Parma si rigenera con il Blu Campus: un progetto fatto da e per i giovani

IL PROGETTO VUOLE "ABBATTERE LE BARRIERE" E PUO' DIVENTARE ESEMPIO DI PARTECIPAZIONE CITTADINA NELLA PROGETTAZIONE URBANA

 

Si sente parlare sempre di integrazione, sostenibilità e progresso come capisaldi e linee guida per le società del futuro. Il rischio però è che la retorica, senza la pratica, renda sterili questi principi che invece sono di fondamentale importanza non solo per noi ma anche nell’educazione dei futuri cittadini. Ma cosa significano davvero queste parole? A Parma c’è chi sta tentando un esperimento attraverso un progetto che riuscirebbe a mettere in pratica tutti questi obiettivi: il Blu Campus.

Il BluCampus è un progetto di ManifatturaUrbana, associazione parmense con finalità d’innovazione tecnologica e culturale, che ha come obiettivo quello di abbattere le barriere architettoniche (e sociali) tra vari istituti e licei di Parma tra loro confinanti, creando un campus che colleghi gli edifici e, così, anche gli studenti. Il progetto coinvolge gli istituti scolastici Ipsia Carlo Levi, Liceo Attilio Bertolucci, Itis Leonardo da Vinci e IISISS Pietro Giordani.

L’obiettivo che si è posto l’associazione ManifatturaUrbana, in collaborazione con gli istituti scolastici, è quello di “costruire, partendo dagli studenti, il senso identitario verso il luogo, attraverso la bellezza e la cultura come strumenti relazionali di crescita ed educazione. Lo spazio abitato produce cultura e la restituisce alla città con effetto amplificato” si legge nel progetto.

Il fatto che il processo di progettazione sia partecipativo, prevede quindi un coinvolgimento attivo di studenti e docenti, e in secondo luogo anche degli attori attivi sul territorio come cittadini, associazioni, enti, che dovrebbero contribuire, “non solo a rigenerare un’area della città non valorizzata, ma a educare gli studenti e la popolazione al rispetto e al senso civico” spiega Francesco Fulvi segretario di Manifattura Urbana.

 

GENESI DI BLUCAMPUS- Da dove viene l’idea di un progetto così ambizioso? Fulvi, che ha partecipato attivamente alla nascita dell’idea,  racconta: “Il progetto è nato ai tempi in cui ero un professore, durante una riunione con i dirigenti degli altri istituti come l’Itis, alla proposta di alcune attività di laboratorio, abbiamo rilanciato con una contro proposta: quella di far progettare un campus direttamente dagli studenti, per capire e sapere cosa vogliono”. L’idea principale perciò è partita dai professori e i dirigenti degli istituti coinvolti e dall’associazione Manifattura Urbana ma poi, attraverso un processo partecipativo, andrà a coinvolgere tutti gli studenti ma anche dai cittadini. “Diciamo che è partito dall’alto ma l’approccio è dal basso” spiega Fulvi.

L’esempio di campus preso come riferimento è quello dei modelli nordeuropei: non formalmente, ma calcando l’idea che gli spazi scolastici possano essere vissuti nel pomeriggio dagli studenti e a volte anche dalla restante popolazione. “Ovviamente va commisurato con il contesto e questo richiede appunto la partecipazione degli studenti. – racconta l’architetto Fulvi- L’idea era proprio quella di creare un luogo diverso, affinché tra 4-5 anni quel luogo lì non debba essere visto dal parmigiano come un luogo di degrado, ma piuttosto come un posto dove si può trascorrere il sabato e la domenica”. Commisurare la realtà urbana significa quindi non seguire una linea progettuale troppo rigida ma adattare il progetto alle necessità degli studenti e allo stesso tempo alle particolarità del luogo, per fare in modo che sia un luogo di integrazione nella città. “Il tema è quello che la città entri nella scuola e viceversa. È questa l’idea che condividono tutti e quattro i dirigenti”.

UN PROGETTO DAL BASSO- La modalità partecipativa ha, oltre allo scopo di soddisfare le richieste degli studenti, quello di insegnare a preservare il luogo.  La collaborazione tra tecnici, studenti, docenti e cittadini “crea quel senso identitario che rende le strutture più facilmente mantenibili e meno degradabili. – spiega ancora Fulvi – Se, ad esempio, lo studente progetterà lui stesso la panchina affiancato da professionisti e collaborerà alla costruzione, piuttosto che lo studente dell’Itis che progetta la torretta del Wi-Fi, si sentirà soddisfatto e si identificherà ancora di più con il luogo, contribuendo a presidiarlo e preservarlo”.

 

Il campione selezionato comprende la totalità degli studenti e dei docenti degli istituti interessati e una porzione di cittadinanza. Per i cittadini è stato realizzato un questionario apposito che però avrà un peso leggermente minore nel processo decisionale, dando la precedenza alle scelte della scuola. Manifattura Urbana si prenderà carico dell’analisi delle risposte che, per adesso, ammontano ad un campione del 30% per gli studenti e 50% dei docenti. L’associazione pubblicherà poi i dati emersi. La pubblicazione è fondamentale ai fini del progetto che, proprio perché partecipato, deve essere trasparente. “E’ un progetto pubblico e per il pubblico – chiarisce Fulvi – quindi ci sembra giusto rendere accessibili i risultati ai cittadini. Le varie proposte verranno pesate e prese in considerazione”. “A quel punto, starà ai dirigenti fare l’impossibile per cercare di accontentare – continua Fulvi provocatoriamente- per non disattendere alcune richieste visto che il tutto è stato pubblicato, e se la maggioranza degli studenti richiede qualcosa, gli verrà dato la priorità”.

LUOGHI COME INCUBATORI DI SVILUPPO SOCIO-CULTURALE- Le richieste sono state molto varie e innovative. Molti hanno richiesto, sia studenti che docenti, aule all’aperto, che potrebbe essere uno dei temi da sperimentare. Il legame con l’ambiente non si limita, però, solo all’inserimento di zone verdi. Sono state coinvolte molte entità, dalla Lipu a Legambiente, a cui è stato richiesto il patrocinio e una proposta su come gestire gli spazi del futuro BluCampus. “Ci piacerebbe che le varie entità proponessero diversi progetti, per esempio Slow Food ha proposto di realizzare un forno per i cittadini, Fruttorti ha proposto un frutteto. Un’altra idea- continua il co-progettista-  è la realizzazione di una zona per riparare le biciclette, dove, affiancati da un tecnico, i ragazzi possono recuperare le bici e rinnovarle”.

L’obiettivo è che il Campus diventi completamente sostenibile, cercando di perseguire tutti i diciassette punti dello sviluppo sostenibile il più possibile: dalla parità di genere all’ambiente. Abituare i ragazzi ad uno stile di vita, permette di educare e tramandare valori come il rispetto dell’ambiente e l’importanza della condivisione.

 

Nel dossier presentato da Manifattura Urbana si parla quindi di rigenerazione ambientale e umana, partendo dal presupposto che vivere un luogo come il BluCampus agevoli lo sviluppo sociale e culturale degli studenti, permettendo di integrarsi nella scuola e nella società.  ” Questo progetto è importante anche per quanto riguarda l’integrazione sociale. – conclude l’architetto- Lo scopo è anche quello di far dialogare gli studenti dell’Ipsia con quelli del Liceo Bertolucci ad esempio, è fondamentale far sì che tutti capiscano, fin dalle superiori, che siamo tutti importanti e nessuno vale di meno o di più”.

Il progetto del BluCampus, nato in una piccola realtà ha, al contrario delle sue dimensioni, grandi vedute; e avrebbe  le carte in regola per divenire esempio da seguire nella progettazione e gestione di altri beni comuni.

di Melissa Marchi 

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