Progetto Nouvelles Flâneries: dieci targhe raccontano Parma

PASSEGGIANDO PER LA CITTÀ SI POSSONO OSSERVARE DELLE TARGHE INSTALLATE TRA LE VIE CITTADINE. LE LASTRE RIPORTANO BREVI FRASI SCRITTE DEGLI ARTISTI CHE NEI SECOLI SONO PASSATI PER LA PROVINCIA EMILIANA.

Baudelaire definiva il flâneur colui che percorre le strade cittadine con gli occhi curiosi di un viaggiatore. Colui che non si accontenta dei tradizionali percorsi turistici, ma cerca di immergersi nella città per scoprire un’arte diversa: quella che vediamo tutti i giorni, ma che non abbiamo il tempo di osservare. A Parma, in particolare, vi sono diverse targhe disseminate lungo strade e ponti che raccontano la città attraverso gli sguardi e le parole di Marcel Proust, Giovanni Guareschi, e altri grandi nomi.

UN PROGETTO D’ARTE CONTEMPORANEA – Riprendendo la terminologia baudelairiana, venerdì 21 giugno, in occasione dell’anteprima di Parma2020, l’Associazione Culturale Others ha organizzato il tour Nouvelles Flâneries: una ‘caccia al tesoro’ per la città, alla ricerca di dieci targhe narrative che nel maggio 2018 sono state collocate tra le vie cittadine. Sulle lastre sono state incise poche righe tratte dai racconti di artisti che hanno visitato Parma, lasciandone una memoria scritta. Il progetto nasce nel 2018 con l’installazione delle prime dieci lastre create da Ettore Favini. Vi sono incisi pezzi tratti dai romanzi, le opere e i diari di bordo di celebri viaggiatori che nei secoli sono passati per la città di Parma, dedicandole alcuni scritti. L’incontro, guidato dalla curatrice del progetto Valentina Rossi, si è articolato non come una semplice ‘passeggiata’ per la città. Come ha raccontato Valentina Rossi, il percorso non è pensato per essere ‘turistico’ e dunque facilmente accessibile, ma richiede un’attenzione particolare poiché alcune targhe non sono facili da individuare, né da leggere.

UNA FLÂNERIE PER PARMA – Il punto di ritrovo era Via della Salute 43, una strada pittoresca per le gradazioni accese delle sue case. Qui la prima targa è stata quella di Marcel Proust che, sebbene non sia mai stato nella provincia emiliana, scrisse della città dopo aver letto la Certosa di Parma di Stendhal. Valentina spiega come la scelta del numero 43 non sia casuale, ma risponda all’esigenza di creare una relazione fra narrazione e luogo. Il punto di incontro era infatti una casa color malva, lo stesso colore che Marcel Proust usa per descrivere Parma. Il percorso è proseguito in direzione Via Massimo d’Azeglio, precisamente al bar Tapas. Proprio lì, nascosta sotto il tendone del dehor, è stata installata la targa di Pierpaolo Pasolini. La citazione riporta alcune righe che lo scrittore dedica alla madre e alle felici origini parmigiane. 

Proseguendo la passeggiata, il gruppo di ‘flaneurs’ è arrivato alla targa di Giovanni Guareschi, collocata proprio sul finire di via Borgo Tanzi, non lontano dal torrente. È proprio questo l’oggetto del suo racconto che egli descrive come un muro “irreversibile” che separa Oltretorrente, ossia il popolo, dai grandi palazzi dei nobili. Poco distante, è collocata la targa di Antonio Fogazzaro: fra tutte, questa è forse la più conosciuta fra le dieci lastre perché situata sul Ponte di Mezzo, in un punto visibile. Lo stesso non si può però dire delle sue scritte, poco chiare da leggere, ma con intuibili riferimenti ai ponti parmigiani.

Superato Oltretorrente, la tappa successiva è quella di Carlo Goldoni, posta in una piccola via che ne riprende il nome. La scelta della sua collocazione è ricaduta su un palazzo che forse un tempo fu la locanda dove il commediografo soggiornò. “Che sarà mai dissi io? È venuta forse la fine del mondo?” recita la lastra, in riferimento alla Battaglia di San Pietro combattuta a Parma nel 1734. Quella battaglia costrinse Goldoni a lasciare la città per dirigersi a Piacenza, dove venne poi derubato. Dalla vicenda, Goldoni trasse ispirazione per l’opera La guerra. 

Proseguendo, la targa di Germaine Beaumont, Curzio Malaparte  e Mario Luzi. Sulla lastra a lei dedicata, la poetessa e giornalista francese descrive Parma non come una città da visitare, “ma dove si va a zonzo”. Poco lontano, su una parate color sabbia, è stata invece installata quella dello scrittore Malaparte, secondo cui a Parma è nato “quel sentimento affettuoso della vita”. Infine Luzi, che dedica alla città parole sul ‘rumore’ dell’accento parmigiano. La targa di Luzi è una delle più difficili da leggere: collocata piuttosto in alto su un palazzo giallo parma, alle spalle del Duomo.

In una piccola traversa di via Farini, si trova la targa di Leonardo Da Vinci, anch’essa posta sulla parete di una antica locanda, dove si pensa abbia soggiornato l’artista. Nella lastra, Leonardo racconta dei propri studi su conchiglie, coralli e sassi, studiati e osservati nella zona intorno al Baganza. Ultima ma non meno importante, accanto alla nota enoteca Tabarro si trova la targa di Thomas Gray, che già nel 1700 dava alla città una lettura gastronomica, definendola “The happy country where the huge cheeses grow” ( ‘la città felice dove crescono i grandi formaggi’ ).

L‘Associazione Culturale Others porterà avanti il progetto, sostenuto dalla Fondazione Cariparma e dal Comune di Parma, aggiungendo alle lastre già esistenti dieci nuove targhe a partire da settembre. In questo modo verrà ampliata la mappatura della città e arricchito il suo patrimonio artistico-culturale in vista di Parma2020.

di Martina Santi

1 Commento su Progetto Nouvelles Flâneries: dieci targhe raccontano Parma

  1. Barbara Copercini // 29 giugno 2019 a 9:57 // Rispondi

    essendo quello della Flanerie un tema a me molto caro, non posso che meravigliarmi di questo progetto che trovo assolutamente interessante ed affascinate… mi lascerò trasportare senza fretta e senza un programma definito per le vie cittadine della mia amata città alla scoperta delle targhe da vera Flaneuse ! Complimenti

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