Oscar 2019: vince il cinema o Netflix?

QUANDO IL DILEMMA È TRA LA POESIA DELLA SALA CINEMATOGRAFICA E LA COMODITÀ DEL DIVANO

Il 24 Febbraio il Dolby Theatre di Los Angeles ha ospitato, come ogni anno, la 91ª scintillante edizione degli Oscar. Per alcuni è la notte più glamour dell’anno, per altri un pretesto per sparlare degli outfit delle star. Comunque sia, tutto il mondo segue con attenzione il grande evento hollywoodiano (i più coraggiosi anche in diretta tv), ma l’interesse dimostrato durante la notte delle statuine dorate non dura più di 24 ore.Apparentemente le persone non hanno più tempo per niente, figuriamoci per il cinema. I ritmi serrati della quotidianità, molte volte, suggeriscono un’ottica più ‘casalinga’ della fruizione cinematografica. Quale enorme comodità è tornare a casa dall’università, ordinare una pizza, aprire il pc e godersi un bel film direttamente dal divano. Piattaforme per la fruizione di contenuti multimediali, come Netflix o Amazon Prime, sembrano aver messo in cantina le care vecchie sale cinematografiche. Il costo (anche 10€ a persona), la distanza da casa, la programmazione che non sempre soddisfa a pieno i gusti del pubblico, possono scoraggiare i più pigri che spesso quindi preferiscono restare a casa.

Julien Chatelain / Flickr

NON TUTTO È PERDUTO – Non preoccupatevi, la situazione non è tragica come sembra: secondo una ricerca ISTAT del 2017, infatti, il 49,6% degli italiani va al cinema almeno una volta ogni 12 mesi (nel 1993 erano solo il 40,7%) e un buon 30,1% vi si reca saltuariamente. Certo, diminuiscono gli spettatori assidui (da 9,5% del ’93 a 7,7%) , ma le ricerche dimostrano che sono soprattutto i giovani i principali frequentatori delle sale cinematografiche (non solo per limonare, si spera) e questo fa ben sperare. Inoltre, uno studio realizzato nel 2018 dal gruppo EY e commissionato dalla NATO – National Association of Theatre Owners -, evidenzia come Netflix non stia affatto uccidendo il cinema: i più affezionati alle sale sono anche i più accaniti consumatori di contenuti streaming, cosa che mostra come le due forme di consumo siano, in realtà, buone amiche. Non si può certo negare, però, che i cali ci siano. L’affluenza ai cinema italiani nel 2017 ha registrato un crollo notevole rispetto all’anno precedente (- 12,38%) con conseguente diminuzione degli incassi. Interessante notare anche che in quell’anno sono stati distribuiti 536 film, 18 in meno rispetto al 2016: forse non è più conveniente produrre lungometraggi nel nostro Paese? Speriamo non sia così.

PICCOLI BALUARDI – Negli ultimi anni c’è stato un crescente diffondersi dei commerciali – e poco poetici – cinema multisala. Più ‘comodi’, dotati spesso di fast food e sale giochi all’interno, offrono un’ampia programmazione alle famiglie che, in questo modo, non sono costrette a guardare lo stesso film ma possono dividersi tra più sale. Queste realtà sono andate senza dubbio a mangiare una fetta di pubblico che prima alimentava le piccole sale indipendenti, ma il Cinema d’Azeglio -interpellato in quanto uno dei rappresentanti della categoria a Parma -, offre un po’ di speranza: “Subito c’è stata la calata brusca, però poi c’è stata anche una risalita perché adesso sta tornando un po’ l’amore per il cinema”. Chi va al d’Azeglio sa di trovare un porto sicuro.

“Noi siamo un cinema particolare, con una programmazione particolare un po’ di nicchia e quindi abbiamo un pubblico nostro che ogni tanto si espande”. I preziosi superstiti, come questo cinema, hanno dovuto reinventarsi, puntando su programmazioni ‘alternative’ rivolte anche, appunto, a cerchie più ristrette di pubblico: ecco che allora prendono piede le proiezioni di film in lingua originale con i sottotitoli, rassegne dedicate a uno specifico tema o regista, sconti per pensionati e anche per studenti, così da invogliare gli universitari a passare al cinema tra un aperitivo e l’altro. Chiedendo se le piattaforme digitali abbiano influito negativamente sul flusso di avventori nei cinema, la risposta è quasi orgogliosa: “Non mi sembra…certi film, beh, non c’è Netflix che tenga”.

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TRA UNA SERIE TV E L’ALTRA, IL BOOM – Nato nel 1997 dalle amorevoli cure di Reed Hastings come attività di noleggio DVD, VHS e videogiochi,  Netflix oggi conta circa 125 milioni di abbonamenti mondiali con 300 milioni di utenti attivi. Una bella scalata. La rivoluzione arriva nel 2007 quando la piattaforma inserisce la possibilità di guardare video in streaming. Da allora non si è più fermata.

Papà Hastings non si accontenta: non gli bastava essere il salvatore di centinaia di serate invernali svoltate grazie alla ‘sua creatura’, non era abbastanza essere maledetto da tutti gli studenti che proprio a ridosso della sessione cominciano una nuova serie tv e smettono completamente di studiare. No, Hastings voleva proprio meritarseli i suoi 3,8 miliardi di patrimonio netto quindi, perché distribuire solo contenuti prodotti da altri quando è possibile fare da sé: Netflix ha così iniziato a investire in produzioni proprie di grande successo (come Hill House o Stranger Things), allargando sempre di più il consenso del pubblico. In Italia il suo utilizzo è recente perché da noi, come spesso accade, le novità arrivano sempre un po’ dopo. Approdato nel bel paese solo nel 2015, Netflix non si è fatto scoraggiare e, pur essendo un novellino, si è messo subito in competizione con le altre piattaforme in uso come Infinity.

Il successo è evidente, il gradimento anche. Certo, non è e non sarà mai come andare al cinema, ma non è detto che una cosa debba escludere l’altra.

Di Bianca Trombelli

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