Modern love: storie vere, dalle strade di New York alla tv

L'AMORE (NON BANALE) E LE SUE SFACCETTATURE IN OTTO 'GUARDABILISSIME' PILLOLE

“The love we had in our past -unfinished, untested, lost love – seems so easy, so childish to those of us who choose to settle down. But actually, it is the purest, most concentrated stuff.” – cita l’episodio Quando cupido è una giornalista indiscreta.

Il 18 ottobre 2019 è uscita su Amazon Prime Video Modern Love, una serie tv che è andata subito a far parte dei ‘gioiellini’ della piattaforma troppo spesso messa in secondo piano rispetto alla grande Netflix. L’opera, tratta da una rubrica del New York Times, racconta di vere relazioni ambientate nella grande mela, e vuole celebrare appunto l’amore del ventunesimo secolo in tutte le sue forme.

E si sa, le storie d’amore hanno sempre avuto successo in qualsiasi prodotto o in qualsiasi forma d’arte, tanto che ormai lo ritroviamo in ogni film o serie o libro anche solo come sottofondo. La scelta di fare una serie tv basata esclusivamente su questo poteva sì attirare l’attenzione nell’immediato, ma presentava anche un grosso rischio di banalità e di cose viste e ri-viste. Invece questa serie si presenta come un dramedy sentimentale che fa commuovere ma anche ridere e riflettere, è servita in ‘pillole‘ – ciascuno degli otto episodi dura circa 30 minuti, e non ci dà certo il tempo di annoiarci – ma soprattutto ha un carattere antologico ovvero tratta di diversi aspetti o tipi d’amore in ciascun episodio. Complice di questo successo è anche l’ambientazione a New York che, spesso sfondo a tante storie delle più svariate e incredibili, si dimostra così il luogo ideale dove ogni relazione – seppur tradizionale e, all’apparenza, stereotipata – può svilupparsi al meglio. A NY tutto è possibile.

Insomma il New York Times ha dimostrato di saperci fare ben oltre il giornalismo, e di aver creato con le sue storie accuratamente raccontate nella sua rubrica un prodotto di qualità che la maggior parte della critica ha riconosciuto come tale. Ciò grazie ad una varietà di sceneggiatori e registi – in particolare i due creatori, John Carney e Sharon Horgan – che evitano la storia d’amore ‘preconfezionata’ optando per un stile semplice, efficace e realistico.

Nel primo episodio, intitolato Quando il portiere è il tuo migliore amico, Maggie (Cristin Milioti, How i met your mother) è una ragazza che vive in un bel palazzo con portiere. L’uomo diventa a tutti gli effetti una figura paterna, prendendosi cura di lei e, più di tutto, selezionando gli uomini che le ronzano attorno. Il rapporto che si crea tra i due è tenero: un’ingenua ragazza che si confronta con il burbero Guzmin (Laurentiu Possa), suo pilastro in una metropoli come New York.

Il secondo episodio, Quando Cupido è una giornalista indiscreta, si apre con l’intervista a Joshua (Dev Patel, The millionaire), creatore di una rivoluzionaria app di incontri. La giornalista Julie, però, (Catherine Keener, Truman Capote- a sangue freddo) vuole scoprire se lui è mai stato innamorato. Presto i due diventano confidenti e Julie si ritrova presto a pensare al suo amore perduto: Michael (Andy Garcia). Quella del secondo episodio è una storia fatta di occasioni perse e decisioni sbagliate, ma rappresenta, forse, il racconto più classico in senso stretto dell’intera stagione ed è probabilmente l’episodio meglio riuscito.

modern love serie tvIl terzo episodio ha come protagonista Anne Hathaway – il quale curriculum non ha certo bisogno di presentazioni – e si intitola Prendimi come sono, chiunque io sia. Lei è Lexi, una donna esuberante che, mentre è intenta a comprare pesche al supermercato incontra Jeff (Gary Carr, Law and order e Downton Abbey), il prototipo dell’uomo perfetto. Segue un episodio nel quale Sarah (Tina Fey, Mean Girls) e Dennis (John Slattery, Il caso spotlight e The Avengers) sono una coppia sposata da parecchi anni che è quasi decisa a divorziare. L’episodio è sincero e ben scritto, fa riflettere sui compromessi e sull’evoluzione dell’amore mantenendosi distaccato e permettendo ai suoi due protagonisti di capire davvero cosa vogliano dalla vita e l’uno dall’altra. Il quinto è invece un episodio inaspettatamente dolce e comico, che lascia con la voglia di sapere se Yasmine (Sofia Boutella, Atomica Bionda) e Rob (John Gallagher Jr.) avranno un futuro dopo quella pazza nottata.

L’episodio forse più debole della stagione è il sesto, girato da Emmy Rossum (Shameless).  Protagonisti sono Maddy (Julia Garner, Ozark) e Peter (Shea Whigham). Lei è una ragazza che nutre delle fantasie paterne nei confronti del suo capo; in lui riversa tutte le sue lacune affettive, ma sorgeranno delle incomprensioni sul rapporto che stanno mandando avanti. Un ottimo potenziale, ma poco sfruttato. Si parla anche di amore omosessuale, tra Tobin (Andrew Scott) e Andy (Brandon Kyle Goodman), coppia che desidera avere un figlio.

Difficile non commuoversi nell’ultimo episodio, quello che più di tutti sfiora lo smielato. La corsa diventa più dolce vicino all’ultimo giro racconta la storia di un “amore anziano”, quello tra Margot (Jane Alexander) e Kenji (James Saito), uniti dalla passione per la corsa e da un affetto nuovo e profondo l’uno per l’altra. Dopo una storia d’amore perfetta Kenji muore e Margot rimane indietro, stringendo a sé con malinconia i giorni che furono. L’episodio tira anche le fila delle storie raccontate precedentemente dando una chiusura o raccontandoci come erano iniziate nell’intamontabile ambientazione newyorkese.

Insomma, Amazon Prime Video ancora una volta sorprende con contenuti di valore che non hanno niente da invidiare a Netflix, e non solo per i nomi notevoli del cast e della produzione. Le tante storie raccontate, con i più diversi protagonisti, toccano temi diversi, attuali e rappresentano diverse sfaccettature dei rapporti affettuosi: questo rende la serie adatta ad un pubblico variegato e di età differenti. Nonostante il tema trattato, l’amore, sia molto suscettibile al clichè, la serie non risulta mai banale, anzi, le storie selezionate sono in grado di far riflettere sui dettagli, le particolarità e la profondità delle cose che viviamo quotidianamente. Anche gli aspetti più importanti e delicati – quali ad esempio il bipolarismo – sono trattati con riguardo, mai in modo superficiale o invasivo. Il filo conduttore dell’opera è sempre però il dialogo che, in tutte le storie, si rivela sorprendentemente lo strumento più efficace per risolvere una situazione problematica.

Freccia a favore della serie anche per quanto riguarda la sigla iniziale, che presenta un excursus storico con foto reali di coppie a New York, non solo famose e ‘da copertina’ ma anche tenere, naturali e imperfette, così com’è la vita vera.

L’unico difetto forse deriva dalla forma in ‘bites’ della serie. Essendo, infatti, otto episodi antologici da 30 minuti l’uno, in certi episodi il tempo limitato non favorisce un’ottima caratterizzazione del personaggio che porta il pubblico a non comprenderlo bene e a non immedesimarsi. Tuttavia è proprio questa forma di episodio breve che rende la serie così godibile e così fruibile per il classico binge watching del weekend. Inoltre la forma antologica e la sua inestimabile fonte fanno in modo che la serie abbia uno sviluppo potenzialmente infinito e che questo possa apparire sempre nuovo ai nostri occhi, creando altri bellissimi saggi sulla intera e complicata vita relazionale del genere umano, senza creare l’effetto della ‘minestra riscaldata’. Certo, se sarà infinita oppure no, è difficile da dire, ma sembra che la produzione e il New York Times stiano guardando di nuovo agli archivi e che una seconda stagiona sarà, quasi sicuramente, presto realtà.

 

di Laura Storchi

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*