Tu sei pazzo, mica Van Gogh

“THE IMMERSIVE EXPERIENCE” È UNA MOSTRA CATTURANTE CHE APRE UNA FINESTRA NUOVA SULL’ARTE, SULLA VITA E SUL MONDO DI UNO DEI PIÙ GRANDI GENI DEL XIX SECOLO.


A Bruxelles è una grigia domenica di pioggia come ce ne saranno state molte altre in questo inverno, ma dentro al Palais de la Bourse il sole è più accecante e giallo che mai, e non per uno di quegli strani effetti climatici di cui tanto è di moda parlare adesso. Il motivo è ‘Exhibition. Van Gogh – The Immersive Experience’ che lì è ospitata dallo scorso 10 ottobre e resterà, prorogata, fino al 10 marzo.
In questi anni sul pittore che più di ogni altro ha saputo imprigionare la luce nei suoi quadri è stato detto e fatto molto, soprattutto a livello cinematografico ed artistico, e riuscire a catturare ogni volta l’attenzione di curiosi ed appassionati è una sfida dall’esito imprevedibile.
Questa volta il punto di partenza è inusuale e ad un primo impatto scoraggiante: in questa mostra sui dipinti di Van Gogh non c’è neanche un’opera di Van Gogh.
Tuttavia, l’obiettivo è chiaro: offrire al visitatore un’esperienza nell’arte del pittore olandese a 360°.

È POSSIBILE ENTRARE IN UN QUADRO? – Il percorso inizia nella camera da letto di Arles, ritratta da Van Gogh in uno dei suoi quadri più famosi, La camera di Vincent ad Arles, nel 1888. Tutto è fedelmente riprodotto e la sensazione è davvero quella di essere entrati nel dipinto: dalle sfumature delle parti in legno del letto, ai colori delle pareti, a quel cappello di paglia appeso sotto alla finestra. Ai visitatori più assetati viene offerto un particolare infuso e si prosegue nel percorso, dirigendosi verso una tenda accanto alla quale c’è un cartello che indica ‘WC’, ma che non mantiene del tutto la promessa che fa. Non è infatti solo al WC che fa accedere quella tenda una volta alzata, ma catapulta in un’altra dimensione.

L’ESPERIENZA MULTIMEDIALE E VIRTUALE – Accompagnati da una musica solo strumentale in sottofondo, si entra in quella stanza in punta di piedi e a bocca aperta, come se si fosse finiti nel sogno di qualcun altro. Lo scenario che si presenta davanti agli occhi è inaspettato: sdraio da mare in legno e tela blu semidistese, rivolte verso le pareti e disposte come su una qualsiasi spiaggia d’estate, e tanta gente sdraiata col naso all’insù. Intorno solo quadri proiettati sulle pareti che, in dissolvenza, si alternano a ritratti e autoritratti formulando un racconto imprevedibile né previsto. Da ‘La notte stellata’ a ‘Notte stellata sul rodano’, si passa a ‘Il riposo’, che a sua volta cede il posto a ‘Il raccolto’, e poi a ‘Terrazza del caffè la sera’. ‘Ramo di mandorlo in fiore’ si muove e perde quei bianchi boccioli sfioriti che fluttuano nello sfondo azzurro.

Dai treni che passano di quadro in quadro ai paesaggi francesi assolati, a quelli olandesi piovigginosi, fino ad un’immagine potentissima del suo ‘Autoritratto con orecchio bendato’ che si macchia pian piano e poi viene invaso totalmente di rosso sangue, finchè non cede il posto ad altri famosi autoritratti: ‘Autoritratto con cappello di feltro grigio’, ‘Autoritratto con cappello di paglia’ e ‘Autoritratto con pipa e cappello di paglia’.

E poi ‘I girasoli’, le distese, la bellezza della natura, il sole. Uno spettacolo multimediale unico di luci e suoni, ottenuto grazie a cinquanta proiettori ad alta definizione, gestiti da un complesso sistema di motion graphic multicanale. I celebri quadri si animano sulle note di Vivaldi, Ledbury, Tobin, Lalo, Barber, Schubert, Satie, Bach, Chabrier, Saint-Saëns, e Handel. L’innovativa tecnologia Sensory4 usata per la mostra è stata sviluppata dalla società australiana Grande Exhibitions, specializzata nella progettazione di eventi artistici itineranti, e prodotta da Time4Fun.

Quando il nastro ricomincia è tempo di alzarsi e di sollevare la tenda a sinistra, ma il documentario sembra fin troppo banale in quel contesto così singolare. Invece, ciò che cela la tenda a destra è di nuovo inatteso: tavoli bianchi imbrattati di colore e donne, uomini, ragazzi, anziani, bambini intenti a colorare o disegnare con colori a cera minuscoli i quadri del pittore olandese. Una volta alzati, a lavoro completato, si va senza saperlo verso quella che sarà l’ultimo passaggio del percorso: l’esperienza VR, che approfondisce il periodo della vita che Van Gogh ha trascorso ad Arles. Indossati gli occhiali ci si ritrova in quella camera da letto già un po’ familiare, e scese le scale e usciti di casa si passa per il paesino, per la campagna, per il bosco, per le vie dove si incontra la gente ed infine si arriva al porto. Si fa notte e si finisce dentro quella notte, e ci si trova seduti al suo sgabello, davanti a un cavalletto su cui sta una tela che Vincent Van Gogh sta ultimando. O stiamo ultimando.

Van Gogh è lui o Van Gogh siamo noi? Si tolgono le cuffie e gli occhiali. Nulla è cambiato al di fuori. Per uscire attraversiamo un piccolo store che ha al tempo stesso l’ingenuità e la presunzione di venderci delle borse in plastica per la spesa con su stampati ‘I girasoli’ o ‘La notte stellata’, senza sapere che poco prima proprio noi abbiamo dipinto quei girasoli, avvolti da un’incredibile notte stellata.

Ha dell’irreale, ed è pazzesco. Come del resto tutto lì dentro.

di Giorgia Lanciotti

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