Japan Airlines: arrivano le prenotazioni lontano dai bebè

BAMBINI A BORDO? SÌ, MA NON PER FORZA VICINI A VOI. LA COMPAGNIA AEREA GIAPPONESE LANCIA LA SVOLTA. MA PERCHE' QUESTA INSOFFERENZA VERSO I PIU' PICCOLI?

“Una vita in vacanza” il sogno, nemmeno tanto proibito, di tutti. Lo ha cantato ‘Lo Stato Sociale’ a Sanremo 2018, ma forse non aveva tenuto conto di un piccolo dettaglio. Prenotazioni, file interminabili, chiasso, pianti e viaggi in aereo – a volte – davvero da incubo. Forse una svolta epocale è vicina: e se il 2019 rappresentasse una data da ricordare per i viaggiatori di tutto il mondo

Ebbene sì, dall’Asia sta arrivando una rivoluzione che potrebbe rendere felici molte persone. La Japan Airlines – compagnia di bandiera giapponese – ha introdotto la possibilità di prenotare il proprio posto a sedere lontano dai bambini. Basta capricci isterici, urla e avanti-indietro fastidiosi. D’ora in poi viaggiare in santa pace non sarà più un miraggio.

BAMBINI? NO, GRAZIE – Per ora il sistema della compagnia aerea segnalerà la presenza di passeggeri con bambini fino ai 2 anni, ma in futuro l’età potrebbe essere alzata. Come funziona? Sul sito della Japan Airlines, al momento della prenotazione, comparirà la mappa dell’aereo con i posti a sedere. Più o meno come quando si prenota un biglietto allo stadio o a teatro. Ma qui sta l’innovazione: al fianco del posto verde (libero) e del posto con la croce (già prenotato) ecco comparire il posto con la faccina di un bebè.

UNA SCELTA CHE FA DISCUTERE – Ma se milioni di passeggeri di tutto il mondo hanno accolto la notizia con un sorriso a 32 denti, c’è chi invece ha storto leggermente il naso. Al motto “viva la tolleranza” molti utenti social hanno invitato le presone ad armarsi di cuffiette o tappi per le orecchie uniti ad una buona dose di buon senso e pazienza. Perché d’altronde non sono solamente i bebè ad infastidire: molto spesso sono insopportabili anche gli adulti stessi con richieste e comportamenti poco educati.

Ma attenzione: questa novità non assicura al 100% di non avere al proprio fianco un  ‘piccolo pargolo’. Innanzi tutto il sistema giapponese copre solo la fascia 0-2 anni – quelle successive non sono incluse per ora – e potrebbero poi verificarsi cambiamenti last-minute fino al momento dell’imbarco. Senza scordare che sei i viaggiatori prenotassero il loro biglietto tramite canali ‘non ufficiali’ – come agenzie di viaggio o motori di ricerca generici –  la presenza di eventuali bambini a bordo potrebbe non essere segnalata.

Un vero e proprio servizio di ‘baby checking’ al quale l’azienda tiene particolarmente e che difende dalle voci di discriminazione verso coloro che viaggiano con i bimbi: “Non si tratta assolutamente di una discriminante per chi viaggia con i bambini – si legge dalle parole riportate dal sito siviaggia.it – piuttosto, è un’ulteriore possibilità di scelta che si dà ai viaggiatori”. Per ora i genitori non hanno attuato nessuna protesta o rivolta verso la decisione presa dal compagnia, anche perché probabilmente a loro cambia ben poco.

CASO ISOLATO? MACCHÈ! – Se qualcuno è rimasto sorpreso dalla politica adottata dalla Japan Airlines, sappia che non è l’unico caso al mondo. Il cosiddetto turismo child free’ spopola ormai da anni in Europa e all’estero e nell’ultimo anno ha visto un notevole incremento persino nella nostro Paese. Analizzando i dati delle ricerche effettuate dall’Università Popolare delle Discipline Analogiche (UPDA) – come riportato da itinerarieluoghi.it – emerge come solo nella penisola italiana siano presenti 52 strutture che adottano una politica rivolta solamente agli adulti: “Ne abbiamo osservate ben 420 in Europa, 218 nelle Americhe, 69 perfino in Africa, 61 in Asia e 32 in Oceania”, affermano gli analisti dell’UPDA.

L’Italia dunque conta il 6,5% delle strutture ‘child free’ dell’intero pianeta – una percentuale di non poca importanza – che fa capire verso quale meta si sta indirizzando il mercato del turismo. Un esempio può essere il Corte Rosada Resort&SPA, la prima struttura ‘Adults Only’ situata ad Alghero. “Ideale per chi ama rilassarsi e trascorrere le vacanze in compagnia di amici o del proprio partner” si legge sulla home.

Il primo caso nel Bel Paese risale al 2007 quando il ristorante-pasticceria Sirani ha preso una decisone: “Dopo le 21 i bambini non sono graditi”. La polemica non è scoppiata immediatamente, ma solo dopo alcuni anni. Lo chef e proprietario Nerio Beghi, in un intervista di alcuni anni fa rilasciata a dissapore.com, ha dichiarato: “Per noi e per i nostri clienti abituali è la normalità. Siamo un locale multifunzionale, ospitiamo le famiglie dalle otto di mattina alle nove di sera, non mi sembra poco”. Il divieto non è assoluto, ma solo regolamentato da una fascia oraria: “Abbiamo il doppio turno, uno dalle 19.30 alle 21 – riservata prevalentemente alle famiglie con bambini – e uno dalle 21 in poi. Voglio che le persone si godano un ambiente tranquillo e rilassato”.

LEGALISSIMO? NON PROPRIO –  Divieti, fasce orarie personalizzate, bambini da lasciare a casa. È tutto regolare? Stando all’Art. 187 del regolamento T.U.L.P.S. (R.D. 6.5.1940. N. 635) non sembrerebbe così: “Salvo quanto dispongono gli articoli 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”. In sostanza nessun ristoratore o albergatore può vietare la presenza di bambini o proporre servizi solamente per una clientela adulta. Lo spiega Roberta Stella – del sito giuridico studioCataldi.it – a donnamoderna.com: “Purtroppo l’articolo non specifica e non elenca quali siano i legittimi motivi. L’assenza di una giurisprudenza in merito lascia molto, o meglio troppo, spazio a diverse letture complicando un’interpretazione unitaria”. La violazione del TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) potrebbe portare non pochi grattacapi agli esercenti di un pubblico esercizio: “Per chiunque si rifiuti di effettuare una prestazione, se non ha una giustificazione condivisibile la sanzione amministrativa prevista va da 516 a 3098 euro” precisa Roberta Stella.

Come mai dunque, nonostante la legge non lo permetta, i locali ‘child free’ sono in costante aumento? Forse perché gli albergatori ritengono di trovarsi nel giusto, di non infrangere nessun regolamento e di avere la clientela dalla propria parte: “La normativa italiana dice che non è legale? Non ci risulta. Nessuno è mai venuto a dirci che non va bene, non abbiamo ricevuto alcuna lamentela, né multe” sentenzia un esercente alla giornalista di DonnaModerna.

È LA SCELTA CORRETTA? – Sempre più locali, hotel e ristoranti esclusivi per gli adulti come se i bambini fossero diventati un peso. Sarà così? Sicuramente non sono della stessa idea gli psicologi, che ritengono i viaggi in famiglia un momento unico durante il quale creare e condividere momenti in grado di far crescere non solo i bimbi, ma pure gli adulti. Ne è fermamente convinto lo psicologo Stefano Benemeglio – come riportato da tviweb.it – che sostiene: “È un’occasione unica per esporsi all’insolito ed è così un momento pedagogico anche per gli adulti, nel senso che prepara a prendere decisioni e ad affrontare le sfide che la vita ci pone davanti”. Senza dimenticare: “La vacanza in famiglia è un momento formativo fondamentale. Nelle vacanze insieme ai bambini si creano memorie indelebili e si esce dal guscio in cui ogni giorno ci rifugiamo”.

A lui si aggiunge Samuela Stano – presidente di UPDA – che chiarisce: “Per i figli il viaggio è un momento educativo e di formazione fondamentale mentre per gli adulti è l’occasione per riflettere, acquisire nuove competenze ed approfondire le relazioni”.

Quindi qual è il problema? Non siamo più abituati? Forse in un Paese come l’Italia, dove la popolazione 65+ anni – dati ISTAT elaborati da tuttitalia.it – tocca i 13.783.580 milioni contro i 7.962.215 della fascia tra 0-14 anni, non si è più avvezzi ad avere contatti con i bambini. Che sia davvero questa la spiegazione di un fastidio così elevato e di così poca tolleranza verso i vagiti? Improbabile, ma non impossibile.

di Riccardo Cisilino

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