Gazzetta del Mezzogiorno: quale sarà il destino dell’informazione al Sud?

MOLTI GLI INTERROGATIVI DEI GIORNALISTI E DEI LETTORI CHE RISCHIANO DI PERDERE LA LORO VOCE

Luca Moglia / Flickr

Il risveglio dei lucani e dei pugliesi nelle prime mattine di marzo è stato particolarmente diverso rispetto a quelli abituali: al bar, sul tavolo di casa, in edicola non c’è stata per un paio di giorni la voce del Sud, la Gazzetta del Mezzogiorno.

Il 1° marzo i giornalisti della Gazzetta hanno proclamato lo sciopero ad oltranza con la conseguente sospensione della pubblicazione del giornale in assenza di risposte da parte delle amministrazioni sulla situazione di precarietà che da ormai troppi mesi alberga stabilmente sulla parte ‘sana’ di una redazione che ha fame e sete di informazione.

Gli eventi più recenti risalgono allo scorso novembre, ultimo mese in cui i giornalisti hanno ricevuto lo stipendio che si è poi come per magia volatilizzato e tramutato in saltuari acconti dati a mo’ di mancia. La situazione però era critica da molto più tempo, già dalla scorsa estate la chiusura a dir poco insensata della redazione strategica di Matera, proprio nell’anno in cui è diventata Capitale europea della cultura, seguita a ruota da Brindisi e Barletta, aveva fatto nascere dei sospetti. Questi ultimi sono stati purtroppo confermati poco tempo dopo quando la maggior parte del pacchetto azionario della Gazzetta è stato confiscato e sequestrato a causa di un’indagine riguardante l’editore che, come ha ricordato il segretario generale della Fnsi, sembra stia gestendo una pizzeria piuttosto che un’azienda che produce un bene primario come l’informazione.

Parole forti che fanno inevitabilmente riflettere sulle sorti dello storico giornale, da anni ormai uno dei più diffusi del Meridione, depositario e voce di una miriade di apporti locali e da 132 anni punto di riferimento delle classi dirigenti di Puglia e Basilicata.

Al di là della crisi della stampa, di cui anche la Gazzetta ha risentito, il problema sta a monte e le responsabilità, che ora si cercano di scaricare su chi ha fatto il proprio lavoro nonostante tutto, sono in realtà di tipo imprenditoriale e manageriale. Si continuano a privilegiare costosi consulenti e fornitori anziché corrispondere ai giornalisti gli stipendi che hanno subito prima dei tagli, poi sono stati completamente negati. Si è trattato, dunque, di una scelta non facile per chi ogni giorno, da anni, dedica più tempo a quel giornale che sta lottando per la sopravvivenza piuttosto che alle proprie famiglie. Ebbene sì, è brutto da dire e soprattutto da accettare ma si tratta proprio di sopravvivenza, una battaglia che ora è arrivata al limite.

Le notti, le domeniche e i giorni di festa trascorsi lontani dai propri cari non bastano più. I giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno non solo non ricevono il giusto compenso per il loro lavoro, ma neanche delle risposte. L’unica risposta è un silenzio assordante che rappresenta un pugno nello stomaco più di qualsiasi stipendio non retribuito. È venuto meno il rispetto della dignità dei lavoratori e per quanto le amministrazioni giudiziarie possano nascondersi dietro la frase di rito che la giustizia ha i suoi tempi tecnici, questi ultimi mal si conciliano con le esigenze di una redazione che lotta quotidianamente e ancora meno con le necessità dei dipendenti e delle loro famiglie.

Per fortuna sembra che qualcosa stia iniziando a smuoversi, dopo mesi di silenzio cominciano ad arrivare le prime risposte sul rinnovo del management, sul pagamento di parte delle spettanze arretrate, il tutto però detto come se si trattasse di una concessione e non di un diritto. In ogni caso il Comitato di Redazione, insieme alle Associazioni della stampa di Puglia e Basilicata e al Fnsi  mercoledì 6 marzo ha deciso di sospendere momentaneamente lo sciopero e di far ritornare l’informazione online e in edicola a fronte della vicinanza e della solidarietà manifestata dalla comunità e in vista degli incontri tra i vertici e i commissari giudiziari e dei redattori per decidere sul da farsi. Lo stato di agitazione permane, lo sciopero è stato sì sospeso ma non annullato e nonostante gli amministratori giudiziari abbiano comunicato che sono state avviate le pratiche per il rinnovo del CdA della Edisud, continuano ad esserci delle perplessità sulla gestione di questa crisi e sulla futura compagine proprietaria, anche in virtù dell’anonimato della maggior parte dei soggetti interessati.

Le preoccupazioni per l’avvenire del giornale e per la qualità della sua informazione sono molte, resta solo da sperare che tutti coloro che sono coinvolti in questa situazione si mettano una mano sulla coscienza e si adoperino affinché le loro azioni non vadano a minare la storia di un quotidiano che ormai da più di un secolo rappresenta una delle voci più autorevoli del Meridione.

La Gazzetta del Mezzogiorno ha rappresentato un Sud più volte additato, escluso, inascoltato; è stata ed è garanzia di crescita e di autonomia di un’informazione troppo spesso data per scontata che costituisce invece un bene primario da preservare.È arrivato dunque il momento di rimboccarsi le maniche, del resto il futuro non è solo nelle mani di chi ancora scrive e legge ma di tutti noi.

 

di Maria Cafaro

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*