“Tina”: il bianco e nero di Tina Modotti al BDC28

IN BORGO DELLE COLONNE 28 IN ESPOSIZIONE 80 FOTOGRAFIE DI UNA DELLE PIù FAMOSE FOTOGRAFE ITALIANE DEL 900

foto della Modotti in esposizione al BDC28

L’occasione offerta dal BDC28 di poter aprire lo sguardo su uno spaccato di inizio Novecento, attraverso gli occhi della fotografa Tina Modotti, è davvero unica. La mostra antologica ‘Tina’ presentata su di lei a Parma in Via Borgo Delle Colonne 28, sarà inaugurata il 7 marzo alle ore 19, per rimanere aperta al pubblico, con ingresso gratuito, fino al 7 aprile.

L’esposizione attraversa tutta la carriera della fotografa: negli 80 scatti presentati si ripercorre la ricerca fotografica di Tina Modotti, dagli inizi del suo percorso intorno agli anni ’20 del secolo scorso, quando i suoi soggetti prediletti erano nature morte come oggetti, fiori e architetture, per poi passare a immagini segnate dall’impegno sociale e politico. Le fotografie presentate sono state scattate in Messico, nazione riccdi fermenti artistici e sociali al tempo in cui la fotografa vi visse, fino alle ultime foto scattate a Berlino intorno agli anni ’30.

Tutte le immagini sono in bianco e nero, stampate dai negativi originali per merito di Reinhard Schultz, della Galerie Bilderwelt di Berlino, che insieme a Lucia Bonanni sono stati i curatori della mostra. Lo stile pulito e ordinato della fotografa restituisce immagini dalla grande valenza espressiva. Si passa da espressioni di eleganza, come nelle nature morte floreali, a fotografie dalla grande forza espressiva, data dalle metafore offerte da un Messico di inizio Novecento mosso da ispirazioni Marxiste. In tutto ciò si è travolti dalla visione concitata e profondamente mossa della Modotti.

Tina Modotti è stata una donna molto all’avanguardia – ci racconta la Bonanni – per molti aspetti. Ciò che colpisce di più è la sua vita, molto avventurosa, con il suo impegno politico è sempre stata portatrice di certe cause sociali. Fu anche iscritta al partito comunista. Oltre a ciò, c’è poi la Tina Modotti fotografa. Il fatto di essere una donna emancipata era raro per quei tempi: l’aver vissuto in Messico da sola e aver avuto diversi uomini era una cosa non comune. In questa mostra però abbiamo voluto evidenziare la Tina Modotti fotografa, per portare l’interesse proprio sulla sua fotografia”.

Tina Modotti, nata a Udine nel 1896, emigrò a 17 anni a San Francisco alla ricerca di condizioni di vita migliori, mostra fin da subito interesse per il teatro e l’arte. Iniziò come attrice a Hollywood nei primi anni ’20, dove frequentò i più influenti circoli artistici dell’epoca. Lì conobbe il fotografo Edward Weston e ne divenne allieva e presto amante. Si spostò in Messico, attratta dalla prodigiosa vitalità di tale paese, dove fiorì la sua carriera artistica: frequentò i pittori moralisti Rivera, Siqueiros e Orozco, i poeti estridentisti e gli intellettuali che confluivano da ogni parte del mondo. La sua sensibilità verso tematiche sociali fece sì che alla sua passione per l’arte si affiancasse ben presto il fervore per la politica.

Fotografò le umili condizioni dei lavoratori e realizzò reportage per le manifestazioni anti-imperialiste che animavano la scena internazionale in quegli anni. Espulsa dal Messico per la sua attività rivoluzionaria all’inizio del 1930, si trasferì prima a Berlino e poi a Mosca, dove abbandonò la sua attività di fotografa per dedicarsi completamente alla militanza politica. Membro del partito comunista sovietico, lavorò per il Soccorso Rosso Internazionale in Russia, a Parigi fin Spagna durante la guerra civile. Nel 1939, profuga dopo la caduta della Repubblica Spagnola, tornò in Messico e qui si spense nel 1942. Sulla sua tomba ancora oggi si leggono i versi dell’amico Pablo Neruda.

A corredare la mostra della fotografa internazionale, al BDC28 sarà esposto anche il lavoro di tre giovani fotografe parmigiane, quali Alessia Leporati, Giulia Lecchini (in arte Chuli Paquin) e Noemi Martorano. “L’idea di accostare – continua Lucia – alle mostre che ospitiamo anche opere di artisti locali, nasce dal voler dar voce e spazio ai medesimi, c’è la volontà di dargli una mano a emergere”.

di Tommaso Cabassi

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