La storia del Calcio in 50 ritratti: un libro di Paolo Condò

CONDÒ RACCONTA DI CALCIO, DI SPORT, DI DEDIZIONE ALLA MAGLIA, DI PASSIONI E STORIE CONDIVISE

Ronaldo il fenomeno

Se vi chiedessero di scegliere 50 figure calcistiche e di racchiuderle in un libro chi scegliereste?
Immaginate di dovere eleggere la vostra Top 50 tra i nomi di una lista che di ‘top’ ne conta almeno 300.

Martedì 15 Ottobre la libreria Feltrinelli di Via Farini a Parma ha ospitato la presentazione del libro La storia del Calcio in 50 ritratti, a cura di Paolo Condò, una delle firme più autorevoli della Gazzetta dello Sport e tra i volti più noti dei programmi sportivi di Sky. Ultimo di una serie di libri che racconta di calcio, di sport, di dedizione alla maglia, di passioni e storie condivise. 50 figure che per l’autore risultano rappresentative per il Calcio, e che in qualche modo hanno lasciato un’impronta marcata più di altri a questo magnifico sport. Alla domanda “come si fa a scegliere 50 figure precise tra l’olimpo dei più grandi?” Condò risponde dicendo che non è stata una scelta facile e lo fà descrivendo un simpatico aneddoto, spiegando che la lista era ben più ampia all’inizio del progetto: 130 circa.E ora? Ora 50 sembra il numero giusto, un piatto essenziale e raffinato, senza condimenti e ornamenti.

LA STRUTTURA DEL LIBRO – Un libro che non lascia niente al caso, a partire dalla copertina che viene raffigurata ‘a mo’ di Condò’ , un’espressione essenziale e sublime di calcio. Questa mostra Messi contro Ronaldo, l’eterno scontro del calcio moderno, ‘El diez’ Diego Armando Maradona, il più forte della storia da quando la palla rotola e poi un pizzico di patriottismo, ‘Divin Codino’ Roberto Baggio, il maggior esponente storico del Calcio Italiano. Un tema che per Condò è molto importante è il ricordo personale: descrivere il profilo di ogni personaggio con attraverso le proprie esperienze è per lui sinonimo di arricchimento, poiché riesce ad impreziosire storie già sentite e ascoltate, regalando una luce diversa in poche righe. Con aneddoti commoventi e divertenti Condò racconta di storie che hanno fatto la Storia. Herrera, Beckham e altri personaggi che in qualche modo hanno saputo farsi ricordare, sopratutto per l’innovazione che hanno offerto allo sport e non per forza per essere riconosciuti come i più forti. Insomma il buon gusto è l’ingrediente principale del libro.

Condò come IniestaIL PARAGONE DI CONDÒ – Alla domanda: “Se dovessi paragonare la tua carriera giornalistica e affiancarla a una di queste 50 figure?” Abbozzando un sorriso risponde di getto: “Beh semplice, Andres Iniesta”. La spiegazione data non è approssimata e riesce a descrivere al meglio questo personaggio. Chi conosce il calcio conosce Iniesta: il mago di Barcellona, riconosciuto e ricordato per  la sua intelligenza e per il suo altruismo verso i suoi compagni. Ed è proprio l’altruismo l’oggetto di paragone in questo caso. Condò infatti si descrive come una persona generosa e altruista, proprio come l’ex numero 8 del Barcellona. Insomma Condò si descrive sagace ma con i piedi per terra, anche ora che rappresenta l’Italia per la votazione del premio dell’anno al Pallone d’oro – il premio calcistico istituito nel 1956 dalla rivista sportiva francese ‘France Football’ e assegnato annualmente al giocatore che più si è distinto nell’anno solare del panorama mondiale. Anche ora che Condò potrebbe dire di essere ‘arrivato’ decide di non farlo notare, vuole distaccarsi dai meriti, se non quello di sentirsi l’Andres Iniesta delle parole.

“IL CALCIO DEVE ESSERE DI TUTTI”  Il noto giornalista ha anche raccontato della sua sulla lotta al razzismo negli stadi e sulla presunta finale di Champion’s League di Istanbul, non più certa a causa della crisi in corso. “Nel 2019 fischiare per razzismo è una cosa oscena, bisognerebbe adattare qualche politica di ricorso immediata all’interno degli stadi, perché il calcio deve essere di tutti”. Ed è proprio perché il calcio deve continuare ad essere uno sport, senza frontiere e barriere, che non si può e deve mischiare con la politica. Perché uno stadio deve essere teatro di armonia e unione, non una fossa di gladiatori. Inoltre, in merito al saluto militare dei giocatori Turchi nel match contro la Francia, Condò conclude dicendo che si dovrebbe sanzionare la Turchia come paese e non i singoli giocatori, perché non si può chiedere ad un uomo di essere un eroe.

di Alessandro Nolé

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