M come Manuel: lo sport che unisce l’Italia

DAL SOGNO SPEZZATO ALLE PARAOLIMPIADI DI TOKYO 2020, IL GIOVANE NUOTATORE DI TREVISO NON PERDE LA SPERANZA E SOGNA ANCORA IN GRANDE

Il suo nome è Manuel Bortuzzo, nuotatore trevigianese, vittima di uno scambio di persona, oggi in ripresa dopo aver appreso di essere paralizzato dalla vita in giù: solo vent’anni, ma una forza d’animo che pochi riuscirebbero a dimostrare, Manuel si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato quella notte tra sabato 2 e domenica 3 febbraio, quando venne colpito al torace da un proiettile proveniente da uno scooter a seguito di una rissa avvenuta pochi minuti prima nel pub in piazza Eschilio, nel quartiere Axa a Roma. Assieme ad un gruppo di amici e alla fidanzata Martina, erano solo di passaggio, rientravano a casa ed erano all’oscuro degli avvenimenti che avevano portato le forze dell’ordine proprio sul luogo, per sedare la rissa.

Trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia, Manuel viene stabilizzato e trasferito poi all’ospedale San Camillo dove viene operato una prima volta per fermare l’emorragia toracica e una seconda, nel reparto di neurochirurgia, per estrarre il proiettile. Al fianco dei genitori, appresa la notizia, si recano in ospedale anche il presidente della Federnuoto, Paolo Barelli, il c.t. Cesare Butini, il tecnico Christian Galenda e il presidente della società natatoria per cui il giovane nuotatore è tesserato, l’Aurelia Nuoto. Dalla Sierra Nevada arriva invece la reazione del tecnico federale Stefano Morini, in raduno con il gruppo del mezzofondo, scosso dalla notizia.

Dopo 48 ore di prognosi riservata, dal San Camillo arriva il responso: nonostante l’uso dei mezzi più avanzati per la decompressione midollare, Manuel rimarrà paralizzato. Sembra infatti che il proiettile abbia compromesso in modo irreparabile il midollo. A seguito della notizia, il mondo del nuoto e dello sport si stringe attorno all’atleta e alla famiglia, e sostegno e comprensione arrivano anche dalle istituzioni politiche. Soprattutto,  dagli amici e colleghi di corsia con i quali aveva appena iniziato a condividere la ‘sua’ nuova avventura, quella che avrebbe dovuto condurlo alle olimpiadi di Tokio 2020: trasferitosi ad ottobre al centro federale di Ostia da Treviso, classe 1999, stilieliberista e specialista del mezzofondo in piscina, Manuel affianca negli allenamenti gli olimpionici Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti, oggi suoi grandi amici. Decide di mettersi alla prova, dieci sedute di allenamento a settimana, un sogno nel cassetto e tanti sacrifici stroncati da un singolo errore.

Contro ogni prognosi, al suo risveglio, Manuel è tranquillo, conforta la madre, le dice “fatti coraggio mamma”, ed è il padre Franco a dargli la notizia della paralisi. Un esempio di come forza di volontà e caparbietà vadano oltre una tragedia di tale portata. Il presidente della federazione, dopo aver avuto la possibilità di poter parlare con il ragazzo, ha dichiarato al sito della Federazione Italiana Nuoto, che “Manuel si è svegliato. Fisicamente è una roccia. Sta migliorando visibilmente ora dopo ora e sta dimostrando di essere pronto ad affrontare il futuro con la stessa determinazione che lo spingeva in allenamento oltre i suoi limiti. E’ cosciente della situazione con un senso di consapevolezza fuori dal comune e ben più maturo della sua giovane età. Nei prossimi giorni lascerà la terapia intensiva dell’ospedale San Camillo e sarà trasferito in reparto. Nel frattempo ci siamo attivati affinché inizi la riabilitazione in un centro di avanguardia. Stiamo valutando con la famiglia la struttura che possa assisterlo nel modo migliore. Non importa dove sarà. Siamo pronti ad andare anche in capo al mondo. Manuel è stato raggiunto dalla solidarietà di istituzioni e mondo sportivo, dall’affetto e dalla commozione dell’Italia intera. Ne ha sentito la forza e sa di poter contare su una famiglia premurosa, pronta a sostenerlo e ben più numerosa di quanto immaginasse. E’ diventato il figlio, il fratello, il nipote di tutti coloro che non accettano di vivere in un ambiente ostaggio della violenza. Adesso occorrerà l’aiuto di tutti nell’ambito delle proprie possibilità e competenze. In questo momento Manuel è l’atleta più importante della Federazione Italiana Nuoto”.

Il 18 febbraio, il sito FIN pubblica un video messaggio rilasciato dal nuotatore, in cui dichiara di star bene e di essere pronto ad iniziare questo nuovo percorso, “adesso inizia l’allenamento”, una lunga neuro-riabilitazione presso la Fondazione Santa Lucia (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico). Uno spirito forte e determinato, ringrazia tutti coloro che gli sono stati vicino, i medici e gli infermieri del San Camillo e, con grande incredulità, accoglie i messaggi di solidarietà giunti da tutta Italia.

 

Solidarietà che non si limita ai social ma che apre le porte ad una serie di manifestazioni: dalla fiaccolata in piazza Eschilio, alla M di Manuel sul braccio di tutti i nuotatori durante le maggiori competizioni nazionali che coinvolgono gli azzurri ma anche atleti di molte altre squadre; all’hastag che ha conquistato le piattaforme social, #tutticonManuel, lanciato dalla Federazione Italiana Nuoto che ha creato un fondo di donazione, ‘Give #TutticonManuel’ promuovendo una campagna di crowdfunding destinata esclusivamente a provvedere alle necessità del giovane Bortuzzo. Decine e decine di nuotatori, ma anche atleti della pallanuoto o del nuoto sincronizzato hanno “condiviso la loro M” e l’hastag: la pagina Facebook ‘TutticonManuel’ ne promuove la diffusione attraverso video solidali di grandi campioni del mondo natatorio quali Gregorio Paltrinieri, Alessia Filippi, Tania Cagnotto, Massimiliano Rosolino, raggiungendo una community di circa 80mila persone. Un traguardo immenso a dimostrazione di come lo sconvolgere l’equilibrio e la vita di un ragazzo così giovane possa smuovere gli animi di un intero paese verso eventi che ad oggi sembrano dipingere sempre di più la realtà italiana.

Ad un mese dalla sparatoria, Manuel è tornato in acqua, dove finalmente ha cominciato il percorso di riabilitazione nell’ambiente che gli è più caro, la piscina e, dopo tre mesi ha completato il primo step che gli ha consentito di tornare a casa e iniziare la seconda parte della sua terapia in day hospital, tra palestra e nuoto. Manuel ha ora un nuovo sogno nel cassetto, un obiettivo con la O maiuscola: le Paraolimpiadi di Tokyo 2020. Nulla sembra poter spezzare la grande tenacia di questo ragazzo: pensa ancora in grande, vuole diventare un campione.

Ad oggi, Manuel è diventato un simbolo per il mondo agonistico, esempio per molti giovani che facilmente si perdono d’animo di fronte alla prima difficoltà, immagine di una categoria che ha ancora voglia di fare, opposta alla grande svogliatezza che aleggia su gran parte della gioventù odierna. Esiste un mondo, quello del nuoto agonistico, che ti insegna la disciplina, il sacrificio, l’impegno, l’individualità e il significato di amicizia, ma soprattutto il sapersi porre degli obiettivi, sempre: elementi imprescindibili che rendono questo sport un’autentica scuola di vita, dalla quale Manuel ha imparato, come ogni atleta che, oggi come in passato, ha calpestato quel freddo e umido bordo vasca due ore al giorno, ogni giorno della sua vita, sette giorni a settimana,12 mesi l’anno, come sopravvivere.

di Giulia Palazzo

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