Oltretorrente: storia e curiosità di un quartiere

UNA VISITA GUIDATA ALLA RISCOPERTA DEL QUARTIERE DELL'OLTRETORRENTE IN OCCASIONE DI PARMA CAPITALE DELLA CULTURA 2020

Non solo vicoli e case dai mille colori, il quartiere dell’ Oltretorrente è molto di più. Ricco di storie legate alla famiglia Farnese prima e ai Borbone poi, questa piccola perla al di là del torrente Parma racchiude storie, ognuna legata ad un luogo simbolo della città, e riscoperte sabato 22 durante la visita guidata da Laura Gallinella e organizzata dal Comune in occasione dell’anteprima di Parma Capitale della Cultura 2020.

PER LE VIE DEL QUARTIERE – Il viaggio inizia dal Parco Ducale, al cui interno sorge il Palazzo del Giardino: “Non Palazzo ducale, attenzione – ci tiene a precisare Laura Gallinella- perché questo era pensato come un palazzo di ozi e di delizie”. Inizialmente privato, fu Maria Luigia d’Austria ad aprire il giardino a tutti. Il palazzo oggi è sede dei Carabinieri e le adiacenti scuderie ospitano i R.I.S., ma il giardino (all’incirca 20 ettari) ha mantenuto nel tempo una forte connotazione francese. A ridosso del parco si trova il Borgo Rodolfo Tanzi (che ha dato i natali ad Arturo Toscanini), abitato già dal 1200 dalla fascia più modesta della popolazione parmigiana. Allo stesso tempo, però, era la zona più viva, in quanto crocevia di scambi commerciali dovuti alla sua posizione strategica. Qui nascono le leggende metropolitane più particolari, come quella su Asdente, calzolaio dalle straordinarie doti profetiche, grazie alle quali riuscì a guadagnarsi un posto nell’Inferno dantesco. Non mancano anche aspetti più tetri, come la condanna a morte e il rogo nel greto del torrente di una donna accusata di stregoneria.

LE CHIESE – Ai Farnese va riconosciuto il merito di aver arricchito questa zona più popolare della città, per “pareggiarla” con la parte vecchia ( l’odierno centro storico), fulcro della vita cittadina oggi come allora. Tra le opere nate a tal fine c’è l’Oratorio di S. Maria delle Grazie, costruito per celebrare la confraternita delle stimmate di San Francesco. Progettato dall’architetto Magnani, l’Oratorio ospita al suo interno i dipinti dei fratelli Natali e la cupola è opera di Galeotti, fortemente ispirata a quella del Correggio nel Duomo di Parma. La particolarità della struttura è che nel 1647 la disposizione interna fu ‘girata’, ponendo l’altare dove una volta vi era l’ingresso principale.

Superando il ponte di mezzo e imboccando via D’Azeglio non si può fare a meno di notare la maestosa Chiesa della Santissima Annunziata: sorta su un monastero dei frati minori francescani, è uno splendido esempio di arte pre-barocca.  La facciata ospita una decorazione raffigurante la Madonna ad opera di Barberini e sulle porte sono intagliati il giglio farnese e la corona ducale a cinque punte, simboli della casata.  Una delle sue particolarità è la pianta, un’ellissi con numerose cappelle laterali che danno un’impressione ottica di movimento alla struttura. Una curiosità: fu qui che i frati realizzarono il celebre profumo della violetta di Parma, su richiesta di Maria Luigia d’Austria. Proseguendo sotto i portici di via D’Azeglio, si trova l’Oratorio di S. Ilario. Fu fondato da Rodolfo Tanzi che nel 1741 ottenne il permesso dal Papa di unire tutti gli istituti di accoglienza della città in una struttura unica. Fu così che nacque l’Ospedale vecchio, al cui interno si trova tutt’ora l’Oratorio. Il santo, di origine francese, è il protettore della città di Parma. All’interno della struttura sono custodite una statua che lo raffigura e il monumento funebre a Rodolfo Tanzi. Appena più a sud, invece, si trova la Chiesa di S. Maria del Quartiere. Chiamata così in riferimento all’ex quartiere militare, oggi è una chiesa cattolica e ortodossa. Fu realizzata dall’architetto Aleotti (lo stesso che si occupò del Teatro Farnese)nel 1604: lo stile è barocco e la pianta è esagonale, ricoperta alla sommità dalla cupola affrescata da Bernabei.

GIUNTI AL TERMINE – La visita guidata all’Oltretorrente si conclude con la chiesa di Piazza Santa Croce e le torri dei Paolotti. La Chiesa di Santa Croce era la prima che i pellegrini incontravano una volta entrati in città seguendo la via Emilia. Nel tempo subì pesanti modifiche: furono eliminate due campate e tutta la struttura venne sopraelevata, tanto che all’interno è ancora possibile vedere il dislivello tra la vecchia e la nuova pavimentazione. All’interno venne aggiunta la cappella di S. Giuseppe, ora del Ss. Sacramento, ed è possibile ammirare i capitelli medievali originali risalenti al 1200. Vicenda altrettanto travagliata fu quella delle torri dei Paolotti e dell’intera facciata barocca, visibili da via D’Azeglio: nel 1625 i frati minimi, detti Paolotti, fecero costruire dedicata al fondatore dell’Ordine (San Francesco di Paola) e la facciata, le cui torri vennero completate nel 1689. Nel 1818, su decreto di Maria Luigia, il convento venne trasformato prima nell’Ospedale psichiatrico de’ Pazzerelli e infine in ospedale per bambini. La chiesa, invece, era ormai in rovina e venne abbattuta, ad eccezione della facciata con le due torri. Agli inizi del Novecento, quest’ultima venne restaurata grazie ad una massiccia campagna stampa, e dal 2014 è sede della Biblioteca di Lettere dell’Università di Parma.

di Eleonora Di Vincenzo

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