Racing Team UniPr: l’innovazione è elettrica e corre su quattro ruote

IL GRUPPO DI STUDENTI CHE PROGETTA E COSTRUISCE AUTOMOBILI DA CORSA PER PASSIONE

La monoposto che vedete è interamente elettrica ed è stata realizzata dal Racing Team dell’Università di Parma: un gruppo di studenti che progetta e costruisce automobili da corsa partecipando alle gare di formula SAE, competizioni internazionali di design ingegneristico.

GLI INIZI E LA CRESCITA DEL TEAM “L’UniPR Racing Team nasce nel 2007 grazie ad un’idea di due professori, Agostino Gambarotta e Giorgio Toderi, che propongono il progetto a un gruppo di studenti di ingegneria, fin da subito molto interessati e volenterosi di aderire”, racconta Davide Lusignani, referente universitario del progetto. La squadra del Racing Team è formata da circa 40 persone, tutte come da regolamento iscritte all’Università di Parma. “L’ingresso è aperto a tutti – spiega il team manager Pietro Canuti – ma abbiamo un netto predominio di studenti che proviene da ingegneria. Facendo una stima, circa l’80%. Nella nostra squadra ci sono però anche studenti da altre facoltà, ad esempio ragazzi di economia che si occupano principalmente della parte di business”. A livello organizzativo il lavoro viene suddiviso poi in vari segmenti, 6 per la precisione: elettronica, software e controllo del veicolo, telaio, trasmissione, aerodinamica, sospensioni, ognuno dei quali è gestito da un caporeparto. Il lavoro di squadra è dunque fondamentale e il Team è sempre alla ricerca di nuove persone che possano partecipare, come spiega infatti il team leader Andrea Orezzi: “Nel prossimo periodo abbiamo in programma dei colloqui per far entrare nel team delle nuove leve. Ci sono arrivate già 32 candidature, tra cui alcuni aspiranti medici per il ruolo di pilota”. Durante i colloqui, gestiti proprio da Pietro e Andrea, si va alla ricerca di personalità cariche di passione, voglia di mettersi in gioco per il team e per il progetto, al di là della padronanza delle capacità tecniche, che sono sempre molto desiderabili, ma che sicuramente non bastano a sostenere i ritmi. Come spiega infatti Pietro Canuti: “Può capitare, in fasi delicate, che un pezzo non funzioni e si debba rimanere al box fino alle quattro o alle cinque di mattina. Se non hai passione per quella cosa non lo farai sicuramente“. Inoltre aggiunge Andrea: “A volte capita persino di dover dare la precedenza al team rispetto allo studio. Perché se ti viene assegnato un certo compito e non lo svolgi entro i tempi prestabiliti, il lavoro di 40 persone in due anni può andare in fumo per colpa tua”.

IL BRIVIDO DELLA GARA – Il duro lavoro del Team trova modo di essere valorizzato non solo all’interno dell’ambiente universitario, ma anche e soprattutto nel contesto delle gare di Formula SAE (Society of Automotive Engineers). La Formula SAE è una competizione universitaria internazionale di design ingegneristico, istituita per la prima volta negli Stati Uniti nel 1981 e presente dal 2005 anche in Italia. Essa vede ogni anno la partecipazione di studenti dalle facoltà di ingegneria di tutto il mondo che hanno in questo modo la possibilità di confrontarsi con ragazzi e ragazze provenienti da percorsi di studio analoghi. Ci sono vari eventi e varie categorie all’interno della formula Sae, come racconta Andrea: “Si può partecipare soltanto presentando un prototipo del progetto che verrà giudicato per il design, la cosiddetta Class 1; oppure ci sono prove dinamiche: Class 3 ad esempio, in cui scendiamo in pista con la macchina da noi creata. In questo caso le prove sono 4: acceleration ( partenza da fermo su 175 metri), Skip-pad (consiste in un circuito a forma di ‘8’ da percorrere mentre si viene cronometrati), autocross (un breve percorso da percorrere all’interno di un tracciato) ed infine endurance (22 km di gara a tempo in pista, senza però sorpassi)”. È importante però sottolineare come anche in questi casi non si tratti di vere e proprie corse in stile Formula 1, in quanto la competizione si basa soprattutto sulla progettazione di prototipi e sulla loro realizzazione pratica. Anche la sicurezza gioca un ruolo importante, prima dell’inizio delle prove dinamiche infatti vengono effettuate approfondite ispezioni tecniche che verificano le varie componenti della vettura. La maggior parte delle prescrizioni regolamentari riguardano in effetti proprio la sicurezza del pilota.

I PRIMI SUCCESSI – La prima partecipazione a un evento ufficiale avviene nel 2007 alla FSAE Italy sul circuito di Fiorano, nella categoria Class 3, dove il team riesce a posizionarsi  sul podio. È però dall’anno successivo, con la prima partecipazione a un evento completo in Class 1, che il Racing Team Unipr comincia il suo percorso di crescita, trasformando in poco tempo quello che era un piccolo gruppo di studenti in una realtà affermata a livello nazionale. Il risultato più elevato viene raggiunto nel 2017 con il primo posto ottenuto in una tappa dell’evento Formula Student Czech sul tracciato di Most. Dall’anno successivo si è deciso di intraprendere  una nuova avventura nella categoria Electric, come spiega il referente universitario Davide Lusignani: “I ragazzi mi hanno chiesto di diventare il loro faculty advisor e di trasferire il vecchio progetto, basato su un motore a combustione, in uno con motore elettrico al quale hanno lavorato negli ultimi due anni.” Nell’estate del 2018 è stato infatti presentato a Varano il progetto del prototipo elettrico che ha ottenuto il 2° posto nella gara di Design.

IL SALTO DI QUALITÀ: IL PASSAGGIO ALL’ELETTRICO  – Con la presentazione del suddetto prototipo la squadra di ingegneri compie una scelta difficile e da non sottovalutare. “Produrre automobili elettriche costa caro” afferma infatti il team leader Andrea Orezzi, e non solo da un punto di vista economico: le criticità legate a questo tipo di motore sono infatti numerose. Innanzitutto la componentistica peculiare del veicolo elettrico viene prodotta principalmente da aziende con sede in Cina o negli Stati Uniti e questo costringe gli studenti del team ad allontanarsi da alcune delle aziende di fornitori situate sul territorio di Parma o comunque in Italia, con le quali già in passato erano stati intrapresi rapporti di collaborazione. Inoltre la vettura elettrica finita raggiunge un peso molto maggiore rispetto alla precedente vettura a combustione, il che rende estremamente più difficile migliorarne le prestazioni dal punto di vista dinamico. La svolta elettrica del team potrebbe dunque sembrare azzardata: perché spendere tanta fatica e dedizione per un obbiettivo così difficile da raggiungere? “Siamo passati all’elettrico perché il mondo sta andando il quella direzione – continua Orezzi – Le aziende richiedono sempre più personale formato in questo campo e costruire una macchina elettrica ti dà competenze che puoi spendere nel mondo del lavoro con molta più facilità”. Da non sottovalutare anche la questione ambientale, di grande attualità nell’ultimo periodo. Una scelta difficile dettata però dalla voglia dei ragazzi, primi promotori di questa iniziativa, di fare un salto in quel futuro che diventa sempre più presente.

FAR PARTE DEL TEAM – Chiariti gli aspetti inerenti all’organizzazione del Team e alle competizioni, risulta naturale chiedersi come sia, a livello pratico, la vita all’interno del gruppo. “Il tempo occupato dalle attività del team è relativo, dipende dal tuo ruolo e da quanto decidi effettivamente di impegnartici: chiaramente se qualcuno entra nel team e decide di non far niente, facciamo presto a dirgli di stare a casa”, chiarisce il team leader Andrea, e continua: “Un comportamento del genere non sarebbe corretto nei confronti di chi si impegna al massimo, talvolta sacrificando i propri impegni personali ed universitari per la buona riuscita del progetto“. Non trovano dunque spazio la scarsa motivazione e la semplice voglia di aggiungere l’ennesima attività extracurriculare al proprio piano di studi, solo per ottenere qualche credito extra o per arricchire il proprio curriculum. Il lavoro dietro al risultato finale è infatti non indifferente. Numerosi gli impegni e le responsabilità, ma anche le soddisfazioni e le opportunità. “Per molte persone il team è stato un tramite per il mondo del lavoro – racconta Andrea – infatti interfacciandoti e facendo conoscenze in questo campo è poi probabile che un giorno si venga chiamati a lavorare per le aziende con cui si ha collaborato. Sono numerosi gli esempi di studenti che hanno fatto parte del team e che sono poi andati a lavorare per importanti case automobilistiche”.

Un tramite tra il proprio percorso di studi e il mondo del lavoro, dunque, ma anche un’opportunità unica per mettere in campo quelle conoscenze acquisite in un ambito che per molti dei ragazzi del Team è prima di tutto una passione: “La partecipazione a questo tipo di competizioni è un’esperienza estremamente positiva e stimolante, soprattutto per noi ingegneri perché abbiamo l’occasione di mettere in pratica ciò che studiamo. Inoltre, per chi come noi è appassionato di motori, è un sogno riuscire a realizzare una monoposto partendo da zero e competere con studenti provenienti da tutta Europa, anche per poter apprezzare il loro tipo di lavoro” concludono Andrea e Pietro.

 

Di Pierandrea Usai e Vincenzo Balenzio

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