del calcio moderno. 

Da lì in poi le sue giocate, il suo modo di pensare il calcio affascinerà qualunque persona che nella vita ami il bello e l’impossibile. Nel ’96, il passaggio al Barcellona, con la nascita del soprannome che lo ha contraddistinto per tutta la carriera. Non può che essere un fenomeno un giocatore che segna 47 goal in 49 partite. Poi c’è l’Inter, la tappa forse più importante della sua carriera. Una tappa felice e travagliata al tempo stesso. Le lacrime del 5 maggio, la vittoria della Coppa Uefa, il primo pallone d’oro della sua carriera e infine, il primo infortunio al ginocchio. Anche gli eroi hanno i loro punti deboli: quello di Achille era il tallone, quello di Ronaldo la rotula. Nelle due stagioni successive all’infortunio il brasiliano colleziona pochissime presenze, causa anche la ricaduta in coppa Italia contro la Lazio. Nel 2002 però, c’è il mondiale.

E che mondiale sarebbe senza di lui. Il suo Brasile arriva in finale, di fronte c’è la Germania. E guarda un pò, il risultato finale è di 2-0. Nel tabellino dei marcatori solo lui, Ronaldo il Fenomeno. Dopo aver trascinato il Brasile sul tetto del mondo, la lite con Hector Cuper lo costringe a lasciare i colori neroazzurri per approdare al club forse più prestigioso del globo: il Real Madrid. Con la ‘camiseta blanca’ il brasiliano continua a segnare e a vincere. Il secondo pallone d’oro nel dicembre 2002 è il coronamento di una carriera strepitosa. Le stagioni seguenti con la maglia del Real sono fatte di alti e bassi, con Ronaldo che non riesce ad incidere a dovere e diventa il bersaglio della stampa spagnola, che gli da il poco elegante soprannome di ‘gordito‘ (‘ciccione’), per indicare la scarsa forma fisica. Nel 2006 gioca l’ultimo mondiale della sua carriera, con il suo Brasile che viene eliminato ai quarti dalla Francia.

Il passaggio al Milan nel 2007 sembra un tradimento verso i colori neroazzurri. Nell’altra sponda di Milano, Ronaldo gioca 14 partite segnando 7 goal. Nella seconda stagione, però, l’ennesimo infortunio al ginocchio contro il Livorno. Sembra la fine, invece no. Il Fenomeno vince di nuovo l’ennesima guerra contro le ginocchia. Nel 2008 torna in Brasile, al Corhintias. Segna 29 goal in 52 partite. Nel 14 febbraio 2011, in lacrime, dichiara di ritirarsi dal calcio giocato. Oggi è il presidente del Valladolid. Non calca più i campi da calcio, quelli dove una volta regalava giocate ed emozioni. Quale sia il più forte dei Ronaldo a noi non importa. Però la cosa di cui siamo sicuri è che sì, di Fenomeno c’è n’è sicuramente uno solo. E allora non possiamo che ringraziarti. Per averti visto correre. Per averti visto calciare un pallone. Per averti visto dribblare. Per averci insegnato che l’amore per il calcio è più forte di qualsiasi altra cosa.

di Gianluca Ciuffi

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