Diffamazione virtuale: il “caso Ferragnez” lascia perplessi

LA PROCURA DI ROMA ARCHIVIA LA DENUNCIA PER DIFFAMAZIONE. UNA SAGGIA DECISIONE O UN VIA LIBERA PER TUTTI GLI HATERS?

Oggi quasi tutti hanno un profilo su uno dei tanti social che fanno parte ormai della quotidianità delle persone. Ognuno può pubblicare una foto o un video, condividere un post, mettere mi piace o scrivere un commento. Ma si può dire che in tutte queste attività ci sia completa libertà di espressione senza temere di ledere la dignità e la reputazione altrui? Fedez risponderebbe a grande voce “No!”Lui stesso è stato insultato con un tweet circa un anno fa.

L’autrice del post è la concorrente del Grande Fratello 2009 Daniela Martani, la quale ha accusato il rapper milanese e la moglie Chiara Ferragni, nota fashion blogger, di essere degli “Idioti palloni gonfiati” dopo l’evento in cui si festeggiava il compleanno di lui in un supermercato. Durante la festa in un Carrefour di Milano, infatti, il festeggiato e tutti gli invitati avevano pensato bene di mettersi a ballare con le banane, lanciare in aria panettoni, fare corse nei carrelli. Tutte azioni che hanno suscitato molte polemiche, portando ad accusare la coppia di fare un uso non idoneo del cibo e causarne uno spreco esagerato.

Daniela Martani, per queste gentili parole, si è beccata una bella denuncia per diffamazione da parte di Fedez. La questione però non ha avuto conseguenze gravi per l’ex gieffina, visto che la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del caso. Il pm ha giustificato la decisione scrivendo che i social network  “Godono di una scarsa considerazione e credibilità, quindi non idonei a ledere la reputazione altrui”. La notizia ha lasciato spiazzati sia i Ferragnez che i legali della coppia, i quali hanno ricordato alcune sentenze della Corte di Cassazione di indirizzo opposto. In particolare la n.50/2017 secondo cui “La diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso di una bacheca Facebook integra un’ipotesi di diffamazione aggravata ai sensi dell’art. 595 terzo comma del codice penale, poiché trattasi di condotta potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di persone…”.

La posizione della Cassazione sembra molto chiara: quando si esprime un pensiero su un social network bisogna stare attenti a ciò che si dice, esattamente come se ci si trovasse davanti a una persona reale. La libertà di manifestazione del pensiero è costituzionalmente protetta nel nostro ordinamento all’art. 21 della Costituzione, ma bisogna farne un uso corretto. A nessuno è permesso offendere e denigrare la reputazione e l’onore di una qualsiasi persona. Tantomeno se ci si esprime su un social, anzi: le parole arrivano comunque e con esse anche la cattiveria e l’odio della gente, spesso in maniera amplificata per la vittima.

È risaputo che sui vari social network si possono creare dei gruppi in cui si scambiano opinioni e pensieri su ciò che si vuole, ma la giurisprudenza ha evidenziato che occorre comunque prestare attenzione alle frasi che vi si scrivono. Se, infatti, un messaggio che offende l’altrui reputazione viene comunicato anche a sole due persone, ugualmente si tratterà di reato di diffamazione. Non è rilevante, quindi, che il gruppo sia particolarmente numeroso o meno, in quanto l’art.595 c.p.  fa riferimento solo alla comunicazione con “più” persone, senza specificare, in concreto, quante debbano essere. Il fatto che il gruppo sia chiuso non vuol dire che sia un ambiente riservato e quindi che non si possa integrare il reato di diffamazione. Quanto detto dalla Cassazione potrebbe quindi rendere ancor più grave il fatto in questione: l’insulto della Martani, infatti, è stato pubblicato su Twitter – decisamente non un ‘gruppo chiuso’ – e questo ha permesso il diffondersi incontrollato dell’insulto. 

Il Pm che ha proceduto all’archiviazione della denuncia, però, non ha ritenuto che il fatto in questione fosse suscettibile di una grave violazione di quella famosa reputazione che è comunemente conosciuta come il credito sociale: la considerazione, insomma, di cui gode un soggetto nella società in cui vive. Il diritto alla reputazione è un vero e proprio diritto soggettivo, la cui lesione comporta un risarcimento del danno (ex art.2043 cod.civile) e una tutela anche penale (reato di diffamazione, art.595 cod. penale). Questa pesante critica non sarà la prima che la coppia più famosa d’Italia ha ricevuto e non sarà nemmeno l’ultima. Allora cosa avrà fatto inalberare tanto il rapper questa volta? Forse nulla, magari aveva soltanto voglia di essere un po’ più al centro dell’attenzione. Si sa che a volte la fama ha davvero un gran appetito…

Rimane il fatto che l’affermazione fatta dal Pm lascia perplessi: che i social godano di una “scarsa considerazione e credibilità” non è una opinione che potrebbe essere condivisa da tutti. Soprattutto i giovani, che sono la categoria che li usa per la maggior parte del tempo, la smentirebbero. Sui social si viene a conoscenza di molte notizie di cronaca, avvisi, novità, annunci su eventi o concerti. Anche gli stessi politici usano i social per dare comunicazioni sui loro programmi o, addirittura, lanciare frecciatine verso altri colleghi. Gruppi terroristici hanno usato i social per pubblicare i video-anteprime delle sparatorie che da lì a pochi minuti avrebbero causato stragi. Insomma, che si voglia o no, si può dire che questi social network ormai ritraggono la società di oggi: nella parte migliore ma anche peggiore di noi. Che questo sia un fatto positivo o negativo è una questione soggettiva. Non sembra corretto, quindi, dire che i social godono di scarsa credibilità e attenzione: tutti ritengono affidabile quello che viene scritto e visto online. Anzi, talvolta per cercare un’informazione si consulta prima una pagina social anzichè un giornale.

Certo si potrebbe pensare che Fedez se la sia cercata. Sicuramente lui non ha dato un bello spettacolo festeggiando in quel modo il suo compleanno in un supermercato. In ogni caso, dopo la notizia dell’archiviazione della denuncia, i Ferragnez hanno fatto sapere che adesso: “C’è il rischio di trasformare i social in una vera e propria zona franca in cui tutto è concesso”. Si tratta della doppia faccia della medaglia: sui social tutto è possibile e nulla vietato. Chiunque può postare e pubblicare contenuti, dai più squallidi ai più acculturati e chiunque può rispondere con insulti – anche pesanti – o apprezzamenti. I Ferragnez sono tuttavia una coppia spesso al centro del gossip e molto famosa, e a maggior ragione dovrebbero stare attenti alle cose che pubblicano sui loro social. A causa delle molteplici polemiche, i due sono stati costretti a scusarsi pubblicamente: pare che tutto il cibo usato sia stato devoluto in beneficenza. Solo una scusa di circostanza? Chi lo sa..

Pensare alle conseguenze prima di agire sembra davvero avanguardistico, a quanto pare. In questo caso sia per la coppia più famosa d’Italia, sia per i loro haters. La famosa frase “Per ogni azione c’è una reazione uguale e contraria” sembra un concetto così semplice. Ma evidentemente non per tutti.

 

di Maria Caterina D’Urso

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