Bari, la serie D si colora di biancorosso

DAI FAVOLOSI TEMPI DELLE SERIE A, AL FALLIMENTO, ALLA RINASCITA DALLA SERIE DILETTANTISTICA. UNA SQUADRA CHE NON HA MAI SMESSO DI APPASSIONARE

Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, Ginevra e Lancillotto. Queste sono solo alcune delle tante storie d’amore tormentate che hanno costellato, e costellano tuttora, la nostra letteratura e il nostro immaginario collettivo. Ma ce n’è una, di certo un po’ più particolare, che fa sognare (e soffrire) i suoi appassionati da ben 111 anni: è quella tra la squadra dell’A.S. Bari e i suoi tifosi.

Ma partiamo dall’inizio, com’è nata questa grande passione?

Era fine Ottocento e nel porto di Bari arrivavano molte navi, specialmente quelle inglesi. I baresi rimanevano meravigliati e divertiti di fronte a uno strano gioco che facevano i marinai stranieri. Il gioco consisteva nel toccare la palla solo con i piedi, e lo scopo era quello di mandare la palla nella ‘porta’ avversaria. Con il passare del tempo i baresi che lavoravano al porto iniziarono a giocare, e dal porto iniziò a diffondersi in tutta la città. In poco tempo, il ‘Foot-Ball’ divenne una nuova moda sportiva. In tutta la città si iniziò a giocare a quello che diversi anni dopo venne chiamato calcio.

Nel 1908 fu fondata la prima società calcistica della città: il Foot-Ball Club Bari. Il suo primo fondatore fu Floriano Ludwig. La FBC Bari si sciolse e da essa si crearono altre due società: l’Unione Sportiva Ideale (1908) e il Foot-Ball Club Liberty (1909). Queste due squadre formeranno nel 1928 l’US Bari. Nell’estate del 1928, un referendum indetto dalla rivista barese Cine-Sport decreterà il galletto come mascotte ufficiale della squadra. A rendere grande questo team e la dedizione dei suoi sostenitori sono stati anche i tanti campioni che nel corso della storia hanno indossato la maglia bianco rossa: Igor Protti, Tovalieri, Joao Paulo. Perfino alcuni giocatori della nazionale hanno giocato per questa squadra: Zambrotta, Bonucci, Cassano.

Tuttavia come tutte le grandi storie d’amore, non tutto è sempre stato rose e fiori: i tifosi hanno infatti visto più volte la loro squadra perdere ingiustamente, retrocedere in serie inferiori, e non ultimo, fallire. Ma come fa un team di una città così importante, con una delle curve nord più belle del panorama calcistico, a giocare nel campionato dilettantistico?

Già durante la stagione 2013/2014 il Bari iniziò ad avere qualche problema quando la famiglia Matarrese, all’epoca proprietaria già da decenni, allentò le redini non investendo più (si ricordi l’abbattimento del complesso residenziale di Punta Perotti, sul lungomare della città), fino al quasi completo abbandono della società. Fino a quando, dopo un’estate travagliata, fu ‘acquistata’ dall’ex arbitro di seria A, Gianluca Paparesta. Per i baresi fu grande festa, tant’è che sull’onda dell’entusiasmo uscì un lungometraggio intitolato ‘Una meravigliosa stagione fallimentare’. La nuova società puntò tutto su un pronto ritorno nella massima serie, che avrebbe significato un introito di qualche milione di euro da reinvestire nella squadra.

Purtroppo, però, le cose non andarono come sperato: i biancorossi sfiorarono la finale dei play-off (a detta dei tifosi persa a causa di decisioni arbitrali equivoche) e da quel momento la società ritornò ad avere grossi problemi finanziari. Nuova speranza crebbe quando il socio di minoranza Giancaspro, nativo di Molfetta, con un colpo di mano prese le redini della società estromettendo Paparesta. Il Bari fu iscritto al campionato con un nuovo allenatore, il campione mondiale Fabio Grosso, e fu rinforzata con giocatori di provata esperienza al fine di raggiungere l’agognata seria A. Il torneo vide inizialmente i galletti viaggiare nelle prime posizioni, fino a quando una penalizzazione (mancato pagamento dei contributi) fece precipitare la squadra nell’ultimo posto utile per i play-off. I giocatori affrontarono quest’ultima fase del campionato con animo irrequieto e questo costò loro l’eliminazione. È qui che la centenaria storia della società ebbe fine.

Oggi quindi il Bari riparte dalla serie D, e al timone della nave biancorossa c’è la famiglia De Laurentiis (quelli del cinema), già padrona del Napoli.

Nonostante queste lunghe e sofferenti vicissitudini, i tifosi del Bari non hanno mai smesso di credere e sostenere nella loro squadra, e anche se ora i palchi avversari sono un po’ più piccoli, la curva nord è sempre pronta a cantare “ Facci sognare ancora, facci gridare ancora, Bari nel nostro cuore, non ti lasceremo da sola, mai.”

di Beatrice Nardella

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