Le 3 Esse

Un giornalismo che vive di scandali

Questa pausa natalizia di Parmateneo (che mi rattrista) mi sta facendo riflettere sul cammino fatto fin d’ora. Lavorare in gruppo non è sempre facile: siamo tutti diversi, ognuno con i suoi mille impegni che deve conciliare con i mille impegni dei colleghi e ognuno con la sua personalità, c’è quella che prevale e quella che invece sta in silenzio. In ogni caso, i numeri che sono usciti in questi mesi hanno sempre trattato di argomenti interessanti, senza cadere nel banale e nello scandalistico: leggere (e scrivere) Parmateneo è piacevole. Probabilmente, continuando a leggere il post, penserete che il motivo per cui Parmateneo è strutturato in questo modo è la sua natura di settimanale e non di quotidiano. In parte posso darvi ragione, in parte posso tentare di spiegarvi che invece quella di concentrarci su notizie che nei normali quotidiani non si leggono è anche una scelta. Il primo motivo è che siamo un giornale universitario – per la città, certo, ma dobbiamo pur sempre tenere il focus sul nostro ambiente -; il secondo potrebbe essere che ci sono notizie che sono sentite e risentite in tutte le salse, su tutti i canali e con tutti i mezzi di comunicazione, e che riproporle potrebbe diventare “pesante” per il lettore.

Ma ciò che volevo dirvi non è questo (anche se la premessa è utile). In questi giorni mi sono accorta – anzi ho avuto conferma – di come i media di oggi vivano sulle 3S. Non è una sigla misteriosa: è la prima cosa (e forse per un giornalismo diverso, dovrebbe essere l’ultima) che ti insegnano in un corso di Giornalismo. Il giornalismo si alimenta di tre notizie: Sangue, Sesso e Soldi. Chi ascolta un telegiornale, se ne rende conto.

sangueIl Sangue. La cosa che in questa settimana mi ha lasciato più basita del solito e con l’istinto di spegnere una volta per tutte il Tg, è stata l’intervista alla sorella di Veronica Panarello, mamma del piccolo Loris e indagata per il suo omicidio. Ma come si può andare a intervistare la sorella di una che potrebbe aver ammazzato un bambino di otto anni? E ancor più come può una sorella, rispondere a certe domande in televisione nel momento in cui tua sorella è in galera accusata di omicidio? Come si fa?!? Un minimo di rispetto. Un minimo di doveroso silenzio per un bambino che è stato ammazzato – forse – dalla madre. Invece che pensare a questo si pensa ad avere lo scoop dell’intervista da un lato e ad apparire in televisione dall’altro. Che bisogno c’è? Davvero, vorrei che qualcuno me lo spiegasse. E che la risposta non sia “Fa parte del mestiere” perché credo che ad un certo punto il mestiere si debba fermare, davanti al dolore e alla tragedia. Non sopporto le centinaia di trasmissioni televisive (Quarto Grado, Quinta Colonna, Chi l’ha visto, La Vita in Diretta, Pomeriggio Cinque……) che speculano su fatti di questo genere. Lasciatela stare questa gente: la notizia sta nel fatto che è stato ucciso un bambino e che forse è stata sua madre; tutto il resto che ci gira attorno, lasciatelo fare ai magistrati che sanno fare il loro mestiere. Una volta risolto il caso, la notizia sta nel dire chi è stato e quanta galera si farà; non nell’intervistare i vicini di casa che – sempre – ci dicono che era una brava persona e che non ha mai dato segni di squilibrio. Al giornalismo il plastico della villetta di Cogne e le varie ipotesi delle criminologhe, a cosa sono serviti?

I Soldi. Mafia Capitale l’ultima saga. Ormai la politica non esiste più: si parla di politica per dire che i parlamentari hanno stipendi milionari, che le tasse vengono aumentate e che i politici rubano. Perché ormai l’unica cosa che fanno è quella. Ecco allora che il soldo fa notizia e prevale su quella che invece dovrebbe essere la politica sana, quella delle riforme, quella dei tagli agli stipendi milionari dei politici, quella che – in poche parole – interesserebbe al Paese e ai cittadini. Inchieste di due o tre pagine, a volte anche interi libri, su come i politici hanno rubato e speculato sui soldi dello Stato. Di problemi gli italiani ne hanno già abbastanza, secondo me quando un cittadino apre il giornale – che oltre all’informazione può essere anche un momento di lettura rilassante – e scopre le ennesime truffe, si arrabbia. Dire che si arrabbia è poco, avrei voluto rendere meglio l’idea… Basta, non se ne può più. Fateci leggere una bella inchiesta, con delle interviste di persone soldicompetenti: una cosa che sia scorrevole e che alla fine invece che gettare il giornale sul tavolo, ci faccia dire a chi incontriamo “Hai letto quell’articolo?” e – se ci risponde di no – “Leggilo, perché merita”. Ecco è questo il giornalismo che vorrei. E’ essere letti perché si merita, perché l’articolo da informazioni interessanti, e non essere assetati di scandali. Inizialmente, forse ai tempi dello scandalo di Tangentopoli, la S di Soldi funzionava ma adesso…adesso basta.

Il Sesso. Oh, questo arriva proprio dappertutto. Anche in Vaticano. E quando arriva la notizia del prete coinvolto in scandali di questo genere, i commenti della gente sono sempre gli stessi: “Ecco, lo sapevo…questi  presti” oppure “Nemmeno della Chiesa ci si può più fidare” oppure “Tutti uguali..”. Ora se i commenti sono sempre gli stessi, vuol dire che la gente non si stupisce più. E se la gente non si stupisce, ma nella lettura del giornale passa oltre, allora non fa notizia. Poi, oltre a questo, ci sono i casi sempre più frequenti di violenza sessuale – che sono quasi all’ordine del giorno – e di pedofilia. E infine, anche qui, ci sono i politici: qui chi più ne ha più ne metta. E’ fin inutile spiegare le varie vicende o fare qualche esempio, tanto li sapete tutti.

Siamo bombardati da queste cose. A volte ho l’impressione che la gente del giornale legga solo i titoli e passi avanti: ci sono sempre le solite cose, cambiano i personaggi (e nemmeno sempre) ma non la storia. “Cosa è successo oggi?” Risposta: “Un omicidio – suicidio, hanno arrestato un assessore per corruzione e scoperto che il presidente della regione andava in un locale per trans”. Oh là, adesso mi sento meglio.

Ecco perché mi piace Parmateneo, perché fa un giornalismo diverso. Perché è lontano da tutte queste cose, di cui ormai siamo stanchi. Perché da informazioni. Perché fa conoscere realtà nuove. Perché, leggendolo, ci si rilassa. Perché una volta letto il titolo, si legge anche il resto. Perché nessuno può dire che scriviamo sempre le solite cose. Gli altri perché, cercateli voi: leggetelo.

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