Parma ricorda Bernardo Bertolucci all’Auditorium Paganini

LA SUA CITTÀ NATALE GLI RENDE OMAGGIO ATTRAVERSO LE PAROLE DI CHI LO HA CONOSCIUTO

Scomparso lo scorso 26 Novembre, il regista Bernardo Bertolucci avrebbe compiuto 78 anni il 16 Marzo. Per celebrarlo e tenere vivo il ricordo dell’immaginario creativo del suo cinema, Parma, la città che da sempre ha costituito l’orizzonte poetico di Bernardo, ha voluto ricordarlo nel giorno del suo compleanno con ‘Io e Te’, un evento aperto a tutta la cittadinanza all’Auditorium Paganini nel quale hanno preso parola tanti dei suoi amici e dei suoi storici collaboratori.

Intitolato come l’ultimo film ispirato dall’omonimo libro di Niccolò Ammaniti, l’evento non ha voluto soltanto essere un omaggio alla sua ultima pellicola, ma ha voluto tracciare una linea concettuale in cui si potesse ripercorrere, in maniera speculare, il rapporto tra Bernardo e Parma e, a sua volta, tra Parma e Bernardo; non tralasciando, inoltre, il rapporto sincero e genuino con i suoi amici presenti sul palco, evocato attraverso le loro testimonianze commosse ed emotivamente coinvolte.

MUSICA, CINEMA E PAROLE – Già un’ora prima dell’inizio della serata, un fitto nugolo di persone inizia a riversarsi all’interno dell’Auditorium. A sancire l’inizio dell’evento le melodie, tratte dalle colonne sonore dei film di Bertolucci, suonate dall’orchestra dei giovani studenti del Liceo Musicale ‘Attilio Bertolucci’ diretta dal maestro Roger Catino. È poi il momento del Sindaco Pizzarotti, il quale annuncia che ‘Io e Te’ sarà soltanto il primo di tanti eventi che seguiranno per celebrare la memoria del regista. Inoltre, la commissione toponomastica del Comune ha deciso di intitolare, in onore di Bernardo, la passeggiata in Piazzale della Pace che sarà accompagnata da due poesie del padre Attilio, una dedicata all’esperienza della Resistenza e un’altra al melodramma.

La parola passa poi al Rettore dell’Università di Parma, Paolo Andrei, che ricorda la Laurea Magistrale Honoris Causa in Storia e critica delle arti e dello spettacolo di cui fu insignito Bernardo Bertolucci il 16 Dicembre 2014; e a Massimo Mezzetti, assessore alla cultura dell’Emilia-Romagna, che elogia la capacità del regista di evolversi attraverso le varie correnti cinematografiche del tempo, passando dallo sperimentalismo al cinema d’autore, mantenendo, però, sempre un approccio molto peculiare e personale che lo ha fatto conoscere e reso famoso in tutto il mondo.

L’evento entra nel vivo con l’ingresso sul palco dell’assessore alla cultura di Parma Michele Guerra, moderatore della conferenza, che esprime profonda gratitudine per Bernardo, presidente della commissione che ha portato Parma a vincere la candidatura a Capitale della Cultura 2020. Il suo auspicio è quello di poter essere all’altezza dell’impegno di Bertolucci, non solo nel lavoro svolto come presidente di commissione, ma anche di quella determinazione e smaniosa cura dei dettagli che da sempre hanno caratterizzato il suo cinema e che gli permisero di smentire brillantemente tutte quelle persone che riponevano poca fiducia nella sua carriera.

Presentati tutti gli ospiti, Guerra introduce un breve filmato di alcune scene dei suoi film realizzato dal regista di Nicola Tasso, prima di lasciare la parola a Marco Tullio Giordana, amico d’infanzia di Bernardo. La sua voce è incerta, emblema di un forte coinvolgimento emotivo. Giordana definisce i film delle ‘pietre emiliane’, fondamentali nella formazione della sua generazione. La sua è infatti la generazione formatasi durante la Rivoluzione del ’68 e, nato dopo la generazione dei grandi padri del cinema come Visconti e Fellini, Bertolucci interpretò in maniera del tutto unica e peculiare quel clima culturale. Non ne rimase indifferente, condivise con esso l’obbiettivo di superamento della tradizione ma senza aderire alla feroce ‘caccia al padre’, all’indistinta demolizione dei simboli culturali delle istituzioni. Intese il superamento come continuo ed espansivo apprendimento, con un approccio inclusivo e non distruttivo, conciliante e non esclusivo.

Ad emergere è anche la grande bontà del regista ricordata con aneddoti affettuosi e divertenti dallo scrittore Fabien Gerard e da Francesco Barilli, attore protagonista in ‘Prima della Rivoluzione’ (1964), che raccontano di come, nonostante il grande rigore tenuto sul luogo di lavoro, Bernardo fosse una persona molto affabile, dalla generosità disinteressata.

LA CIFRA STILISTICA DI BERNARDO BERTOLUCCI- Dopo un breve pausa musicale dell’Orchestra, viene proiettato un breve documentario sulla creazione de ‘Il Partner’ rifacimento del libro ‘Il Sosia’ di Dostoevskij, fondamentale per comprendere bene il pensiero alla base del cinema di Bertolucci. Il regista considerava il montaggio un’operazione di banalizzazione e imbruttimento del cinema, e cercava dunque di realizzare delle inquadrature più dinamiche possibili che richiedessero pochissimo montaggio, per poterle rendere quasi autosufficienti, quasi che ogni inquadratura potesse costituire un film in sé.

ALTRE TESTIMONIANZE DEL BERTOLUCCI ‘UOMO’- Continuano le testimonianze degli altri ospiti uniti a Bertolucci non solo da una decennale amicizia, ma anche da una viscerale passione per il cinema come Roberto Campari, altro amico d’infanzia, che racconta di quanto, nella loro generazione cresciuta nel dopo guerra, avesse influito il cinema nella formazione dei loro sogni e del loro immaginario. Un immaginario che il regista nutrì in maniera onnivora e vorace per tutta la vita, come spiega Andrea Gambetta, presidente dell’associazione Solares, rivelando la sua sterminata conoscenza in campo cinematografico, alla quale era molto difficile stare dietro.

C’è poi ancora spazio per le testimonianze di Filiberto Molossi, critico cinematografico, che ricorda come Bernardo sia stato uno dei pochi registi a comparire sulla prima pagina della Gazzetta di Parma per un film (Ultimo Tango a Parigi, 1972, nda), o per i viaggi in Africa fatti con l’avventuriero Giovanni Mastrangelo che afferma con convinzione: “A me Bernardo non manca perché sarà sempre con noi, anche adesso è qui con noi”.

Infine, Marta Simonazzi, attrice nel primo cortometraggio di Bernardo ‘La teleferica’ (1956), e Simone Cagozzi, entrambi membri dell’associazione Pro Casarola, paesino in provincia di Parma che diede i natali al padre di Attilio Bertolucci, artefice di quella ‘bolla poetica’ che fin da subito nutrì e stimolò la fervida fantasia del piccolo Bernardo, gettando i semi che lo avrebbero reso in futuro un grande regista. Nel 2007, grazie al lavoro del comitato Pro Casarola, è stata inaugurata la ‘Casa delle Ciliegie’, un tempo casa di Attilio ed ora un centro privilegiato per lo studio e la memoria del poeta.

PARMA COME ORIZZONTE POETICO – Prima che si concludesse l’evento sulle note della colonna sonora de ‘L’ultimo imperatore’ (1987) e ‘Il tè nel deserto’ (1990), un ultimo spazio per un piccolo frammento di un’inedita intervista realizzata da Francesco Barilli, in cui Bernardo parla delle sue prime esperienze al cinema, ed racconta la fondamentale importanza che ebbero nello sviluppo della sua passione non solo il padre, ma soprattutto la città di Parma, al punto da fargli pronunciare: “Il cinema era Parma e Parma era il cinema”.

Parma costituì un orizzonte poetico sempre pronto ad espandersi, a spingere sempre più in alto l’asticella della sua fantasia e della sua arte, donandogli quei valori che lo formarono e rimasero saldi in lui in tutti i viaggi per il mondo. Parma diede tanto a Bernardo Bertolucci e lui diede tanto a Parma, al punto che la città vuole fare di questa prima serata una rampa di lancio per una futura serie di eventi, che non punteranno soltanto a celebrare il regista, ma a trarre insegnamento e a tenere viva la memoria della sua arte.

di Angelo Baldini

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