Giro d’Italia: 102 anni di storia ancora da scrivere

IL 22 MAGGIO 2019 IL GIRO D'ITALIA HA FATTO NUOVAMENTE TAPPA A PARMA DOPO DUE ANNI

 

Sono 102 anni che l’Italia ospita una delle corse più importanti della storia della sport. Sono 102 anni in cui più di duecento corridori mettono in gioco cuore, grinta, muscoli e, soprattutto, gambe attraversando città, centri, montagne e alpi, sotto il sole e la pioggia, per arrivare a quella tanto desiderata maglia rosa e ad incidere così il proprio nome, dal 1999, su quel premio chiamato “Trofeo senza fine”. Questo è il Giro d’Italia, una sfida su strade e percorsi avventurosi da cui sono fuoriusciti uomini e campioni che ancora oggi rimangono sulle bocca di milioni di sportivi: dalla coppia Coppi-Bartali a “Sua maestà” Eddy Merchx, da Felice Gimondi a Francesco Moser, dal “Pirata” Marco Pantani ad Alberto Contador. Tutti nomi destinati a restare nell’almanacco degli immortali.

PARMA 11°TAPPA – Il 22 maggio 2019 il Giro d’Italia ha fatto nuovamente tappa a Parma dopo due anni. L’ultima volta che la città emiliana ha accolto la corsa ciclistica è stato il 19 maggio 2017, quando il colombiano Fernando Gaviria vinse quella che all’epoca era la tappa Reggio Emilia – Tortona, di 167 km. Dopo 24 mesi l’adrenalina dei parmigiani non è per nulla cambiata, indifferentemente da quale sia la nazione di provenienza del ciclista. Infatti, ad attendere i corridori si è presentata una folla numerosa fino all’altezza dall’Arco di San Lazzaro.

Il primo passaggio a Parma ha visto un trio di ciclisti italiani in testa: Mirko Maestri, di Reggio Emilia, ed i bresciani Marco Frapporti e Damiano Cima. E poi, staccato di circa 5 minuti, il gruppone, il cui passaggio è stato accolto da un grande boato dei parmigiani con bandiere tricolore e forti applausi. La tappa, partenza da Carpi e arrivo a Novi Ligure (221 km), ha visto alla fine la vittoria dell’australiano Caleb Ewan, della Lotto, dopo una lunga corsa di quasi 5 ore e 30 minuti.

Al passaggio dei ciclisti era presente anche l’Assessore alle Politiche di sostenibilità ambientale e Mobilità sostenibile del Comune di Parma, Tiziana Benassi, che ha ricevuto la pergamena rosa di ringraziamento da parte della Direzione del Giro d’Italia per l’accoglienza e per lo sforzo organizzativo che Parma ha riservato alla 102^ edizione della competizione ciclistica: “Da sempre il giro d’Italia è una manifestazione che unisce cultura e sport – ha dichiarato soddisfatta Benassi – e per ogni città il passaggio della corsa è un evento coinvolgente che diventa una vera e propria festa. E così è stato anche oggi a Parma che ha offerto un’accoglienza calorosa alla gara. Non poteva essere altrimenti: Parma è una città molto legata alla bicicletta, che rappresenta uno dei suoi simboli e una delle caratteristiche della sua vita”.

Il Giro terminerà con l’arrivo a Verona, nell’omonima Arena, il 2 giugno. Le ultime tappe saranno quelle che metteranno i contendenti di più a dura prova, soprattutto quella del 28 maggio che vedrà l’arrivo a Ponte di Legno dopo il passaggio dei passi dell’Aprica e del Montirolo. Inoltre, quest anno la Cima Coppi dell’edizione sarà il Passo Maghen, nel corso della 20°tappa, dopo la cancellazione del Passo Gavia per intransitabilità.

UNA PROMESSA DI 25.000 LIRE- Se il nostro Paese è da 102 anni protagonisti di una delle corse ciclistiche più famose al mondo, lo si deve ad una “promessa di 25.000 lire” annunciata dalla Gazzetta dello Sport il 24 agosto 1908. La prima edizione del Giro d’Italia avvenne il 13 maggio 1909, la cui prima tappa, da Milano a Bologna (ben 397 km), fu vinta da Dario Beni. Alla fine il Giro verrà vinto da Luigi Ganna, che nello stesso anno vinse anche la Milano – Sanremo. Da ricordare è, inoltre, il fatto che nelle prime cinque edizioni venne usata la classifica a punti fino a quando, nel 1914, venne introdotta la ormai tradizionale classifica generale a tempo. Quell’anno vide la molto contestata vittoria di Alfonso Calzolari, contro cui venne chiesta più volte la squalifica per essersi aggrappato ad un’auto sulla Salita delle Svolte.

Ma il vero protagonista dei primi decenni del secolo precedente fu Alfredo Binda. Molto forte sia in pianura che in salita, vinse cinque edizioni del Giro d’Italia, primato poi eguagliato solo da Fausto Coppi e Eddy Merchx, insieme a due Milano – Sanremo e quattro campionati nazionali su strada. Secondo numerose fonti si ritirò nel 1936 “per netta superiorità”, diventando in seguito allenatore della nazionale italiana di ciclismo, lasciando di conseguenza la strada spianata a quei due “principianti” che avrebbero poi riscritto la storia di questo sport: Gino Bartali e Fausto Coppi.

“LA MAGLIA ROSA NON METTE MAI PIEDE A TERRA”: Tanti sono gli aneddoti che si collegano al Giro d’Italia e i suoi atleti. Una delle frasi che si ricorda è “La maglia rosa non mette mai piede a terra”. Si tratta del rimprovero che un ormai veterano Gino Bartali diede ad un ragazzino di nome Fausto Coppi durante il Giro del 1940. Quest ultimo, alle prese con forti dolori alle gambe, stava per scendere dalla bici con l’intenzione di lasciare la corsa. Bartali se ne accorse, tornò indietro, e ricordandogli i sacrifici fatti, riuscì a farlo risalire in bicicletta urlandogli: “Coppi sei un acquaiolo! Ricordatelo! Solo un acquaiolo!”. Alla fine fu proprio Fausto Coppi a vincere il Giro.

L’EPOCA D’ORO DI BARTALI – COPPI – Ha appena 21 anni Gino Bartali quando, nel 1936, conquistò il suo primo Giro d’Italia. Il campione toscano, che poi la storia lo avrebbe ricordato con l’appellativo di “l’intramontabile”, aveva debuttato nella corsa rosa solo l’anno prima, ottenendo buoni risultati e vincendo la classifica degli scalatori. Il 1936 fu, dunque, l’anno della sua vera consacrazione, nonostante il suo quasi certo addio dalle corse a causa della morte del fratello minore, Giulio, avvenuto per un incidente in una gara di dilettanti.

“L’uomo di ferro” bissò il successo nel 1937, ma l’anno dopo dovette rinunciare a prendervi parte per ordine del regime fascista, in modo tale da prepararsi per il Tour de France, nel quale trionfò aggiudicandosi anche due vittorie di tappa e alla cui premiazione rifiutò di rispondere con il saluto romano. Bartali è ancora oggi il più grande scalatore della storia del Giro: per ben 7 volte vinse il Gran Premio della Montagna.

Nell’edizione del 1946, riprese le competizioni dopo gli anni della guerra, fu visto come favorito insieme al suo eterno rivale Coppi, ed alla fine tra i due ebbe la meglio proprio l’intramontabile che si portò a casa il suo terzo Giro per soli 47 secondi. Dall’anno seguente i ruoli si invertirono: Coppi dominò la scena fino al 1953, quando vinse il Giro per la quinta volta, eguagliando di fatto il record di Binda dopo quasi venti anni. Da ricordare è l’edizione del 1949, dove la classifica generale vide trionfare “Il Campionissimo” con un ben 23’47” su Bartali e 38’27” su Giordano Cottur.

EDIZIONI SUCCESSIVE: Dal 1956 iniziò un vero e proprio dominio straniero, culminato con le cinque vittorie del “Cannibale” belga Eddy Merckx (1968, 1970, 1972, 1973 e 1974), con però in mezzo i tre trionfi di Felice Gimondi nell’arco di sette edizioni. Negli anni ottanta a coprire il ruolo di protagonista fu il francese Bernard Hinault, che partecipò a tre Giri vincendoli tutti. Giovanni Battaglin, Saronni e Moser si spartiranno gli altri successi, uno a testa, nella prima metà del decennio, mentre nella seconda metà le vittorie della corsa rosa andranno a Roberto Visentini, all’irlandese Stephen Roche, allo statunitense Andrew Hampsten, al francese Laurent Fignon e a Gianni Bugno che, nel Giro del 1990, indossò la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa.

L’Italia riprenderà a dominare dal 1997 al 2007, periodo in cui i vincitori furono tutti azzurri: Ivan Gotti, Gilberto Simoni e Paolo Savoldelli trionfarono per due volte, mentre gli altri vincitori furono “Il Pirata” Marco Pantani, Damiano Cunego, Ivan Basso (il secondo nel 2010) e Danilo di Luca. Il 9 maggio 2011 si verificò un tragico incidente: il belga Wouter Weylandt fu vittima di una grave caduta lungo la discesa del Passo del Bocco, in frazione Isola di Borgonovo di Mezzanego, nel genovese. I sanitari per circa 40 minuti tentarono di rianimarlo, ma senza successo. Il corridore aveva quasi 27 anni. L’edizione quell’anno venne vinta dallo spagnolo Alberto Contador che, insieme ad Vincenzo Nibali, fu protagonista con due trionfi a testa.

Siamo ormai entrati nell’ultima settimana del Giro e Nibali rimane tra i favoriti per la vittoria finale. L’Italia affida a lui le speranze per riportare il nostro Paese in trionfo. Vittoria che manca dal 2016, quando fu proprio “Lo squalo” ad alzare il trofeo.

 

di Mattia Celio

 

 

 

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